Luigi Grassia, La Stampa - TuttoScienze 3/7/2013, 3 luglio 2013
UN TOPO SU MARTE! GLI SCHERZI DELLA PAREIDOLIA
«I smell a rat» dicono gli americani per significare che c’è qualcosa di strano e sospetto, e in questo caso si tratta di un ratto in senso letterale, o forse di un grosso criceto: in una fotografia scattata su Marte dal «Rover» che sta esplorando il pianeta rosso, si vede un topo nascosto fra le rocce. I dettagli sono straordinariamente definiti. C’è persino una sfumatura di pelo più chiara a evidenziare il contorno degli occhi, un’altra sul muso e una nella parte inferiore del corpo.
La Nasa liquida tutto come una pura casualità: si tratta di sassi, dice, che riproducono per caso una forma che a noi sembra un topo. La stessa spiegazione danno per altre immagini di presunti animaletti (fra cui una lepre dalle lunghe orecchie) che spuntano nelle migliaia di foto scattate su Marte. La Nasa spiega che dato un numero sufficiente di oggetti di forme disparate, non solo rocce ma anche (per esempio) nuvole, sarà sempre possibile vederci un’ochetta o un cavallino. E in teoria la notizia potrebbe potrebbe finire qui. Invece il fatto si presta ad alcune considerazioni ulteriori.
La scoperta del topo, del coniglio eccetera ha dato la stura a ipotesi complottistiche, non tutte da scartare a priori (per quanto tutte improbabilissime). Ne citiamo quattro.
Ipotesi 1, la più inverosimile: questi animali compaiono in fotografia perché vivono veramente su Marte allo stato naturale, ecco la prova che sul pianeta rosso c’è vita. Non ci crede praticamente nessuno. Se vi ricordate, qualche anno fa in un panorama marziano venne anche fotografata una roccia a forma di donna vista di spalle. Ma dopo di allora altri riscontri di marziane a zonzo per il pianeta non si sono avuti.
Ipotesi 2. Il coniglietto non si sa, ma il topo potrebbe essersi infilato di straforo nello studio di posa in cui la Nasa ha costruito la finta scenografia di Marte per scattarci delle false foto marziane; il roditore clandestino non è stato individuato immediatamente da chi ha messo la fotografia in circolazione e ormai è troppo tardi per ritirare quell’immagine. Sarebbe la prova di una mistificazione tipo quella del film Capricorn One su un finto sbarco di astronauti su Marte.
Ipotesi 3. Su Marte le navicelle terrestri sono andate davvero, ma prima che una di questa partisse un topolino ci si è infilato di nascosto, poi una volta arrivato su Marte è uscito ed è morto. La domanda è: come ha fatto a restare vivo nell’anno e passa che è durato il viaggio fra la Terra e Marte?
Ipotesi 4, la meno peregrina (per quanto a sua volta improbabilissima, lo ripetiamo): alcuni roditori, che sono tipici animali da laboratorio, come cavie, topi o conigli, sono stati portati dalla Nasa su Marte per svolgere degli esperimenti. E perché questo sarebbe stato tenuto segreto? Forse per evitare le proteste degli animalisti.
Torniamo invece all’ipotesi 0, cioè all’idea che in quelle fotografie così discusse compaiano soltanto delle rocce, punto e basta. Ma perché noi esseri umani siamo così portati a vederci quello che non c’è? Abbiamo una spiccata tendenza a ricostruire immagini di animali e di volti umani. Perché di animali? Perché nel corso dei milioni di anni, l’uomo primitivo (o il pre-uomo) più pronto a scorgere fra l’erba e le foglie la silohuette di un animale aveva più probabilità di sfuggire a un predatore, o di trovare a sua volta una preda da mangiare.
Quanto ai volti, l’astronomo Carl Sagan ha scritto che «un milione di anni fa i bambini meno capaci di riconoscere una faccia sorridevano meno di rimando, così per loro era più difficile conquistare la tenerezza dei genitori, e avevano meno probabilità di sopravvivere». La fortuna invece arrideva ai più propensi. Ed è anche per questo che qualche anno fa la foto dallo spazio di una montagna marziana venne interpretata come un volto umano (nota bene: anche per questo ma non solo per questo. Quella montagna sembra veramente un volto umano).
Nella Treccani online viene definito pareidolìa «il processo psichico consistente nella elaborazione fantastica di percezioni reali incomplete, che porta a immagini illusorie dotate di una nitidezza materiale». Noi, più terra terra, osserviamo che Marte sembra prestarsi particolarmente bene come schermo per proiettare le immagini che ci creiamo dentro. Senza escludere che qualche complotto ci sia davvero.