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 2013  luglio 05 Venerdì calendario

ANCHE IL RISORGIMENTO EBBE LA SUA LOLITA

Ve lo immaginate un padre della patria, un eroe (e martire) del Risorgimento, che stava quasi per vivere e scrivere una storia alla Lolita più di un secolo prima di Nabokov? No? Eppure è successo. Ma procediamo con ordine.
Presentando il libro La critica letteraria e il «Corriere della Sera». 1945-1992, a cura di Mauro Bersani ed edito dalla Fondazione Corriere, Roberto Calasso ha citato un articolo di Gianfranco Contini in cui si racconta che, dopo aver letto un classico del Risorgimento come Le mie prigioni di Silvio Pellico, il grande scrittore francese Chateaubriand si mise alla ricerca di una tale Zanze, figlia del secondino di Pellico nel carcere dei Piombi di Venezia. Chi era Zanze? Contini la definisce una «lolita» (elle minuscola) che faceva il caffè al detenuto, gli confidava i suoi patimenti d’amore e gli metteva «le mani addosso».
A nessuno sfuggirà la potenziale grandiosità di un romanzo sul rapporto tra uno scrittore prigioniero politico e una ragazza, figlia della guardia che lo tiene in custodia, sullo sfondo minaccioso dei Piombi, il carcere che fu teatro di una delle più ardite imprese non amorose di Giacomo Casanova, la leggendaria evasione alla Papillon. Non ci resta che leggere Pellico. Le mie prigioni comincia, come dovrebbero sempre cominciare i libri, con una frase secca, circostanziata, esauriente: «Il venerdì 13 ottobre 1820 fui arrestato a Milano, e condotto a Santa Margherita. Erano le tre pomeridiane».

AMANTI e COGNATI. Santa Margherita era un convento milanese adibito a carcere. Quando Pellico vi giunge in manette ha 31 anni e un bel curriculum. Ha scritto una tragedia di successo, Francesca da Rimini, in cui la storia d’amore tra i cognati Paolo e Francesca, già celebrata da Dante, viene remixata in stile patriottico-risorgimentale. È un giornalista famoso, direttore del Conciliatore. Appartiene a una setta segreta che vuole liberare l’Italia dagli stranieri. Ha per amante un’attrice, Teresa Marchionni detta Gegia, persona non gradita ai genitori dello scrittore a causa del suo mestiere. E ha alle spalle un’altra storia d’amore con Cristina Trivulzio, una nobildonna (nulla da obiettare stavolta, credo, da parte dei genitori di Pellico), che però aveva preferito sposarsi con il conte Giuseppe Archinto. Silvio e Cristina si sarebbero poi ritrovati molti anni dopo. Sentimentalmente parlando, Pellico era un tipo inquieto. Forse anche per questo era amico di Ugo Foscolo (il più playboy, se mi passate l’espressione, alla quale ricorro in omaggio al grande Gigi Rizzi che ci ha appena lasciato, tra gli scrittori italiani).

LA MADDALENA. Ma torniamo al convento di Santa Margherita. Lo scrittore vi viene rinchiuso perché la polizia austriaca ha scoperto la setta segreta e anti-austriaca di cui fa parte. Nel carcere una delle prime cose che Pellico nota sono le donne recluse, quasi tutte prostitute. Una, in particolare, Maddalena, ha una soave, bellissima voce…
Qui finisce la prima puntata del grande romanzo a luci rosse del Risorgimento italiano. La Lolita veneziana deve ancora arrivare ma, come è buona norma di educazione narrativa, dovevamo introdurre un po’ il personaggio del protagonista. Gli sviluppi alla prossima settimana.