Andrea Gennai, Plus 24 - Il Sole 24 Ore 15/6/2013, 15 giugno 2013
WALL STREET E LA BOLLA DEGLI ACQUISTI A LEVA
La Borsa statunitense sale e gli americani si indebitano sempre di più per comprare azioni. Un fenomeno che nelle ultime settimane ha registrato un’impennata e in passato livelli simili hanno sempre scatenato violente correzioni a Wall Street. Il fenomeno, denominato tecnicamente margin debt, ha toccato il record di 381 miliardi di dollari alla fine di aprile. Non si tratta di un classico finanziamento per comprare azioni: gli investitori, retail e istituzionali, acquistano titoli a leva (con un impegno finanziario inferiore all’interno valore dei titoli). Fino a quando la Borsa sale, l’effetto ricchezza è palpabile, ma quando la Borsa viene giù scattano le vendite "forzate", al di sotto di certi livelli. Una sorta di domino che amplifica i crolli sui listini.
«Storicamente negli Usa il mercato finanziario viene considerato come una attività lavorativa a tutti gli effetti anche da parte degli investitori privati - spiega Roberto Malnati, gestore di Global Opportunity Investments di Lugano -. La leva è dunque uno strumento di lavoro. Il margin debt è sui massimi storici e questo avviene in un momento particolare perché siamo alla vigilia di una regolamentazione del ricorso alla leva finanziaria da parte degli istituti bancari. Quando arriverà la prossima richiesta di deleveraging l’impatto potrebbe essere molto forte». Secondo il gestore c’è un altro indicatore da monitorare con attenzione ed è quello delle inadempienze sulla carte di credito. «Con l’accesso al debito più facile - aggiunge Malnati - il tasso di inadempienza è sceso ai minimi storici, poco sopra l’1% e l’accesso al credito personale è estremamente facilitato. In pratica il debito viene rimborsato accendendo nuovi debiti con soggetti differenti. Basterebbe un piccolo segnale per far invertire la tendenza e livelli bassissimi di inadempienza hanno sempre coinciso con importanti massimi in Borsa».
La sensazione, su vari fronti, è che il mercato sia tirato e che basti una piccola miccia per innescare correzioni. Nonostante questo, tra tutti i mercati azionari, Wall Street resta ancora il preferito da molti gestori, visto che le alternative degli emergenti o dell’Europa offrono veramente poco in questo momento. Per Enrico Vaccari, vice responsabile investimenti di Consultinvest, «più che sul tema dell’indebitamento i riflettori del mercato in questo momento sono puntati sulle banche centrali e sui tassi di interesse. Non vedo in rischio di un cambio imminente di exit strategy da parte della Fed, anche perché i dati ultimi non fotografano un’economia così in salute. Un allentamento del quantitative easing potrebbe avvenire solo a partire da dicembre. Continuo a preferire Wall Street rispetto all’Europa perché negli Usa c’è una sorta di rotazione settoriale. Hanno stornato i titoli legati alla tecnologia e gli investitori stanno puntando sui titoli industriali e ciclici. Se calcoliamo che il 75% della ricchezza finanziaria mondiale è detenuta in bond, e solo una piccola parte in azioni, ci sono margini per un trend positivo nel medio termine a favore dell’equity e la Borsa Usa è tra le più liquide».