Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 3/7/2013, 3 luglio 2013
ELKANN, CUOR DI AGNELLI STREGATO DAL CORRIERE
Gli appassionati del risiko degli (ex) poteri forti all’italiana si dividono in due categorie. La prima giudica ironicamente il blitz di John Philip Jacob Elkann, detto Yaki, sul Corriere della Sera. Attribuiscono l’impegno finanziario su un business maturo a mero puntiglio dinastico, l’agognata riconquista del Sacro Graal del capitalismo italiano, preannunciata negli anni scorsi dai ripetuti scontri con il direttore Ferruccio de Bortoli per il trattamento giudicato ostile che il giornale riservava alla Fiat. Da 40 anni la famiglia Agnelli comanda sul Corriere, e Diego Della Valle stava per sfilarglielo. A fine 2002 Gianni Agnelli, sentendo la fine vicina, raccomandò al presidente di Banca Intesa, Giovanni Bazoli, il futuro di via Solferino. Adesso che Bazoli è in declino, Yaki subentra. Come se il 37enne nipote dell’avvocato Agnelli – immaginano gli ironici – avesse compulsato i rovinosi bilanci della Rcs sul lettino di uno psicanalista che lo interrogava paziente: “E dimmi, Jaki, che cosa pensi che avrebbe fatto tuo nonno?”. La telefonata al presidente Napolitano, per informarlo sul colpo piazzato anche per “senso del dovere”, conferma la valenza simbolica della vicenda.
La seconda categoria rifiuta la leggenda freudiana del giovane schiacciato dalla precoce responsabilità di perpetuare l’impero di famiglia. Elkann ha dimostrato di saper fare molto bene gli interessi suoi e della famiglia, notano gli estimatori. La finanziaria Exor, negli ultimi anni, è stata una macchina da soldi. Affidata a Sergio Marchionne la gestione della principale controllata (la Fiat), Elkann ha proseguito la strategia degli investimenti diversificati inaugurata da Umberto Agnelli. In questo modo all’accomandita Giovanni Agnelli, che custodisce il controllo di Exor e i delicati equilibri della ramificata famiglia, vengono garantiti ogni anno dividendi attorno ai 40 milioni di euro, sostegno per il tenore di vita di decine di parenti. La mossa sul Corriere della Sera è dunque oculata o istintiva? Vediamo i dati. La Rcs Mediagroup, che oltre al Corriere contiene numerosi periodici e il vasto ramo dei libri, vale in Borsa circa 200 milioni di euro. Dopo l’aumento di capitale da 400 milioni, in sottoscrizione fino a venerdì, varrà, si spera, 600 milioni. La Fiat ha speso circa 90 milioni per portarsi dal 10,5 per cento a poco più del 20 per cento, diventando il primo azionista.
Il duello rusticano con Diego Della Valle
Elkann ha voluto sbarrare la strada a Diego Della Valle. L’industriale marchigiano ha ambito per anni a sostituirsi ai soliti noti dei salotti buoni alla guida dell’ammiraglia dell’editoria. Tra i due vige un’avversione personale celebrata dallo “scarparo”, come lo definì sprezzante Cesare Romiti, con pubblici insulti di cui citiamo a mero titolo esemplificativo: ragazzino che ancora non sa lavarsi i denti, maldestro, furbetto cosmopolita, stratega di cose più grandi di lui, si dedichi a sci, vela e golf. Elkann solo una volta si è lasciato andare a chiamare Della Valle “irresponsabile”. Un accordo tra i due – del tipo che mister Tod’s investe 100-200 milioni di euro in Rcs per far comandare il ragazzino maldestro, oppure Elkann accetta di discutere con lo scarparo il nome del prossimo direttore del Corriere – è impensabile.
Se Bazoli insiste su un accordo con Della Valle è perché Rcs ha bisogno di capitali, e se non li mettono i soci litiganti devono scucirli le banche. Per ora Elkann è convinto di poter contare sulla fedeltà di soci come Unipol, Pesenti e Pirelli, oltre alle banche. È convinto di farli contenti passando dalla fase del condominio litigioso alla guida forte che riporta la Rcs a utili e dividendi. Però il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, ha appena annunciato con squilli di trombe che è finito il tempo delle “partecipazioni strategiche” e dei patti di sindacato, insomma dei salotti dove ci si spartisce il potere con i soldi degli altri. Corollario della doverosa presa d’atto: neppure Mediobanca vuol più saperne di svenarsi per via Solferino. Elkann per ora esclude la prospettiva di diventare non il primo azionista di Rcs ma pressoché l’unico. Ma deve pensarci. Benché secondo Elkann stia molto meglio di un anno fa, Rcs è in condizioni precarie. L’aumento di capitale da 400 milioni fa seguito a una perdita cumulata di 907 milioni (circa due terzi del fatturato), che ha visto in due anni quasi azzerato il miliardo di patrimonio netto, cioè capitale sociale e riserve. Per darle un futuro serviranno altri soldi e, se non ci saranno soci disposti a investire lasciando comandare la Fiat, dovrà pensarci la cassa Exor. A forza di mettere soldi, Elkann salirebbe al 30 per cento, e scatterebbe l’obbligo di Opa (offerta di acquisto) su tutto il capitale. Ai valori attuali questo significa aggiungere ai 90 milioni iniziali altri 3-400 milioni per l’Opa, più gli investimenti sul futuro. Parte dei 2 miliardi di liquidità di cui oggi dispone Exor troverebbe così destinazione. L’ipotesi è esclusa seccamente da Elkann, però il mercato ci crede, e il titolo Rcs vola.
Escluso che un giorno, come suo nonno, diventi capo dell’auto, Elkann ha nell’editoria la sua cifra identitaria. Da studente dirigeva il giornale del Politecnico di Torino, per il quale riusciva a strappare interviste a personaggi del calibro di Marco Tronchetti Provera e Luca di Montezemolo. Nel 1999, a 23 anni, guidò l’avventura di Ciaoweb, il portale con cui la Fiat bruciò almeno 200 miliardi di lire sull’altare della prima bolla internet. Poi si è occupato de La Stampa, che oggi non se la passa benissimo. È nei consigli dell’Economist e della News Corp di Rupert Murdoch. Ed è sicuro di conoscere la terapia giusta per il Corriere: l’editoria digitale. Anche per questo ha voluto alla Rcs Pietro Jovane, proveniente dalla Microsoft. Recentemente, alla domanda se non ritenesse opportuno ridurre la foliazione dei giornali togliendo le notizie già note su web e tv, ha risposto di fronte all’attonito De Bortoli: “Sarei felice di parlarne con i direttori, ma è molto difficile convincerli”. Lui quindi sa come si fa. Auguri.