R.Fra, Corriere della Sera 5/7/2013, 5 luglio 2013
Nato a Forlì nel 1972. Non c’è bisogno di essere mentalista per leggerlo nella mente, basta cercare su internet
Nato a Forlì nel 1972. Non c’è bisogno di essere mentalista per leggerlo nella mente, basta cercare su internet. E per fortuna il mentalismo non funziona al telefono, perché intervistare Francesco Tesei dopo aver visto quello che sa fare — indovinare le ultime quattro cifre del numero della carta di credito, sapere al centesimo quanti soldi una persona ha in tasca, azzeccare quello che sta pensando — genera un misto tra la sorpresa e l’inquietudine. La bocca aperta e poi l’inevitabile domanda: «Ma come fa?». Non è un mago, non ha poteri paranormali, piuttosto si definisce un «giocoliere della mente». La sua specialità è il furto nel caveau della testa del suo interlocutore. Ne ha fatto uno spettacolo teatrale prima (Mind Juggler , Giocoliere della mente appunto), ne fa ora un programma in tv (Francesco Tesei - Il Mentalista , 12 puntate a ottobre su Sky Uno). Spiega: «Il mentalismo è una forma d’arte e spettacolo che tocca mondi come quello della comunicazione e della psicologia. C’è la comunicazione verbale, ma anche quella paraverbale e non verbale. Anche il nostro corpo dice molto: un gesto, il tono della voce, le micro espressioni facciali. Parafrasando lo statunitense Larry Becker, il mentalista utilizza i cinque sensi per creare l’illusione di possederne un sesto». L’illusionismo però è un’altra cosa: «Quello tra il mago e il pubblico è una sorta di patto: voi sapete che vi ingannerò. La donna tagliata a metà non viene segata in due per davvero. Il mentalismo agisce invece a livello più profondo e va a toccare temi universali: quanto siamo condizionabili? Quali sono i limiti del libero arbitrio e quanto viene suggestionato dalla società, dalla cultura, dalla pubblicità? Esiste una realtà oggettiva o la plasmiamo a partire dai nostri pensieri?». Basta vedere Tesei truccato da barbone, circondato da cartoni e bottiglie di birra vuote, per avere una risposta. Sembra il classico clochard che chiede elemosina per strada. Solo che il suo cartello dice: «Aiutatemi. Non so cosa farmene di questi soldi. Per favore accettateli» e par far capire che fa sul serio tiene pure 20 euro in mano. Morire che si fermi un passante, e se anche si ferma, è lui a dare i soldi. Perché quella è un’immagine così impressa nella nostra mente che la diamo per scontata. Papà impiegato, mamma commerciante, non è un figlio d’arte, ha cominciato con l’illusionismo («fin da bambino ero affascinato dalla magia»), poi dal 2005 ha cambiato specialità: «Non sono laureato in psicologia, ho fatto il liceo scientifico, ma ho seguito un percorso da autodidatta, ho studiato le tecniche di condizionamento psicologico e ho tradotto questi temi in forma spettacolare». Ma il trucco alla fine c’è o no? «Non voglio dire che non ci sono trucchi ma lasciarlo intendere va a svilire anni di studio e tecniche. La verità è nel mezzo». Inafferrabile, come certi labirinti mentali.