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 2013  luglio 05 Venerdì calendario

QUANDO LA «DOLCE PAOLA» FACEVA SOGNARE IN MUSICA I FIGLI DEI MINATORI ITALIANI

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — «La la la la la la la/ Paola, dolce Paola/ in un mio sogno mi sono permesso/ Paola, la mano tremante/ ho sfiorato il suo viso/ gli ho colto un sorriso/ Paola dolce chimera…». Cantava Salvatore Adamo, allora 21 anni e oggi 70, figlio di un minatore italiano, 80 milioni di dischi venduti nel frattempo. Ed era l’anno 1964, quello in cui morì Palmiro Togliatti e Gigliola Cinquetti giurò «Non ho l’età…», il primo anno del topless e l’ultimo del boom economico, bollato da Ugo La Malfa come «euforico quinquennio che sta portando l’Italia sull’orlo dell’abisso». Ma intanto lassù in Belgio c’era lei, la «dolce Paola» di cui sognava Adamo: cioè Paola Margherita Maria Antonia Consiglia Ruffo di Calabria, dei principi di Scilla, Palazzolo e Licodia Eubea, 76 anni il prossimo 11 settembre, nata in un luogo della Versilia chiamato Poveromo, madre di 3 figli e oggi regina che il 21 luglio accompagnerà il re, il marito Alberto II, sulla strada dell’abdicazione. Una stirpe di 700 anni, la sua, fra i cui antenati c’era anche la bellissima Maria Mancini, nipote del cardinale Mazzarino e prima amante di Luigi XIV.

E però anche Maria Mancini avrebbe sfigurato accanto a lei, Paola. Un giorno, venne classificata con Grace Kelly e Rania di Giordania fra le più belle principesse della storia contemporanea: ma questo non dice molto. Dicono di più i capelli biondi e gli occhi azzurro-viola di certe sue foto da ragazza, a Forte dei Marmi, mentre va in bici alla messa, o festeggia un piatto di cacciucco (la zuppa di pesce livornese) in trattoria, con gli amici. Nel 1958, a un ricevimento per l’incoronazione di Giovanni XXIII, conobbe Alberto e fu il colpo di fulmine: o forse un capolavoro diplomatico. Ma «l’italienne», così la bollarono i belgi, non ebbe anni facili. Un po’ snobbata, e un po’ criticata per l’insofferenza all’etichetta. Almeno fino all’incoronazione del marito, nel 1993. Dell’Italia si conoscevano solo le torme affumicate dal carbone che sgobbavano nelle miniere di Charleroi, e le battutacce sulla mafia. Ma con Paola regina, la diffidenza popolare si placò: ben presto, «l’italienne» dagli occhi viola stregò anche i belgi.

E anche Salvatore Adamo, che l’aveva conosciuta a una mostra: «La principessa — raccontò anni dopo — mi regalò un delicato sorriso e disse: “Se lei compone una canzone bella come Sei qui con me, io ne sarò felice”. Risposi un po’ confuso, “perché no?” e scrissi il testo di getto». «Dolce Paola» fu subito un successo, ma portò anche qualche imbarazzo nei salotti dell’aristocrazia belga: il figlio del minatore corteggiava la principessa? Ed era per caso ricambiato? Ne parlò anche il serioso giornale tedesco Die Welt. E anni dopo, ancora se ne parlava. Anche perché Adamo smentiva scherzosamente, «purtroppo non è vero...»; e lei taceva con un sorriso, dispensata da ogni smentita grazie al suo rango dinastico.

Il rango non bastò però a evitare i pettegolezzi, che ben presto avvolsero la coppia. Si spettegolava su di lui, Alberto, per certe presunte serate goliardiche condite di leggiadre compagnie. E su di lei, «l’italienne», per certe altrettanto presunte fughe d’amore: al fianco di un industriale italiano, così si bisbigliava. I rotocalchi impazzivano, l’unica verità certa era che la coppia attraversava una seria crisi matrimoniale. Molti anni dopo, quando una giovane artista d’avanguardia di nome Delphine disse di essere la quarta figlia del re nata fuori dal matrimonio, si capì meglio. Ma allora, la crisi era ormai superata. Il re lo confessò al suo popolo televisivo, a Natale del 1999: «La regina ed io ci siamo ricordati dei periodi molto felici che abbiamo passato insieme, ma anche della crisi che la nostra coppia ha attraversato in questi trent’anni…». Il popolo comprese, anche perché «l’italienne» era riuscita a farsi voler bene, e a far bene la regina, senza mai occupar troppo la scena. Forse aveva visto giusto, il figlio del minatore Adamo: «Paola dolce chimera/ quando una sera/ mi offrì il suo sguardo/ Paola nella sua maestà / ho visto in verità/ una colomba fragile/ la la la la la la…».