Anna Lisa Bonfranceschi, l’Espresso 5/7/2013, 5 luglio 2013
STAMINA, ISTRUZIONI PER L’USO
Che si parli di embrionali, adulte
o indotte, con il termine di staminali
si indicano cellule che non si sono specializzate, ovvero che non hanno assunto ruoli particolari all’interno
di un organismo, come per esempio fanno le cellule della pelle o del sangue. Questo significa che una staminale può dare origine a più tipi
di cellule sotto opportuni segnali (in questo caso si dice che si differenzia). Le staminali sono inoltre in grado
di dividersi producendo copie esatte
di se stesse - che possono o meno differenziarsi - teoricamente
per sempre.
Quelle usate da Stamina sono embrionali o adulte?
Si distinguono principalmente due
tipi di staminali: embrionali, quelle derivanti dagli embrioni nelle fasi iniziali di sviluppo, e quelle adulte, dislocate in vari distretti del corpo
di un organismo ormai formato,
che costituiscono una riserva per
la sostituzione di cellule vecchie e danneggiate. Quest’ultime hanno in genere potenzialità di differenziamento minori rispetto alle embrionali, possono cioè dare origine a un numero più ristretto di tipi cellulari. A questi due tipi si aggiungono le staminali indotte, cellule ormai differenziate
che riacquistano la non-specificità attraverso l’attivazione di alcuni geni
in laboratorio. Quelle del metodo Stamina sono cellule mesenchimali, un sottotipo di staminali adulte contenute nel midollo osseo.
Esistono già terapie a base
di staminali?
Al momento si usano queste cellule nel trattamento di alcune patologie ematiche, come leucemie (i trapianti
di midollo contengono staminali
che danno origine a nuove cellule
per soppiantare quelle malate);
per le ustioni della pelle e per riparare cornee danneggiate.
Diversi studi che prevedono
l’impiego delle staminali sono
poi in corso per malattie come
la sclerosi laterale amiotrofica,
la sclerosi multipla, la distrofia muscolare.
Anna Lisa Bonfranceschi