Francesca Paci, La Stampa 3/7/2013, 3 luglio 2013
[...] Per capire il potere reale prima ancora che simbolico dei generali egiziani, bisogna avventurarsi in uno dei tanti supermercati della catena «6 ottobre» che pur appartenendo all’esercito sono da qualche anno accessibili ai civili
[...] Per capire il potere reale prima ancora che simbolico dei generali egiziani, bisogna avventurarsi in uno dei tanti supermercati della catena «6 ottobre» che pur appartenendo all’esercito sono da qualche anno accessibili ai civili. «Quella consistente fetta di economia controllata dai militari ha salvato il paese» sentenzia Bassant Fahmi, ex analista di quella Borsa che ieri ha reagito con un’impennata del 5% all’intervento del ministro della difesa. Il «sun mall» di Nasr City, a pochi isolati dalla piazza Rabah Adaweya dove qualche decina di migliaia di islamisti invoca Allah per proteggere il proprio presidente «democraticamente eletto», è una specie di tempio bianco e imponente che fa il paio con il sontuoso club-spa al Masah, una delle mille dependance delle caserme immerse tra palme e bouganville. Dentro, tra gli scaffali di stile sovietico ma pieni come solo in occidente, la carne egiziana che costa almeno 85 sterline al chilo (8 euro) è prezzata 55 sterline. «Da mesi faccio la spesa solo qui perché pago il riso 4 sterline invece di 8» ammette la casalinga Mona sistemando le sporte nella macchina dove il marito Ahmed ascolta un cd con i discorsi di Sadat, l’ex presidente in uniforme tornato in auge in questi giorni come Nasser e lo stesso Mubarak, rinvigorito, pare, dal vicolo cieco in cui sono finiti i suoi storici avversari. [...]