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 2013  aprile 25 Giovedì calendario

SINFONIE IN ROSSO (E NERO)

Francesco Zizola ha viaggiato per quindici anni sulle strade di ventidue paesi lontani, dalle piantagioni di canna da zucchero in Brasile alle rive del Nilo, per finire in un club riservato ai soli gentiluomini in via delle Coppelle a Roma. E ha scattato migliaia di fotografie. Una selezione di questi scatti è in mostra fino al 28 aprile presso il Museo di Roma in Trastevere (piazza S. Egidio 1B). A chi visita l’esposizione, intitolata «Uno sguardo inadeguato», forse verrà in mente quella che il celebre fotoreporter presentò una decina di anni fa nello stesso museo. All’epoca aveva raccolto le immagini di un altro giro del mondo, ma dedicato ai bambini. In «Born Somewhere» (nati da qualche parte), aveva documentato la condizione dell’infanzia rigorosamente in bianco e nero. «Sentivo la necessità di raccontare questo mondo con una visione diversa, anche critica, della nostra società. E i bambini, tutti i bambini, anche quelli nati in un ambiente di ricchi, gridavano la domanda di un futuro migliore». Nella nuova serie di immagini si ha l’impressione di rivedere quei bambini cresciuti, e uno spiraglio di speranza nei colori brillanti che ogni tanto esplodono su fondi di un bruno fangoso. Come la sinfonia di rossi che illumina la montagna di palloncini al guinzaglio di un venditore ambulante sulla spiaggia Copacabana a Rio de Janeiro. Tuttavia, anche in queste immagini «a colori» è il nero a prevalere. Sono nere come la propria ombra gli uomini e le donne in controluce che attraversano una piazza; nera la mitraglietta in primo piano che qualcuno punta alla testa di qualcun altro, nero il fumo dell’incendio scoppiato dopo un bombardamento, nero come quello che faceva paura agli eroi di Omero il mare che sembra voglia inghiottirsi due ragazzi in bermuda a fiori.Lo «sguardo inadeguato» del titolo allude a una riflessione dell’autore sul suo essere fotogiornalista e sulla propria responsabilità di fronte alle vicende che racconta. Deanna Richardson, che ha curato la mostra, dice che «la fotografia di Zizola continua a rivelare l’anima dei luoghi in cui i suoi occhi hanno imparato a guardare». Lui ripete che ha appreso il linguaggio fotografico dai racconti del padre sulla seconda guerra mondiale e sulla sua infanzia segnata dalla paura dei bombardamenti. È convinto che una buona fotografia giornalistica abbia molto a che fare con il rispetto che il fotoreporter ha del suo mondo e dei suoi abitanti.
Lauretta Colonnelli