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 2013  luglio 05 Venerdì calendario

SE LA CINA SARÀ L’ARABIA SAUDITA DELL’ENERGIA ALTERNATIVA

La crescita cinese sarà anche rallentata, ma la domanda energetica continua ad essere sostenuta e per soddisfarla Pechino deve importare, a malincuore, quantità crescenti di petrolio e gas naturale. L’indipendenza energetica è da sempre uno degli obiettivi chiave della Cina, che è anche a Paese che inquina di più al mondo è quello che investe maggiormente nella ricerca e nell’uso di fonti di energia alternative. Quella energetica, infatti, è parte della rosa delle sette industrie chiave, a cui il nuovo governo ha dato priorità assoluta.
Secondo le stime, nei prossimi tre anni la produzione di bio-energia in Cina dovrebbe crescere del 20 per cento, grazie a nuove tecnologie che riciclano gli scarti alimentari e agricoli. Le industrie di Stato sono state le prime a buttarsi in questo campo; Sinopec, la maggiore impresa petrolifera e raffineria cinese, lavora a un progetto che trasformerà olio dei ristoranti in carburante aereo e la Boeing ha formato una joint venture con la Commercial Aviation Corp of China (Comac) per studiare come rimuovere le impurità dagli oli.
Sebbene il costo del carburante bioenergetico sia ancora superiore a quello classico, il governo cinese è convinto che nel lungo periodo questo rapporto cambierà. Entro il 2020, si stima che la Cina potrà produrre 12 milioni di tonnellate di carburante bio-energetico all’anno, circa un terzo della domanda interna. Molte imprese occidentali partecipano a progetti simili con imprese cinesi: Airbus sta sperimentando l’uso delle alghe con la cinese Enn, utilizzando scarti agricoli, dal granoturco al riso. Con un miliardo e trecento milioni di abitanti ossessionati dal cibo, se gli esperimenti funzionano, la Cina potrebbe diventare l’Arabia Saudita dell’energia alternativa!