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 2013  luglio 04 Giovedì calendario

LA GIUSTIZIA FRENA ANCHE IL PIL

Il 52 per cento delle cause italiane sulla Rc auto si concentra a Napoli. Conseguenza: oltre ai tribunali ingolfati dai colpi di frusta fasulli, le imprese della zona devono pagare polizze esorbitanti per i loro mezzi. Ma non è l’unico esempio di come l’eccesso di contenzioso civile e la sua lentezza, oltre a pesare sui conti pubblici, uccidano la competitività delle aziende. 15 milioni di fascicoli pendenti (l’Italia ha il record di 3.358 cause ogni 100 mila abitanti contro una media Ocse di 2.738) influenzano negativamente la concessione di mutui e prestiti, i tassi di mora, la capacità brevettuale, le assunzioni, soprattutto a livello di piccole e medie imprese. A mettere in fila questi dati hanno pensato gli economisti Silvia Giacomelli e Carlo Menon, il cui studio, pubblicato quattro mesi fa dalla Banca d’Italia, è passato quasi inosservato benché contenga indicazioni preoccupanti. Secondo Giacomelli e Menon, «dove i processi civili richiedono più tempo, la dimensione media delle industrie manifatturiere è minore», mentre altre questioni, spesso spacciate per cruciali, come l’incidenza delle cause lavorative, hanno «un peso meno significativo». Conclusione: «Se la durata media dei procedimenti civili si dimezzasse», le imprese italiane avrebbero più tempo e risorse da destinare al business e «aumenterebbero di stazza dell’8-12%», con benefici economici diretti e indiretti pari a un punto abbondante di pii (16 miliardi). Una stima sostanzialmente in linea con quella del Centro studi della Confindustria, secondo cui una riduzione dei tempi del contenzioso avrebbe impatti positivi pari a 14 miliardi.