Anais Ginori, la Repubblica 4/7/2013, 4 luglio 2013
CONGEDO ANCHE PER I PAPA’, LA PARITA’ FRANCESE
Il cambio culturale ci sarà davvero quando, durante un colloquio di lavoro, un candidato si sentirà chiedere: «E lei pensa di avere figli?». L’imbarazzante domanda viene posta di solito alle donne perché, si sa, sono soprattutto loro ad assentarsi per la nascita di un bambino. La Francia del baby-boom non fa eccezione: le donne rappresentano il 96% delle domande di congedo parentale. Solo il 4% delle richieste riguardano i padri. «È questo squilibrio che crea poi, a cascata, le diseguaglianze nel mondo del lavoro e nella divisione dei compiti domestici» spiega la ministra delle Opportunità Najat Vallaud-Belkacem, beniamina del governo, ha appena 35 anni, e promotrice di una riforma destinata a trasformare, forse, la società francese.
Ieri il governo ha infatti approvato un pacchetto di misure che comprende una rivoluzione del congedo parentale. Agli uomini spetteranno per legge 6 mesi di paternità (oggi solo uno), sui tre anni autorizzati per ogni coppia, con assegno garantito dallo Stato. Contrariamente al passato, il periodo che spetta all’uomo non potrà essere scambiato con l’altro genitore. E per quelle famiglie che si adegueranno alla riforma è prevista una corsia preferenziale nell’accesso agli asili nido. D’altra parte, l’esecutivo vuole spingere le aziende a favorire la paternità. Molti dipendenti vorrebbero assentarsi per accudire i propri figli ma sentono ancora uno “stigma” nell’ambiente di lavoro rispetto alle donne. Il governo ha studiato una serie di incentivi per le imprese, tra cui un trattamento privilegiato nell’assegnazione degli appalti pubblici.
Insomma, più che un invito sembra un ultimatum. Papà, state a casa. «Non c’è più tempo da perdere, dobbiamo imprimere una svolta» dice Vallaud-Belkacem che infatti ha inserito la nuova legge sul congedo parentale dentro a un pacchetto più ampio dedicato alla parità “donna-uomo” (e non il contrario). Sulla carta, sono tutte buone intenzioni: dalla prevenzione della violenza domestica fino al pagamento degli alimenti per le madri separate, dalla lotta agli stereotipi fino allo spazio concesso alle gare di squadre femminili. Certo, la giornata scelta per l’annuncio non è stata delle migliori. Proprio in queste ore François Hollande è accusato di sessismo. Il Presidente ha cacciato senza tanti convenevoli l’incauta ministra dell’Ambiente, Delphine Batho, colpevole di aver criticato l’austerity. Alcuni commentatori hanno sottolineato come Hollande fosse stato più clemente con altri ministri, altrettanto insolenti. Inoltre, l’uscita di Batho, sostituita da Philippe Martin, ha rotto la tanto sbandierata parità nell’esecutivo tra donne e uomini.
Ma al di là delle polemiche politiche, contano i fatti. E le misure approvate ieri potranno cambiare in meglio la vita di molte francesi. «Le diseguaglianze sono ovunque» sostiene la ministra delle Pari Opportunità. E aggiunge: «Il testo non riguarda solo il mio ministero ma coinvolge anche quello della Giustizia, dell’Interno, della Salute. Contiene campi inediti, finora inesplorati dal legislatore». Certo, non mancano le critiche. L’assegno versato per la paternità non è stato aumentato: è di soli 572 euro al mese. Molte associazioni denunciano la mancanza di coraggio nell’imporre le quote rosa al 50% nei consigli di amministrazione, oppure misure più drastiche per combattere la differenza salariale tra uomini e donne (ferma al 27%). Ma tutti riconoscono importanti passi avanti. Lo Stato si farà per esempio carico degli alimenti non pagati dagli ex mariti: un fenomeno in crescita con la crisi e che impoverisce le madri sole con figli.
Saranno velocizzate le procedure per la denuncia di violenze domestiche e le vittime potranno chiedere in casa un allarme collegato con una centrale di polizia. Il governo ha raddoppiato la multa per i partiti che non rispettano la parità nelle liste elettorali, mentre saranno aumentati i programmi nelle scuole per lottare contro gli stereotipi di genere. Un’altra proposta contenuta nella riforma sta già facendo discutere. L’esecutivo ha chiesto alle televisioni di programmare in modo equilibrato le gare sportive disputate da squadre femminili. Non importa che le donne vincano o perdano: anche loro hanno diritto a un momento di gloria.