Antonio Massari, il Fatto Quotidiano 15/6/2013, 15 giugno 2013
UN ALTRO GENTILUOMO VICINO A GIANNI LETTA
Barbara Matera – disse Silvio Berlusconi nel 2010 - l’ho conosciuta tramite Gianni Letta: è fidanzata con il figlio di un prefetto, un amico di Letta, ed è laureata e bellissima”. Al di là degli apprezzamenti sull’avvenenza, e sul cursus honorum dell’ex signorina buonasera, oggi europarlamentare Pdl, Silvio Berlusconi rivelò un dettaglio che oggi diventa interessante: il prefetto amico di Letta, infatti, si chiama Francesco La Motta. Parliamo dell’uomo arrestato ieri per aver dirottato milioni di euro, del ministero dell’Interno, in un fondo estero. Non è la prima volta che il “cerchio magico” di Gianni Letta incappa in seri guai giudiziari. Basti pensare a Guido Bertolaso : appena due mesi fa, per l’ex capo della Protezione Civile, la procura di Roma, ha chiesto il rinvio a giudizio pcon l’accusa di corruzione nell’inchiesta sui Grandi Eventi. Ieri invece, il gip dell’Aquila Giuseppe Romano Gargarella, ha disposto per Bertolaso un supplemento d’indagine nell’inchiesta connessa al processo alla Commissione Grandi rischi. E il 7 marzo 2009, il Ros, di Firenze intercetta Letta e Bertolaso mentre scoprono che l’Ue, sul G8 alla Maddalena, ha aperto una procedura d’infrazione. Il sottosegretario Letta non chiama per infuriarsi. E Bertolaso non sente di doversi giustificare. Anzi. “Scusami se ti disturbo – dice Letta - ma mi chiama Antonio Tajani per dirmi che ha saputo che Dimas (commissario dell’Ue, ndr) apre una procedura di infrazione sulla Maddalena... mi ricordo male o tu eri amico di Dimas? (…) Gli vuoi fare una telefonata tu, o debbo attivare l’Ambiente che evidentemente, dice Tajani, non ha saputo difenderti a dovere?”. “Ambiente non ci difende mai – risponde Bertolaso - e poi lì ci sono quei pochi Verdi ambientalisti, in Parlamento Europeo, che fanno la loro e poi in ambasciata purtroppo c’è ancora le gente che c’ha messo Pecoraro e che la Prestigiacomo ancora non è riuscita a togliere...”.
Interessanti anche le conversazioni con Angelo Balducci, l’ex provveditore alle opere pubbliche, già condannato in primo grado, dal tribunale di Roma, per l’appalto della caserma dei Marescialli di Firenze: tre anni e 8 mesi di reclusione. Con Balducci, prima che quest’ultimo ne fosse espulso, Letta condivideva l’alto rango di Gentiluomo di sua Santità. I due, a dirla tutta, erano in compagnia proprio di Francesco La Motta, anch’egli Gentiluomo al servizio del Papa. È sempre il Ros di Firenze a scoprire che Letta, parlando con Balducci, gli raccomanda un Consigliere di Stato - Alessandro Botto - per finanziare i lavori di una chiesa. “C’è da me – dice Letta - un carissimo amico, che è il consigliere Botto, e mi viene a parlare di una cosa che sta nel mio cuore da 30 anni (...) vorrebbe venire (…) a far vedere un bellissimo progetto, e lei gli dà una mano...”. Strettissimi, poi, i rapporti con Luigi Bisignani: condannato – nell’inchiesta denominata “P4” – per favoreggiamento, associazione per delinquere, rivelazione di segreto e corruzione. Letta viene interrogato dai pm Henry John Woodcock, Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli, come persona informata sui fatti, proprio per i suoi rapporti con Bisignani. E risponde: “L’ho conosciuto quarant’anni fa, il padre era molto amico del mio direttore del Tempo Angiolillo, poi ho conosciuto la madre, il fratello Giovanni e poi anche Luigi... Sono stato testimone di nozze, unitamente a Lamberto Dini, di Luigi Bisignani. È una persona estroversa, brillante e ben informata, è possibile che qualche volta dica più di quello che sa...”. E infatti, la procura di Napoli, spstettava che fosse così ben informata da aver rivelato, proprio a Letta, l’esistenza dell’indagine in corso.
Concludiamo con Alberto Aleotti, novantenne patron della casa farmaceutica Menarini, che il 4 febbraio 2009 si recò in visita da Letta. Intendeva consegnargli una lettera, che il sottosegretario avrebbe dovuto inoltrare a Berlusconi, affinché l’ex premier si sensibilizzasse alla causa aziendale: la missiva conteneva uno studio sulla casa farmaceutica e sugli impatti di alcune leggi, che in quei tempi, stavano entrando in vigore. Appena due giorni fa, Lucia e Giovanni Alberto Aleotti, figli del patron della Menarini, sono stati rinviati a giudizio, a Firenze, con l’accusa di evasione fiscale, riciclaggio e – solo per Lucia Aleotti - di corruzione. L’accusa: la Menarini avrebbe gonfiato il prezzo dei farmaci e truffato lo Stato.