Enrico Sisti, la Repubblica 4/7/2013, 4 luglio 2013
A 16 ANNI STREGA GLI USA FAVOLA GASPARINI AI ROYALS
Come Liddi l’apripista, come Maestri. Ad appena 16 anni Marten Gasparini viene acquistato dai Kansas City Royals, profondo baseball americano. «La vita è troppo breve per non viverla da “italians”». Il ragazzino dei Cervignano Tigers, Friuli, che vive a Ruda, papà di quelle parti e mamma giamaicano- londinese, ha firmato un contratto record, 1,3 mln di dollari, che oscura quasi doppiandolo il precedente ingaggio di un europeo nella Major League (750 mila dollari). Il massimo investimento del baseball americano nel Vecchio Continente. Marten è un interbase da leccarsi il guantone, secondo il sito della Mlb è il “quarto prospetto” a livello mondiale (sono calcoli tutti loro) e la franchigia del Kansas è andata a prenderselo nel primo giorno disponibile per fare acquisti al di fuori dagli Stati Uniti: «Da anni gli abbiamo messi gli occhi addosso, è atletico per la sua età, certo il gioco americano è diverso da quello europeo ma si adatterà facilmente », ammette il manager dei Royals Francisco, che è uno sensibile all’anagrafe dei suoi ragazzi, avendo già in squadra il 16enne battitore mancino venezuelano Christian Vasquez (il Venezuela sono gli Stati Uniti del baseball sudamericano). Come per Alberto Sordi, il sogno di Marten, che da due anni fa su e giù tra l’Accademia di Tirrenia e il Friuli, si realizzerà “nel” Kansas City. Si aggregherà all’Instruction League in programma a settembre in Arizona. Poi salirà su un tram chiamato futuro. «La firma di Gasparini non è il primo segnale, la nostra accademia dà risultati da anni, ci sono 20 ragazzi con le sue capacità, magari non finiranno in America ma certo alzeranno il livello del baseball italiano », gongola Riccardo Fraccari presidente federale. «E’ un ragazzo che ha già imparato a perdere», dice il papà Federico che un giorno regalò al figlio un kit da baseball (mazza, palla e guantone) pensando: «Magari gli piace». Gli è piaciuto. «Un filo di commozione c’è stato, inutile nasconderlo», prosegue Marten, «ma la mano non ha tremato al momento della firma». Come se al posto della penna ci fosse la mazza di Joe Di Maggio.