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 2013  luglio 03 Mercoledì calendario

MONGOLIA GASATA DAL BOOM MINERARIO

C’è un tesoro immenso in Mongolia, nel deserto dei Gobi, che ha a che fare con il settore minerario. E, soprattutto, con la campagna elettorale ingaggiata dal presidente uscente e dal suo sfidante, che ha visto la riconferma di Tsakhiagiyn Elbegdorj con il 50,23% dei voti. Il suo avversario, Badmaanyambuugiin Bat-Erdene, si è fermato al 41,5%.
La Mongolia ha conosciuto negli ultimi tempi un notevole sviluppo economico: l’anno scorso il pil è cresciuto del 12,3% e l’anno prima l’incremento era stato addirittura del 17,5%.
Il punto chiave è dato dalle concessioni minerarie, perché il territorio, soprattutto nel deserto dei Gobi, è ricco di materie prime, a cominciare dal carbone. Elbegdorj, in campagna elettorale, aveva promesso di rinegoziare gli accordi con i colossi internazionali del settore per ottenere condizioni più vantaggiose, spinto da un’opinione pubblica sempre più desiderosa di girare a proprio beneficio le ricadute positive dell’affare minerario. Proprio qualche giorno prima delle votazioni era stata dilazionata per l’ennesima volta la partenza dell’attività produttiva nella grande miniera di Oyu Tolgoi da parte di Rio Tinto. Ciò aveva provocato l’ira del colosso anglo-australiano e degli investitori internazionali. Si tratta di un progetto da 6,2 miliardi di dollari (4,8 mld euro), di cui il governo mongolo detiene il 34%.
Come spiegano alcuni osservatori, la miniera è diventata un problema politico: la ricchezza creata è reale, ma la popolazione non ne sperimenta i benefici. Nel cuore della capitale Ulan-Bator, da un decennio, con la scoperta dei giacimenti, è arrivato Louis Vuitton e sono spuntati grattacieli in gran quantità. Ma nei sobborghi del Nord aumenta a dismisura la povertà e in molti fuggono in città, alla ricerca di un avvenire migliore.
Uno dei mali più difficili da estirpare è però la corruzione. Se il presidente rieletto ha fatto parecchio per combatterla, ora occorre al più presto redistribuire la ricchezza. Ma anche fornire agli investitori di tutto il mondo un quadro certo nel quale muoversi, per far sì che gli ultimi anni di sviluppo non siano un episodio isolato. Oro, carbone e rame sono le uniche speranze di un paese con meno di 3 milioni di abitanti, che ha una superficie tripla rispetto alla Francia.