Emilio Gioventù, ItaliaOggi 4/7/2013, 4 luglio 2013
MARINA MILITARE, ALLARME POVERTA’
Abituati a cavalcare le onde, ad affrontare mari in tempesta. Rischiano di affogare tra le onde della crisi. Sono i marinai italiani. Drammatico il quadro contenuto nel documento programmatico della marina italiana finalmente in rete dopo la presentazione nei giorni corsi alle commissioni Difesa di camera e senato da parte del capo di stato maggiore della Marina militare, l’ammiraglio di squadra, Giuseppe De Giorgi.
L’allarme è di quelli che mette i brividi. Riguarda soprattutto i circa 2.600 militari di truppa che devono fare i conti con «retribuzioni insufficienti», «limitata disponibilità di alloggi dell’amministrazione, aggravata dall’occupazione abusiva di coloro che non hanno più titolo per abitarvi, con conseguente difficoltà di trasferimento delle famiglie», che comporta «un incremento significativo del pendolarismo».
Ma c’è un dato che allarma più degli altri: «La collocazione sotto la soglia di povertà del personale divorziato, specie quello che percepisce gli stipendi più esigui e che deve corrispondere gli assegni di mantenimento all’ex coniuge, cui spesso si sommano i debiti contratti a vario titolo», come per esempio il mutuo per l’acquisto della casa.
Non sta messa meglio la flotta. La marina può contare su 60 navi tra le quali una portaerei e una portaelicotteri. Ma, è riportato nel documento programmatico, che «questa flotta ha un’età media troppo elevata, a fronte della vita operativa utile delle navi militari che si attesta su 20 anni».
In particolare, «il Garibaldi ha 28 anni, le 3 navi anfibie hanno in media 26 anni, i 2 caccia torpediniere 20, le fregate 31, le rifornitrici 30, le corvette 25, i pattugliatori 23, la prima serie dei cacciamine 30, mentre la seconda ne ha 21.
La nave idrografica maggiore ha 38 anni, così come l’unità di supporto subacqueo, mentre i sommergibili hanno in media 24 anni». In pratica, avverte lo stato maggiore della Marina, l’80% delle navi è oltre la fine della loro vita utile operativa.
Il tutto deve fare i conti con l’annosa questione dell’esiguità delle risorse che «con il tempo ha finito col penalizzare gravemente i settori dell’investimento, ovvero l’innovazione tecnologica, il ricambio dei mezzi e il funzionamento della marina inteso come l’addestramento del personale, l’acquisizione del munizionamento e la manutenzione dei mezzi».
Conti alla mano, avverte lo stato maggiore della marina, «il fabbisogno per assicurare il livello addestrativo e d’efficienza necessario è di 851milioni di euro». A fronte dei 417,5 milioni stanziati nel 2013 alla Marina, «si rileva un deficit di oltre 400 milioni» che incide «direttamente sull’addestramento e sul mantenimento in efficienza della flotta, determinando un precoce invecchiamento dei mezzi e una maggiore onerosità dello strumento nel suo complesso».
Non ci sono dubbi, secondo i vertici militari, «la marina fronteggia oggi una sostanziale emergenza: la contrazione del potenziale operativo dello strumento, l’insufficienza delle scorte di munizionamento, la progressiva riduzione della prontezza e della disponibilità delle navi, il loro precoce invecchiamento, unito al progressivo incremento dei costi di manutenzione ed allo scarso addestramento, influiscono in maniera determinante sulla capacità di assicurare l’efficace svolgimento delle attività fondamentali».