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 2013  giugno 30 Domenica calendario

L’ETERNA TENTAZIONE DI “CONTROLLARE” GLI ALLEATI


All’inizio è stato Echelon, poi si è arrivati ai «Five Eyes» passando per le denunce britanniche di intrusioni franco-tedesche e il frigorifero del capostazione della Cia a Tel Aviv rovistato dagli 007 israeliani: lo spionaggio fra i Paesi dell’Occidente è dalla fine della Guerra Fredda motivo di costanti fibrillazioni fra alleati per ragioni che sovrappongono concorrenza industriale e indagini top secret.

Quando a marzo del 2000 l’Europarlamento pubblica il rapporto sul sistema Echelon, accusando le nazioni anglosassoni di aver creato un sistema di spionaggio planetario a danno anche dell’Unione europea, l’ex capo della Cia James Woolsey risponde pubblicamente, senza negare nulla: «Sì è vero spiamo i nostri alleati ma non per i motivi che credete voi». Per il rapporto di Strasburgo Echelon è stato creato dalla «National Security Agency» americana assieme ai partner di Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda per monitorare «ogni comunicazione» al fine di appropriarsi di «segreti industriali europei» mentre Woolsey ribatte che la rete di satelliti anglosassoni serve per «condurre indagini top secret e combattere la corruzione» in tempi rapidi, incompatibili con la burocrazia delle cancellerie diplomatiche.

La tempesta inter-atlantica è tale da obbligare Washington e Londra a svelare alcuni dei segreti di Echelon ai partner europei più feriti dalle rivelazioni Berlino e Parigi - ma nel 2009 l’MI5 britannico si prende una rivincita pubblicando un dettagliato rapporto in cui si afferma che «il Regno Unito è sotto attacco da parte di 20 agenzie spionistiche straniere», a cominciare da quelle di Francia e Germania. «Siamo un obiettivo prioritario per l’intelligence di alcuni alleati della Nato» si legge nel rapporto, che attribuisce tali intrusioni alla «volontà di ottenere vantaggi materiali nei loro programmi militari, tecnologici, politici ed economici». Nel giugno di tre anni dopo il capo stazione della Cia a Tel Aviv torna a casa e rimane di stucco nel verificare che i suoi strumenti di comunicazione sono stati manomessi e perfino il cibo nel frigorifero è stato riordinato, quasi a confermargli l’intrusione avvenuta da parte del controspionaggio israeliano.

Nello scacchiere del Medio Oriente, Langley considera gli alleati israeliani «la principale minaccia di controintelligence» e questo è anche il motivo per cui l’ex direttore della Cia George Tenet minacciò le dimissioni quando il presidente George W. Bush gli ventilò l’ipotesi di liberare Jonathan Pollard, l’ex analista dell’Us Navy condannato all’ergastolo nel 1987 per aver passato ad Israele informazioni riservate raccolte dai satelliti militari.

L’ombra di Echelon torna ad affiorare in occasione del recente G8, quando «The Guardian» pubblica informazioni ottenute da Edward Snowden sullo spionaggio avvenuto da parte dell’alleanza «Five Eyes» ai danni di tutte le delegazioni del G20 in occasione del summit londinese del 2009. I «Cinque Occhi» sono la versione elettronica aggiornata della vecchia sorveglianza satellitare che debuttò ai danni degli alleati dopo la fine della Guerra Fredda e spingono i leader repubblicani del Congresso a chiedere alla Casa Bianca «quanto gli alleati britannici sanno dei nostri segreti industriali e militari».

Ciò che colpisce è come la risposta della Nsa alle accuse degli europei continua a essere quella che Woolsey diede al Parlamento europeo: «La commissione Aspin-Brown del 1996 appurò che noi americani apprendiamo il 95 per cento dei segreti commerciali da fonti pubbliche, se Parigi vuole mandare una missione a Washington ben venga».

Ovvero: siete voi che ci spiate di più.