Luigi Grassia, La Stampa 3/7/2013, 3 luglio 2013
ASSEGNI E CAMBIALI, UN 2012 ALLO SCOPERTO
L’Istat ha appena pubblicato l’indagine annuale sui titoli di credito protestati, cioè sulle cambiali, le tratte e gli assegni bancari e postali che sono risultati scoperti. La crisi economica si vede anche da lì?
Purtroppo sì. Risulta che nel 2012 i protesti sono risultati pari a 1.408.071, registrando un incremento dell’1,6% rispetto all’anno precedente. L’aumento di per sé non sembra eccezionale, però va considerato che interviene su una base di partenza già enorme, gonfiata dalla crisi negli anni scorsi: più di un milione e quattrocentomila protesti sono tanti su una popolazione italiana di 60 milioni. È come dire che in media l’anno scorso all’incirca un italiano su 40 ha ceduto alla tentazione di pagare con un titolo di credito a vuoto.
Qual è il valore totale delle cambiali, delle tratte e degli assegni a vuoto in Italia?
Il valore complessivo dei titoli protestati nel 2012 ammonta a 3 miliardi 396 milioni e 176 euro. Da notare un dato statistico che sembra in controtendenza e invece rafforza il messaggio: la somma di 3,39 miliardi risulta in calo del 7,8% rispetto al 2011. Come mai? Dipende dalla minor quantità di ricchezza che circola nel Paese per colpa della recessione: si emettono sempre più titoli di credito a vuoto per somme sempre più piccole che non si riesce a pagare. L’importo medio dei titoli protestati l’anno scorso è risultato pari a 2.411,94 euro.
Che cosa sono esattamente le cambiali, le tratte e gli assegni?
La cambiale è un titolo di credito che serve a rimandare il pagamento di una somma in denaro; insomma, è un impegno a pagare in futuro. La tratta è un tipo speciale di cambiale mentre gli assegni non sono pagamenti differiti ma diretti, corrispondono a soldi liquidi; ma questo, ovviamente, solo se sono coperti, cioè se sul conto corrente bancario o postale ci sono soldi a sufficienza.
E che cosa sono i protesti?
Sono gli atti - atti pubblici, per la precisione - con cui si attesta che il debitore non è in grado o non vuole onorare la cambiale o l’assegno.
Come mai i protesti sono atti pubblici?
Perché è interesse del sistema economico e del suo buon funzionamento che si sappia in giro chi sono i cattivi pagatori; questa specie di gogna rende difficile o impossibile al protestato (che si tratti di un individuo o di un’azienda) ricorrere a nuovi crediti e danneggiare altri. La cattiva pubblicità che il protestato rischia di fare a se stesso in questo modo è una forma di pressione che lo induce a non sgarrare.
Qual è la procedura in caso di protesto?
Ci sono alcuni pubblici ufficiali, detti «ufficiali levatori», che sono abilitati a redigere il protesto. Si tratta degli ufficiali giudiziari competenti per territorio, dei notai o anche (ma solo in determinate circostanze) dei segretari comunali. Il creditore consegna il titolo a uno di questi «ufficiali levatori», che poi inviano un intermediario (il cosiddetto «presentatore», o nel caso del segretario comunale il “messo” del municipio) presso il domicilio del debitore per chiedere il pagamento o l’accettazione; a fronte del rifiuto, l’ufficiale redige il protesto, rendendo in questo modo esecutivo il titolo.
In concreto in che cosa consiste la pubblicità del protesto?
Consiste nella pubblicazione dei suoi estremi in un registro informatico che le persone fisiche e le aziende possono consultare per verificare la solvibilità degli individui e delle società che chiedono la loro fiducia e magari non la meritano. Gli ufficiali levatori trasmettono alla Camera di commercio competente per territorio, entro il primo giorno di ogni mese, l’elenco dei soggetti protestati nel mese precedente. Entro 10 giorni dalla trasmissione dell’elenco, la Camera di commercio inserisce i protestati nel registro informatico. Il protestato resta iscritto per cinque anni, ma può esserne cancellato prima, se gli è stata concessa la riabilitazione. Se si tratta di assegno il protestato viene inserito in un apposito archivio informatizzato degli assegni bancari e postali e delle carte di pagamento istituito presso la Banca d’Italia.
L’effetto del protesto si risolve nella gogna informatica?
No, il protesto è un titolo esecutivo e fa decorrere gli effetti civili tipici dell’inadempimento (interessi di mora e possibilità di procedere al pignoramento previo precetto); inoltre serve a esercitare la cosiddetta azione di regresso. Se si tratta di un assegno il protestato iscritto nell’elenco della Banca d’Italia subisce anche il divieto di emettere assegni per sei mesi.
Come si riabilita il protestato?
Deve dimostrare al tribunale di aver saldato il debito e di non averne fatti altri (in ogni caso deve essere trascorso almeno un anno dalla levata di protesto); se il tribunale dà via libera, il protestato può chiedere alla Camera di commercio di cancellarlo dal registro informatico.