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 2013  giugno 15 Sabato calendario

BABY STRANIERI CHE PRENDONO L’AMERICA ALLA LETTERA

"Animia", tuona la voce di Dio e la bambina sul palcoscenico trema. Può ripetere? "Animia", ripete con sinistra pazienza la voce incorporea. "Animia....animia...", mormora la bambina deglutendo e bagnandosi le labbra e poi si butta: "A-N-E-M-I-A". Ha! Sbagliato! Sentenzia l’onnipotente con un’ombra di sadica soddisfazione. La bambina è caduta nella trappola che lui le aveva aperto sotto i piedi, ha confuso una rarissima condizione neurologica, la "animia", con la ben più conosciuta e banale "anemia".
Con l’ombra di un singhiozzo in gola, la sconfitta corre dietro le quinte, per chiedere conforto proprio a quei genitori aguzzini che le hanno inflitto ore e ore quotidiane di vocabolario a memoria, nella speranze di sopravvivere a quella tortura annuale e legalizzata che è il concorso nazionale di "spelling". La gara per scoprire chi, fra bambini e bambine riesca a compitare correttamente parole astruse, che non useranno mai nella loro vita di adulti.
È un calvario annuale che mi riporta al giorno nel quale mia figlia, scelta come "campionessa" dalla sua scuola media, fu iscritta a una finale regionale e la vinse pure, parola dopo parola, mentre il padre e la madre soffriggevano a fuoco sulla sedia. Appena finì di sillabare correttamente l’ultima parola, "autochtonous", la ragazzina marciò via dal palcoscenico e dichiarò con occhi di fuoco (presi dalla mamma): "Mai più". E mai più fu. Anche se avesse vinto i 30 mila dollari della borsa finale, sarebbe rimasta orfana di padre stroncato da infarto del miocardio.
Sono decine di migliaia, invece, le famiglie che sottopongono i propri virgulti al tormento di apprendere meccanicamente parole mai sentite. Non per i soldi - 30 mila dollari, 24 mila euro circa sono una saporita sommetta, ma non cambiano la vita - per l’orgoglio, per l’ambizione genitoriale. Soprattutto, per il desiderio di mostrarsi migliori della gente che li ha accolti.
Sono ormai esclusivamente bambini e bambine di origine straniera a vincere il concorso nazionale di spelling. In questo 2013, ha vinto Arvind Mahankali, che ha azzeccato tutte le lettere della parola "knaidel". Facilissima, per un bambino ebreo cresciuto in una famiglia dove si parli lo yiddish e si consumino questi involtini chiamati appunto knaidel, ma non per un tredicenne indiano cresciuto a Queens. Forma di giustizia poetica per lui, che nel 2011 e 2012 era stato eliminato su due atroci parole tedesche, "Schwannoma", un tipo di tumore (ci mise una "n" di meno, e "Jugendstil", uno stile artistico, tradito da una "y" che non c’era).
Lo spelling, nella lingua inglese, è una trappola, come sa chi cerchi di impararlo e pronuncrialo. Le stesse lettere si pronunciano in modo diverso. "Bush", cespuglio, conserva la "u" e a volte diventa anche Presidente, ma in "rush", affrettare, la "u" diventa simile alla "a". In più,contro questi sventurati adolescenti vengono sparate espressioni di lingue straniere assorbite e riconosciute nel grande ventre onnivoro dell’uso accettato.
Cadono come mosche su parole di musicologia italiana come "appoggiatura", la tecnica per far vibrare le note, su mostruosità di biologia marina quali "cyanophycean", un’alga verde blu, su lontane allusioni storiche come "sanculottic", o "panjandrum", una superbomba sperimentata dagli inglesi nella Seconda Guerra. E magari tracollano poi su "cipollino", pronunciato con una sola "l", nonostante la proliferazione virale degli show di cucina. Giusto castigo per americani che non riescono a dire (o a cucinare) un risotto, sempre "rissoto".
Otto degli ultimi dieci vincitori sono stati figli di immigrati indiani, e quattro degli ultimi cinque erano bambine, forse a conferma della schiacciante superiorità delle femmine in materia di linguaggio, come ogni marito o fidanzato distrutto dopo una discussione può attestare. Di questo, ormai da quando la mia bambina scampò a una eliminatoria, posso leggere, possono scrivere, ma non posso più guardare, perché aborro ogni forma di tortura. Il giorno in cui ascolterò un giudice chiedere a un bambino lo spelling di "Supercalifragilisticexpialidocious" telefono a Mary Poppins e li denuncio alla Corte dell’Aja.