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 2013  giugno 30 Domenica calendario

RCS, ELKANN VUOL FARE L’EDITORE DELLA VALLE VA SU TUTTE LE FURIE

Il blitz di Fiat nel Corriere del­la Sera ha sorpreso tutti.
Compresi i protagonisti del riassetto Rcs. Con la mossa di ve­nerdí, quella di acquistare diritti d’opzione che daranno a Fiat fi­no al 20% del capitale del gruppo, John Elkann ha forzato la mano e si è candidato a essere il futuro lea­der di Rcs. Chi vorrà parteci­pare all’i­mpre­sa ora dovrà an­dare a Torino.
La mossa non è piaciuta a Diego Della Valle, azioni­sta con quasi il 9%,furioso per­ché si aspetta­va di condivi­dere anche in­sieme con Me­diobanca e In­tesa il futuro di Via Solferino, tutti sullo stes­so piano. Men­tre non è di­spiaciuta affat­to in Piazzetta Cuccia e al suo ad Alberto Nagel, che hanno visto in Elkann chi ha finalmente messo fuori la testa (e preparato 90 milioni), candidan­dosi ad avere ruolo e responsabili­tà. Mentre sorpresi, ma favorevolmente, sono stati anche i fondi di private equity che potrebbero avere un ruolo in futuro, come Clessidra di Claudio Sposito o Investindustrial di Andrea Bono­mi, che potrebbe anche entrare ri­levando una quota dalla stessa Fiat più avanti. In ogni caso, que­sta mossa chiude la fase uno, quella del salvataggio del grup­po, con l’aggiunta imprevista dell’arrivo di un candidato leader.
Dopodiché i punti sono due. Il primo: perché la Fiat è salita nel Corriere ? La risposta riguarda Elkann. Il nipote dell’Avvocato è deciso a fare l’editore, forse a esse­re ricordato per questo, per pas­sione personale e nel rispetto del­le volontà del nonno, ristabilen­do definitivamente un rapporto speciale tra la famiglia Agnelli e il primo quotidiano del Paese (pla­sticamente rappresentato dalla telefonata tra Elkann e il presiden­te della Repubblica, Napolitano, che ha preceduto il blitz).
Il momento è propizio perché la crisi economica ha rimescola­to le carte della grande borghesia del Nord. Intorno a Mediobanca si erano raccolte, in Rcs, quelle famiglie industriali che vedevano nel patto di sindacato del Corrie­re, da un lato l’iscrizione a un club esclusivo, dall’altro la protezione politica al proprio business. Gruppi come Pesenti o anche Pi­relli hanno visto ridimensionarsi le proprie ambizioni imprendito­riali. Altri come Ligresti sono implosi. La diversificazione nell’edi­toria, con gli scopi di cui sopra, ha perso significato. Mentre la Fiat ha trovato Marchionne e ha sapu­to cavarsi d’impaccio cambian­do tavolo, andando a giocare ne­gli Usa, e così è restata in campo. Solo per questo oggi Elkann può prendere l’iniziativa e farlo anc­o­ra e sempre a nome degli Agnelli.
Già pensando probabilmente a passare il 20% del Corriere da Fiat a Exor. Il secondo punto è però co­me passare alla fase due.
L’editore Elkann, con Rcs, si tro­va di fronte non solo a un’azienda affossata da investimenti sballa­ti, come l’avventura spagnola. Ma anche a un settore, quello dell’editoria, di fronte alla sfida inde­cifrabile della rivoluzione multi­mediale. Si è parlato di fusione con La Stampa, già di Fiat: non ci crediamo. Pensiamo, piuttosto, a un gruppo moderno con forti presenze territoriali nel Nord-Ovest (Stampa in Piemonte, ma­gari Secolo in Liguria) e grandi sinergie nei gangli più costosi della fliera editoriale.
In ogni caso per fare questo, an­che al netto di eventuali cessioni (la Spagna? I periodici?) serviran­no partner: Exor da sola non può farcela. Serve almeno una banca che resti nel nocciolo (Intesa?); serve il private equity; serve forse anche un partner straniero (Mur­doch? Axel Springer?). E forse an­che Della Valle: oggi i due sono troppo distanti, ma il tempo stempera tutto.