la Repubblica 3/7/2013, 3 luglio 2013
PER IL DEBUTTO DA FIRST LADY GIANNA SCEGLIE LE DONNE VIOLATE
DAL NOSTRO INVIATO GERUSALEMME — Un’agenda tutta sua. Come Michelle Obama, la first lady per antonomasia. Come Carla Bruni, l’ex première dame. In Israele e Palestina, ieri, Gianna Fregonara ha “abbandonato” il marito agli impegni di Stato e si è ritagliata un programma personale. «È stata un’esperienza interessante. Quando ci sarà l’occasione, la ripeterò». Due tappe dedicate alle donne: anche questo è il marchio di fabbrica delle first ladies. La moglie di Enrico Letta, mentre il marito incontrava Abu Mazen, ha visitato il piccolo contingente di Carabinieri di stanza ad Hebron. Dentro il progetto TIP che coinvolge altri Paesi europei, i nostri militari hanno il vicecomando della missione e temporaneamente il loro capo è una donna, il capitano Irene Orivella Micelotta. È donna anche il numero uno della missione, una norvegese. Poi a Betlemme, Fregonara ha visitato il centro Mehwar, una casa famiglia che accoglie le ragazze vittime di violenze finanziata dalla cooperazione italiana.
È un debutto assoluto per Gianna Fregonara, giornalista del Corriere, capocronista delle pagine romane. La moglie di Letta adesso si è autosospesa dall’incarico per motivi di opportunità. E per stare più vicina al premier, come in questo viaggio di tre giorni a Gerusalemme. Finora non si era mai vista accanto al marito. In Israele invece prima lo ha seguito durante gli incontri ufficiali, poi ha fatto un passaggio ulteriore. Una presenza discreta che ieri però ha assunto un ruolo più autonomo. Nessuna mise particolare su cui potranno “ricamare” i giornali di gossip. Fino a qualche anno fa, la Fregonara era dall’altra parte: a seguire da cronista le visite dei capi di governo, Berlusconi o Prodi. «La prospettiva cambia — racconta — . Ma ho avuto modo di vedere da vicino il bellissimo lavoro fatto sul campo dagli italiani».
A Hebron, una città dove la minuscola comunità ebrea e il grosso della popolazione palestinese faticano a trovare una convivenza pacifica, la missione TIP s’interpone tra i “litiganti” usando soprattutto le armi della persuasione. Non sorprende perciò che i militari donne abbiano percentuali impensabili in altri scenari. A Betlemme la casa famiglia “italiana” ospita le vittime di violenze familiari e sessuali. «C’erano già state Clio Napolitano e Paola Severino — racconta Fregonara — . Ho ascoltato le storie di queste donne. Hanno bisogno di avvocati, di imparare un lavoro, di reinserirsi nella società che a volte invece di proteggerle le condanna a una vergogna perenne».