VARIE 1/7/2013, 1 luglio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - ULTIME SUL DATAGATE
ROMA - Si dichiara "sorpreso" sul datagate europeo il ministro della Difesa Mario Mauro, ospite di un videoforum a Repubblica Tv condotto da Laura Pertici. L’eventualità che le ambasciate europee, compresa quella italiana, fossero spiate a Washington e New York "è tutta da verificare", dice il ministro. Ma se fosse vero, "i rapporti tra Italia e Usa sarebbero compromessi". "Se siamo alleati - continua Mauro - se siamo amici non è accettabile che qualcuno all’interno di questo rapporto si comporti come una volta faceva l’Unione Sovietica con i suoi paesi satelliti". Un tema su cui questa mattina è intervenuto da Zagabria anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che aspetta "risposte soddisfacenti dagli Stati Uniti" sulla questione definita "spinosa". E ai giornalisti che gli chiedevano se avesse notizia delle indiscrezioni di stampa che davano notizia di operazioni di spionaggio nei confronti delle ambasciate italiane negli Usa, il presidente ha replicato: "Non ho notizie di questo tipo, potete chiedere al ministro degli Esteri se ha informazioni".
Missioni militari italiane all’estero. A proposito delle missioni militari italiane all’estero, il ministro Mauro affronta la questione dell’Afghanistan: "Ci sono delle condizioni in cui il ’fattore deterrenza’ è necessario per contenere i conflitti e perseguire l’obiettivo della pace. Siamo da dieci anni in Afghanistan, ma anche da 20 anni in Bosnia e da 15 in Kossovo. Nel 2014 la nostra missione in Afghanistan terminerà, ma è impensabile lasciare quel paese proprio nella fase di stabilizzazione democratica. Si debbono fare distinzioni, ma il tema della pace passa sempre attraverso l’obbligo della democrazia. L’Italia è chiamata a fornire elementi utili per trovare soluzioni di pace".
Alla domanda se cinquatatrè vittime italiane in AfgHanistan non siano un motivo sufficiente per ripensare la nostra presenza in quel paese, Mauro risponde: "Anche una sola vittima ci deve far riflettere. L’obiettivo della nostra presenza è contenere i conflitti. A partire dal 1° gennaio 2015 la missione in Afghanistan diventerà un supporto alla opportunità di far crescere il paese e farlo evolvere in un contesto democratico. Ad oggi il nostro contingente è composto di 3200 uomini. Alla fine del 2014 prevediamo che ne rimarranno non più di 1800. Il numero preciso verrà stabilito nel corso gli incontri tecnici con gli altri stati che partecipano alla missione".
Il dibattito sugli F35. Il ministro interviene poi sulla questione dei cacciabombardieri F35, dopo la decisione del Parlamento di procrastinarne l’acquisto di sei mesi. "L’investimento sull’aeronautica militare - spiega Mauro - è cominciato nel 1998, con il governo D’Alema, c’è l’ ovvia evidenza di riflettere sul fatto che quando vengono dismessi degli strumenti militari dell’areonautica ci si deve chiedere se si vuole ancora dare il contribuito dell’areonautica militare per la difesa del paese. Certo la contingenza economica è imprescindibile. E’ stato già ridotto il numero di mezzi da acquisire, da 131 a 90, per un totale di circa 11 miliardi. Abbiamo 256 aerei che vanno in pensione, vanno sostituiti e nell’arco di 20 anni ne arrivano 90, più moderni e tecnologici. Tutti i guasti rilevati fino ad oggi sono stati rilevati sui prototipi degli F35. E’ utile pensare e riflettere sul fatto che li stiamo comprando, ma il Parlamento è sovrano e in qualunque momento può decidere se invece di 90 e meglio averne 50 e decidere se avere un’aeronautica all’altezza di svolgere il suo ruolo". Il ministro Mauro ha poi spiegato che ad oggi "per lo sviluppo del programma sono stati spesi tra gli 800 milioni e un miliardo di euro". E questo ci permetterà anche di avere nel nostro Paese "un ritorno in termini di posti di lavoro".
L’aut aut di Monti e la tenuta del governo. Si passa poi alla politica interna. Il ministro Mauro commenta, in quanto esponente di Scelta Civica, le dichiarazioni di Mario Monti che ha minacciato di uscire dalla maggioranza, se l’esecutivo non mette in atto un cambio di marcia: "Questo è un governo di scopo, obbligato ad essere coraggioso, ha messo insieme quelli che insieme non possono stare per fare cose fuori dal comune, altrimenti è sprecato". "So bene quanto è difficile realizzare questo - ha aggiunto Mauro- e la proposta di Monti è particolarmente rilevante: c’è un contratto finalizzato al conseguimento di importati scopi entro la fine della legislatura. Per raggiungere questi risultati serve un senso di leale collaborazione con il governo, non ci si può comportare come partito di lotta e di governo, questo mette in crisi l’esistenza stessa dell’esecutivo".
Il ministro condivide la riflessione di Monti sulla necessità di accelerare i tempi e conclude: "Ci siamo dati un termine entro la fine dell’estate per affrontare una serie di nodi, stiamo lavorando molto bene con il ministro Saccomanni in tema di tagli per recuperare le risorse. Il rapporto nel governo è buono, e anche con la maggioranza".
Legge elettorale. Sembrava una priorità assoluta fino a pochi mesi fa, adesso la riforma della legge elettorale sembra essere passata in secondo piano. Sull’argomento Mauro si limita ad osservare che "il nuovo sistema elettorale è una parte integrante del complesso delle riforme costituzionali che si va delineando. Il presidente Letta ha detto con chiarezza che noi puntiamo a realizzare le riforme costituzionali, qualora ci fosse malafede da parte dei partiti nulla impedirà il Parlamento di fare una riforma elettorale in tempi più contenuti". E conclude: "Prima di gettare la spugna dico ’facciamo le riforme della Costituzione’".
La vicenda dei marò. Oggi si chiuderà l’istruttoria e potrà essere avviato il processo per i due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusati di aver ucciso due pescatori indiani. Mauro garantisce che il governo italiano metterà in campo una trattativa per farli tornare a casa. "Venerdì si riunisce il gruppo dei ministri che segue la vicenda - assicura il ministro - e secondo le disposizioni che usciranno porteremo avanti la nostra trattativa. Questo caso è una priorità del governo che non può ritenersi soddisfatto se non arriva una soluzione equa e rapida".
REPUBBLICA.IT
NEW YORK - "Forniremo agli alleati europei tutte le informazioni che vogliono riguardo alle accuse di spionaggio" mosse agli Usa. Lo ha assicurato il presidente americano Barack Obama durante la sua visita in Tanzania, in riferimento alle notizie diffuse dal tedesco Der Spiegel, sulla base di nuove rivelazioni del datagate, secondo cui i servizi segreti americani hanno spiato le sedi diplomatiche dell’Ue e di alcuni Paesi europei in Usa.
Obama ha quindi rinnovato la difesa delle attività di intelligence Usa. "Tutti i servizi, compresi quelli europei, cercano di capire quello che succede nelle capitali del mondo attraverso fonti non giornalistiche. Perché proprio a questo servono i servizi di intelligence".
Il premier italiano Enrico Letta si è detto "confortato" dalle rassicurazioni di Obama, "possiamo avere fiducia che ci saranno dei chiarimenti. Non ho dubbi che questo avverrà e noi chiederemo che questo avvenga". Ma le nuove rivelazioni del datagate hanno generato forti inquietudini nella Ue, di fronte alla prospettiva che i terminali delle sedi diplomatiche dei suoi Paesi membri possano essere stati spiati dai servizi americani. Da un alleato ci si attende la massima trasparenza. Per questo la Commissione Ue ha dato mandato all’alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, di sollevare la questione ’Datagate’ con le autorità Usa a Bruxelles e a Washington, e si aspetta che gli Usa facciano "chiarezza". E che, appunto, siano "trasparenti come la Ue si aspetta dagli alleati".
Da Berlino tuona il governo: "Se le notizie di stampa sulla sorveglianza Usa sono vere, spiare gli amici è inaccettabile". Non usa giri di parole neanche il presidente francese Francois Hollande: lo spionaggio dell’Europa da parte degli Stati Uniti deve cessare "immediatamente. Non possiamo accettare questo tipo di comportamento tra partner e alleati. Gli elementi sono già sufficienti per chiedere loro delle spiegazioni". Il presidente francese avverte Washington: senza "garanzie", non ci saranno negoziati
sull’accordo di libero scambio tra Ue e Usa.
Prima che Obama parli, il segretario di Stato Usa John Kerry, incalzato dalle richieste di spiegazioni che arrivano da più parti, è costretto a una prima presa di posizione: "La ricerca delle informazioni sugli altri Paesi non è inusuale". Kerry ha visto la Ashton, capo della diplomazia Ue, ma ha evitato di fare un commento diretto sulla controversia suscitata dallo scandalo delle intercettazioni.
Kerry ha sottolineato di non poter commentare le accuse specifiche perché è stato all’estero. Secondo le ultime clamorose rivelazioni del Guardian, che cita documenti fatti filtrare dall’ex collaboratore degli 007 Edward Snowden, gli agenti Usa sono riusciti a piazzare delle cimici persino all’ambasciata italiana a Washington, oltre a spiare le rappresentanze dell’Unione europea.
"Ashton ha discusso (il tema, ndr) con me oggi e abbiamo deciso di rimanere in contatto. Ho accettato di cercare di scoprire esattamente di che cosa si tratta e condividerò le mie conclusioni", ha detto Kerry dopo l’incontro con il capo della diplomazia Ue. "Dirò che ogni Paese nel mondo impegnato in affari internazionali e di sicurezza nazionale, intraprende molte attività allo scopo di proteggere la propria sicurezza nazionale e tutte le informazioni che ne possano contribuire. Tutto quello che so è che questo non è inusuale per numerosi Paesi".
Una presa di posizione molto dura è arrivata oggi, in un videoforum a Repubblica Tv, dal ministro della difesa Mario Mauro: "Se le accuse del datagate fossero confermate, sarebbe compromessa la credibilità dell’alleanza con gli Usa".
’’Se è vero che le ambasciate europee sono state spiate ci sarà un inevitabile deterioramento dei rapporti con gli Stati Uniti. Sarebbe un fatto che paragonerebbe gli Usa all’Unione Sovietica’’. Il ministro delle Difesa sul caso Snowden
Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, comunica che da parte italiana nella giornata di ieri si è proceduto a effettuare un’immediata verifica con le controparti americane attraverso un intervento della Farnesina. Sono stati richiesti i necessari chiarimenti di una vicenda molto spinosa. Da parte americana si è provveduto sollecitamente a fornire assicurazioni che ogni chiarimento verrà effettuato sia nei confronti dell’Ue che degli Stati membri. "Siamo fiduciosi che nello spirito di collaborazione e amicizia che caratterizza il rapporto tra i due Paesi, verranno fornite tutte le informazioni e assicurazioni necessarie", ha concluso Bonino.
L’ex presidente del Copasir, Massimo D’Alema: "Si dice di cimici nelle nostre ambasciate, penso che siamo in grado di controllare se è vero o non è vero. Attendiamo che si compiano gli accertamenti. L’idea che gli Stati Uniti spiassero i loro alleati certamente non è simpatica, e crea un comprensibile malessere in Europa. Ho visto che Hollande ha detto che sino a quando non ci sono garanzie da questo punto di vista anche il negoziato con gli Usa per un’area di libero scambio deve essere fermato. La questione è seria".
Datagate, Obama: "A europei ogni informazione" Hollande: "Senza garanzie no libero scambio"
In sede Ue, il datagate è stato l’argomento di una riunione che il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha avuto con i capigruppo delle ’famiglie politiche’ rappresentate nell’Eurocamera prima dell’apertura della plenaria. Al termine, Schulz si è detto "profondamente scioccato" per rivelazioni che "infliggono un duro colpo alle relazioni" tra Usa e Ue. In apertura della plenaria lo stesso Sculz ha detto di aver chiesto spiegazioni all’ambasciatore Usa presso la Ue e di aver incaricato la Commissione Libertà Civili di seguire la vicenda. Ha poi definito "inaccettabile" che la Ue sia spiata visto che "non prepara attacchi terroristici contro gli Usa".
Anche la nuova presidenza lituana della Ue, che comincia oggi, chiede chiarimenti agli Usa: sono "alleati politico ed economici" ma "occorre che facciano chiarezza su questa situazione, ci servono risposte ufficiali".
Nel frattempo, seguendo il filo di una iniziativa concordata tra i paesi membri dell’Unione europea, protestano Belgio e Grecia. Il ministro degli Esteri belga, Didier Reynders, ha ’invitato’ l’ambasciatore Usa in Belgio, Howard Gutman, "a dare spiegazioni" sul caso Datagate. Attraverso un portavoce, il ministero degli Esteri di Atene fa sapere di non riuscire "a comprendere le informazioni inerenti la sorveglianza, tra le altre, delle missioni diplomatiche greche da parte dei servizi di un paese amico e alleato. I servizi greci hanno già cominciato a esaminare queste informazioni e i chiarimenti necessari saranno chiesti in funzione dell’esito".
In Austria, il ministero degli Esteri ha convocato per domani pomeriggio, l’ambasciatore Usa a Vienna, William Eacho, per chiarimenti "rapidi ed esaurienti". Il ministro Michael Spindelegger aveva definito "inaccettabile" lo spionaggio operato dalla Nsa in Europa.
SNOWDEN - REPUBBLICA.IT
MOSCA - I presidenti si sono accordati. Vladimir Putin e Barack Obama hanno affidato ai servizi, Fsb e Fbi, il compito di regolare il caso di Edward Snowden, bloccato nel terminal E dell’aeroporto di Mosca ormai da una settimana. Senza passaporto, senza documenti, senza neanche più l’Ecuador a voler prendere in considerazione una sua eventuale domanda di asilo politico. "Di lui si occuperanno il direttore della Fsb Alexandre Bortnikov e quello dell’Fbi Robert Mueller. Troveranno un contatto, e le soluzioni", ha dichiarato il capo del Consiglio russo per la sicurezza nazionale Nikolaï Patrouchev. "Naturalmente Putin e Obama non hanno una soluzione pronta che vada bene a entrambe le parti e così hanno ordinato a Bortnikov e a Mueller di tenersi in costante contatto per trovare soluzioni", ha spiegato. E già oggi Stati Uniti e Russia hanno tenuto colloqui di "alto livello" sull’estradizione di Snowden, ha confermato Obama, in visita in Tanzania. In ogni caso, ha detto Putin, se la talpa che ha scatenato lo scandalo "datagate" vuole rimanere in Russia smetta almeno di diffondere segreti degli Stati Uniti.
Snowden è con le spalle al muro. Secondo quando riporta il Los Angeles Times, ha chiesto asilo politico a 15 Paesi, consegnando la lista al ministero degli esteri russo. "Si tratta di una mossa disperata dopo il ’no’ dell’Ecuador", ha commentato una fonte del ministero russo. E tra i governi cui l’ex contractor della Nsa ha fatto richiesta c’è quello russo.
Uno spiraglio però c’è. Il destino di Snowden sarà tra i temi che domani Putin e il presidente venezuelano Nicolas Maduro affronteranno incontrandosi nella capitale russa. Nei giorni scorsi Maduro si era detto disponibile a concedergli asilo politico a Caracas. Ma anche Putin ha detto di non sapere nulla sulla possibilità per Snowden di partire da Mosca con una delegazione che partecipa al summit dei paesi esportatori di gas, tra i quali il Venezuela.
E’ chiuso nel Capsule Hotel dell’aeroporto Sheremetyevo. Al sicuro, sosteneva Julian Assange qualche giorno fa dal suo rifugio nell’ambasciata ecuadoriana a Londra. "Non sono un traditore", continua a ribadire Snowden e lo avrebbe fatto perfino nel documento consegnato alle autorità russe in cui chiede asilo politico ad almeno 15 Paesi. "Snowden - afferma una fonte russa citata dal ’Los Angeles Times’ - spiega come le sue azioni siano dettate dal desiderio di aprire gli occhi del mondo sulle flagranti violazioni da parte degli Stati Uniti non solo nei confronti dei cittadini americani, ma anche verso i cittadini della Ue e degli alleati della Nato".
Eppure Snowden a Mosca o nel terminal non è mai stato visto. Da quando ha lasciato Hong Kong per raggiungere la Russia il 23 giugno non ha lasciato traccia e le notizie sono faticosamente messe insieme ogni giorno tra nuove rivelazioni e nuovi nodi che ingarbugliano inesorabilmente la matassa. Contrariamente a quanto dichiarato dalle autorità di Mosca, sarebbe infatti stata la Russia a ostacolare i tentativi dell’Ecuador di concedergli asilo politico. Lo hanno denunciato fonti interne al governo dell’Ecuador "con diretta conoscenza del caso" secondo le fonti, l’Ecuador aveva piani dettagliati per il trasferimento di Snowden, ma Mosca li ha fatti saltare, rifiutandosi di lasciarlo partire.
Il soggiorno dell’analista di 29 anni nel limbo dell’aereoporto di Mosca "potrebbe durare a lungo" e in fondo "è la soluzione teorica più comoda per tutti", ha spiegato Kirill Koktysh, docente di teoria politica all’università di Mosca Mgimo. "Da quella zona è possibile aprire personalmente i canali con qualsiasi paese" ha detto il professore. "Teoricamente nessuno può impedire a Snowden di farlo. E se ha bisogno di un passaporto, l’albergo è attrezzatissimo", ha aggiunto con un sorriso. La questione è in impasse. "Sono tutti interessati che la permanenza a Sheremetyevo si protragga a lungo".
I responsabili dell’intelligence Usa continuano a sostenere che l’incarico di Edward Snowden in seno alla Nsa era quello di "amministratore di sistemi". Vale a dire, il tecnico incaricato di mantenere in attività i computer. In realtà, come ha rivelato lo stesso Snowden al Guardian, il suo ultimo incarico è stato quello di "analista delle infrastrutture", un dettaglio che le autorità Usa hanno evitato di citare. E’ quanto fa notare il New York Times, spiegando che un analista di infrastrutture della Nsa è incaricato di individuare nuovi metodi di intercettazione delle comunicazioni telefoniche e via Internet. Le sue mansioni, inoltre, rileva il quotidiano, spiegano come sia potuto entrare in possesso dei documenti top secret che hanno svelato le attività della Nsa e innescato una grave crisi politica e diplomatica per l’amministrazione Obama.
La sua fuga, l’intera storia di Snowden è già un film. Quattro amici cineasti di Hong Kong l’hanno già girato, battendo Hollywood sui tempi. Il film che hanno fatto dura cinque minuti. "E ’stato molto emozionante essere il primo a produrre effettivamente qualcosa sull’argomento", ha dichiarato Edwin Lee, il regista e montatore del film-video intitolato ’Verax’ e pubblicato su YouTube.