Corriere della Sera 4/7/2013, 4 luglio 2013
LA BATTAGLIA DI ANDREATTA CONTRO LA BANCA VATICANA
Tra dimissioni, arresti e commissariamenti l’Istituto opere religiose è in questi giorni sempre agli onori delle cronache. Nei primi anni ottanta, chi trattò senza sudditanza la banca vaticana per le vicende del Banco Ambrosiano fu il ministro Beniamino Andreatta. È vero che l’economista bolognese pagò politicamente, per molti anni, la «sua intransigenza» nei confronti dello Ior?
Andrea Sillioni
Caro Sillioni,
Lo scandalo a cui lei si riferisce scoppiò la mattina del 10 giugno 1982 quando la polizia londinese trovò un banchiere italiano, Roberto Calvi, impiccato a un’arcata del ponte di Black Friars. Il coroner (il funzionario britannico chiamato a pronunciarsi preliminarmente sulle cause della morte) si sbarazzò rapidamente del caso dichiarando che il banchiere si era suicidato. Ma ignorava probabilmente sia il ruolo di Calvi nella finanza italiana sia la vicenda in cui era coinvolto da un anno, come amministratore delegato del Banco Ambrosiano, per esportazione illegale di valuta. L’omicidio (perché di questo si trattava) dette un colpo d’acceleratore alla crisi del Banco e proiettò un fascio di luce sugli opachi rapporti che Calvi aveva avuto con l’Istituto per le opere di religione. Nel giro di pochi giorni l’Ambrosiano fu messo in liquidazione e affidato alle cure di alcuni commissari.
Dietro quella brusca svolta vi era il ministro del Tesoro, Nino Andreatta, rispettato esponente del mondo cattolico, ma anche uomo di forte carattere e privo di timori reverenziali. Alla Camera, il 2 luglio, Andreatta parlò di una esposizione pari, grosso modo, a un miliardo e 400 milioni di dollari, ma aggiunse che i commissari non avevano ancora un quadro aggiornato dei crediti, «nonché delle garanzie che li assistono». Nella parola «garanzie» vi era una chiara allusione alla banca vaticana. «Il governo, disse Andreatta, si attende che vi sia una chiara assunzione di responsabilità da parte dello Ior, che in alcune operazioni con il Banco Ambrosiano appare assumere la veste di socio di fatto».
Il presidente dell’Istituto per le opere di religione era allora monsignor Paul Marcinkus, uno spregiudicato prelato americano di origine lituana che aveva avuto eccellenti rapporti con Calvi e si era servito dell’Ambrosiano per finanziare il movimento polacco di Solidarnosc. Lo Ior ammise che Marcinkus aveva firmato alcune lettere di patronage a favore di Calvi, ma bloccò ulteriori indagini sostenendo che un istituto bancario appartenente a uno Stato straniero non era soggetto alla giurisdizione italiana. Di fatto, tuttavia, alcune responsabilità vennero riconosciute. Fu pagato un indennizzo pari a 250 milioni di dollari e l’arcivescovo Marcinkus, qualche anno dopo, divenne assistente del parroco di una chiesuola di Sun City, nello Stato americano dell’Arizona. Morì nel febbraio del 2006.
Quanto ad Andreatta, caro Sillioni, non so quali fossero i sentimenti della Santa Sede verso la sua persona, ma certo non gli impedirono di essere il ministro degli Esteri del governo Ciampi, dall’aprile 1993 all’aprile 1994, e ministro della Difesa del governo Prodi dal maggio 1996 all’ottobre 1998. Fu colpito da un ictus e da un infarto durante una seduta della Camera nel 1999, morì dopo un lungo coma nel 2007.