Michele Bocci, la Repubblica 4/7/2013, 4 luglio 2013
“MI DANNO DEL CIARLATANO PERCHÉ LA MIA CURA FA BENE CONTRO CENTOVENTI MALATTIE”
PROFESSOR Davide Vannoni, tanti nel mondo scientifico la considerano quasi un ciarlatano.
«Tolga il quasi. Ad attaccarmi però non sono mica tutti gli scienziati. In molti ci appoggiano».
L’uomo che ha messo in scacco il sistema sanitario italiano parla come un medico, ma sottolinea di non essere un medico. Dice di saper curare oltre 120 malattie, ma per i risultati al momento rimanda alla tv. Attacca chi lo attacca, parla di lobby di scienziati che vogliono mantenere rendite di posizione. Intanto rimanda il giorno in cui consegnerà il suo metodo al ministero. Dopo l’articolo di Nature ha messo altri paletti. Non gli basta aver ottenuto una sperimentazione da 3 milioni nelle strutture pubbliche: vuole dettare altre condizioni prima di far conoscere il metodo Stamina.
Chi sono i ricercatori dalla sua parte, perché non compaiono mai?
«In Italia gli scienziati non sono solo i quattro che parlano ai media. Ci sono studiosi che dicono “aspettiamo di vedere come vanno le ricerche”, prima di demolire».
Perché non consegna il suo protocollo al ministero?
«Lo avremmo già fatto se ci avessero chiesto di spiegare quello che facciamo a Brescia. Invece vogliono un metodo standardizzato, riproducibile da qualsiasi biologo. Ci lavoriamo da una settimana».
Quando lo consegnerete?
«Entro il week end potremo fissare una data. Non sarà Stamina a dire che non si fa la sperimentazione».
E se la ricerca sul vostro metodo fallirà?
«Mi stupirei molto. Non voglio dire che c’è un complotto, ma se 70 malati vanno bene a Brescia, per quelli della ricerca l’esito dovrebbe essere simile. Altrimenti qualcosa non torna».
Come risponde alle accuse di plagio di Nature?
«È una vicenda gonfiata. Plagio di cosa? La biologa russa citata ha lavorato con noi oltre due anni. Ho sempre detto che il nostro lavoro nasce dall’esperienza russa ».
Dopo l’articolo ha posto nuove condizioni al ministero. Perché?
«Chiedo un organismo internazionale di controllo. Nel comitato scientifico ci sono membri che in passato si sono espressi contro Stamina. Devo essere tutelato, voglio garanzie scritte prima di dare il via libera».
Da quanti anni porta avanti il metodo?
«Dal 2005 lavoriamo con biologi russi».
E non siete riusciti a produrre nemmeno uno studio, a fare i nomi di malati che avrebbero tratto un qualche beneficio?
«Alcune di queste persone sono passate pure in televisione, pensi a Luca Merlino. Un malato che non sa più cosa sia la Sma5».
Quante malattie si possono curare con il metodo Stamina?
«Più di 120. Una parte si stabilizza, un’altra scompare».
Come fa una sola terapia ad avere questa potenzialità?
«Le staminali sono agenti attivi, individuano il danno e producono le sostanze mancanti. Nell’organismo dei malati non mettiamo un farmaco, ma un “medico”».
Dove si avrebbero i migliori risultati?
«Sulle malattie autoimmuni, per la Sla il metodo è salvavita».
Allora perché non ha presentato un dossier?
«I dati li stiamo raccogliendo, in modo attento e scrupoloso. Ci sono riviste pronte a pubblicare».
Le persone che avete seguito sono tutte guarite o migliorate?
«Si, tutte e 110: 70 a Trieste, 40 a Brescia. Certo, bisogna tenere conto che abbiamo completato le terapie solo su due malati».
Lei non è un medico, perché pazienti e comunità scientifica dovrebbero fidarsi?
«Per fortuna i malati non vengono curati da me, che non ho mai preso una siringa in mano, ma dai nostri medici. Io presiedo la Fondazione. Del resto il presidente di Telethon (Montezemolo, ndr) si occupa di meccanica».
Ma lei è l’unico di Stamina che parla, anche di terapie.
«Ho contribuito anche molto alla ricerca, perché dopo dieci anni che ci si occupa della stessa materia qualcosa si impara».