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 2013  giugno 15 Sabato calendario

“PARLO CON SOCRATE E CON FEDERICO II”

«V ivi secondo natura. Asseconda il mondo. Vivi come se fosse l’ultimo giorno della tua vita, ma progetta come se dovessi vivere per l’eternità».

Cita gli antichi stoici. E i profeti. E i santi. E papa Francesco. Brunello Cucinelli, il re del cachemire, firma di punta del lusso made in Italy, sussurra gridando, o grida sussurrando, mentre parla con il suo accento umbro e gli occhi accesi di entusiasmo, come un visionario naïf. Fisico sportivo, sessant’anni che sembrano quaranta, origini modeste, è un imprenditore atipico e di clamoroso successo, forse un modello - rigorosamente non imitato. Lo scorso autunno ha diviso con i suoi dipendenti i 5 milioni di utili venuti dalla quotazione in borsa. E da quasi trent’anni ha stabilito la sede della sua azienda non in un anonimo capannone, ma nel trecentesco castello di Solomeo, vicino a Perugia, accuratamente restaurato e dotato di un anfiteatro e di un teatro da 200 posti di cui finanzia l’intera stagione.

Cucinelli sorride e invita a sorridere. Cammina nei boschi. Pratica il nuoto e lo yoga. E legge, legge ogni giorno. Come nasce questa passio­ ne? «Nasce con le grandi discussioni del bar. La vita del bar del paese, dopo una cert’ora, è solo fatta di discussione - politica, donne, economia, religione… E chi aveva fatto studi scientifici, chi classici, chi come me aveva studiato da geometra: così, quando a un certo punto qualcuno citava Kant o Schopenhauer, io non potevo rispondere. Allora sono andato a ricercare Kant. All’inizio era difficilissimo, quasi impossibile. Però mi aveva colpito questa bellissima frase, quando dice che due cose lo lasciano ammirato: “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”. Rivedevo in quella legge morale mio padre che mi spronava sempre a comportarmi bene, a mantenere la parola data. Da Kant sono passato a Socrate e così mi sono innamorato della Grecia. E oggi posso dire che i libri mi hanno indicato la strada della vita. Ma anche, da adulto, che la vita mi ha fatto capire i libri». Qual è il suo primo libro im­ portante? «Il primo che mi ha indicato la via: le Memorie di Adriano della Yourcenar. Avevo 24-25 anni. Ed ero affascinato da questo imperatore che dice di sentirsi responsabile delle bellezze del mondo, e quando un amico gli chiede: Adriano, fin quando vivrà la nostra Roma?, lui risponde: fin quando vi saranno uomini coraggiosi che si faranno uccidere per i grandi valori dell’uomo. Ma ogni libro per me importante l’ho affrontato minimo tre volte, ogni volta sottolineando una frase diversa. Adesso sto affrontando per la terza volta Boezio, la sua Consolazione : è meraviglioso, condannato a morte ingiustamente da Teodorico, chiede aiuto alla filosofia. E sto per l’ennesima volta ritornando ai Ricordi di Marco Aurelio». L’imperatore filosofo. So che possiede un suo busto. «Oh sì, non solo di Marco Aurelio. Ne ho molti, sì sì… di Socrate, Obama, Aristotele… Conosco quattro scultori anziani e da qualche anno mi faccio fare tutti ’sti busti dei grandi uomini. Li metto in casa, nel giardino… e non ci crederete ma parlo con loro. L’altra sera discutevo – mia moglie mi dice: ma mi pari un po’ matto – discutevo con Costantino – quest’anno sono 1700 anni dall’editto del 313: ma dico, ma di dove ti sei preso ’st’idea, il valore del sogno… E Federico II, che ho davanti in un altr’angolo, imperatore cristiano che appena eletto va a Gerusalemme e dice al sultano: perché non possiamo essere amici? Io lo trovo bellissimo».

I suoi autori? «Sono tre quelli che mi hanno cambiato la vita. Uno è Marco Aurelio, appunto, che guida l’impero e nel contempo crede nella pietas romana, che è tolleranza, rispetto. Un altro è Socrate, che sa di non sapere e crede nel valore del dialogo. Il terzo è san Benedetto, che nel VI secolo, un momento super difficile, insegna a essere “rigoroso e dolce, esigente maestro e amabile padre”». Quanto tempo dedica alla let­ tura? «A un giornalista non dovrei dirlo, ma io leggo poco i giornali. E non guardando neppure la televisione, c’ho un’oretta e mezzadue ore al giorno. Ecco, non sono attratto dalla quotidianità, ho sempre pensato che la quotidianità rischia di uccidere l’uomo, e noi in questi tempi siamo più presi dall’informazione che dalla conoscenza, abbiamo poco tempo per pensare, dedichiamo poco tempo all’altrui persona». Perché non cita mai i pensato­ ri del ’900? «Devo dire che li trovo un po’ difficili. Sì, mi è sempre piaciuto Gramsci, adesso ho affrontato Michelstaedter. Ma mi è molto più facile seguire Aristotele, Rousseau, Voltaire, Platone».

Quanti libri legge in un anno? «Guardi, io ho moltissimi libri, più o meno tremila, ma per leggere intendo anche una sola frase. Ci sono certe parole, certe frasi che ti cambiano la vita». La sua come è cambiata? Co­ me si traducono nell’attività di imprenditore gli insegna­ menti dei suoi filosofi? «San Benedetto dice: cura ogni giorno la mente con lo studio, l’anima con la preghiera e il lavoro. E suddivide le ore della giornata. Noi in azienda dopo le 5 e mezzo non si può lavorare, perché gli essere umani devono tornare a casa, riposarsi, e se si riposano il giorno dopo sono più creativi, come sostiene Rousseau. Poi per esempio abbiamo una bacheca dove se uno trova una bella poesia, un bel pensiero, li attacca lì. Facendo assemblee ogni due-tre mesi, cerchiamo di discutere un po’ di tutto, come va l’azienda, cosa pensiamo del mondo…».

Un clima olivettiano. «Io ho conosciuto Olivetti da grande, e l’ho stimato moltissimo. Ma all’inizio mi sono ispirato a mio padre, che veniva offeso al lavoro e non riusciva a capire perché. È stato questo il punto di partenza. A me piace che le persone si sentano bene in un clima sereno, abbiano l’opportunità di dire ciò che vogliono, nell’ambito di certe regole, che sono scritte nella mente di chi lavora con me. Da noi non si timbra il cartellino alle 8, ma alle 8 siamo tutti puntuali».

L’utopia realizzata… «Sì, io credo nel rispetto e nella dignità, ho sempre pensato che l’essere umano che viene trattato con rispetto ti possa dare tutto quello che ha».

Lo dica a qualche suo collega. «Guardi, proprio stamattina ricordavo a una ragazza, che era un po’ giù, il passo della Bibbia dove Ezechiele chiede a una sentinella: sentinella, quant’è lunga la notte? E la sentinella con un sorriso risponde: non è né lunga né corta, ma l’aurora sta per arrivare. Ecco, io credo che stiamo vivendo in un momento magico per l’umanità. Purché non volgiamo le spalle alla povertà, per-

ché altrimenti tutto cambia. Chi siamo noi? Papa Francesco, appena eletto, ha esortato: siate custodi del creato. Noi siamo custodi pro tempore . Ma l’aurora sta per arrivare. Io sono seriamente convinto che per il mondo, per l’Europa e per l’Italia il miglior periodo debba ancora venire».

Mah… «Le cito ancora Marco Aurelio. Quando sta per affrontare una delle ultime battaglie con i Germani, non sa quali parole trovare per i suoi uomini. Poi scende al campo e dice unicamente: o miei stimati uomini dell’impero romano, domani Roma ha bisogno di voi. Oggi l’Italia ha bisogno di noi esseri umani, dobbiamo tornare a credere nei grandi ideali: politica, religione, spiritualità. Dobbiamo tornare a investire nella dignità, nel rispetto per il lavoro altrui. Io lo trovo un momento bellissimo per la nostra umanità. Ma bello davvero. I nostri figli avranno un mondo meraviglioso. Son convinto».