Laura Putti, D - la Repubblica 15/6/2013, 15 giugno 2013
NATALIE SULLA VETTA DI LE MONDE
All’ingresso del palazzo super moderno, da un decennio sede di Le Monde, campeggia una lynotipe. L’ingombrante monumento-reliquia non stona in quel posto, sebbene nel suo progetto l’archistar Christian de Portzamparc non l’avesse forse previsto. Quando, tra la fine dei Settanta e i primi Ottanta, quella macchina di piombo e inchiostro simbolo della stampa quotidiana venne dismessa per fare posto al digitale, Natalie Nougayrède era appena adolescente. Ma, oggi, a 46 anni, è la prima donna a dirigere Le Monde (nono direttore dalla sua fondazione nel 1944), con l’incarico di traghettare il giornale verso un destino sempre più numerico. Anche se lei sente di appartenere alla generazione di giornalisti che fatica a liberarsi della carta stampata.
L’ufficio del direttore di Le Monde è un’ampia sala con pochi mobili. Nuda, più che austera. La scrivania è in fondo accanto ai finestroni dai quali arriva la luce del XIII arrondissement, non lontano da Place d’ Italie. C’è poi il lungo tavolo attorno al quale ogni mattina alle sette e mezza siedono vicedirettori, caporedattori e caposervizio del quotidiano. "Alla riunione del mattino siamo tra le dodici e le quindici persone. Tra le dieci e un quarto e le dieci e mezza il giornale è fatto. Arriverà nelle edicole tra l’una e le due del pomeriggio. A mezzogiorno abbiamo la riunione per il giornale dell’indomani", dice Natalie Nougayrède.
È una bella ragazza dai colori nordici che, dal primo marzo, ogni mattina si sveglia alle cinque. Tutto in lei è sottile: il portamento, lo sguardo azzurro e diretto, il naso affilato, la bocca. Verrebbe da pensare che la timidezza sia un suo serio problema, se non sapessimo che è stata una formidabile cronista sul campo e una corrispondente coraggiosa. Nel 2008 ha anche avuto il piglio di tenere testa a un ministro degli Esteri. Bernard Kouchner si vendicò allora di un ritratto poco condiscendente facendola scortare fuori dalla polizia, persona non grata, durante una riunione di ambasciatori. Appena si accenna alla sua vita privata il suo viso avvampa. Perché nel 2005 ha deciso di lasciare Mosca e di ritornare stabilmente a Parigi? La risposta è asciutta. "Per ragioni familiari". Il riserbo rende il personaggio ancora più interessante.
Dov’era la sua timidezza, madame, quando in una notte di gennaio scrisse la lettera di candidatura alla direzione di uno dei più importanti quotidiani d’Europa? "Ho avuto voglia di una svolta. Nella vita e nel mio rapporto con il giornale", dice mentre come un’onda sulla spiaggia il rosso si ritira piano piano dal suo viso. "La decisione di fare una scelta radicale, audace, inattesa. Sapere che ero capace di farla. La voglia di difendere questo giornale. Lo dico senza problemi: ho un vero patriottismo d’impresa verso Le Monde. Per questo mi sono disinibita, anche se avevo mille ragioni per non scriverla, quella lettera: nessuna esperienza in management, una carriera più sul campo che in redazione. Mi rendo conto di tutte queste cose, sono una persona lucida. Ma, mi sono detta, gli inconvenienti potrebbero diventare un vantaggio e con un po’ di carattere, un po’ di determinazione, mi posso lanciare nell’avventura. Perché questa è un’avventura. La grande della mia vita".
Più che un’avventura, un’impresa titanica nella quale Natalie Nougayrède è in buona compagnia, poiché la scomparsa della carta stampata vaticinata anni fa dal New York Times investe i direttori dei giornali di tutto il mondo. A tutti è chiaro che Internet è la vera, possibile, forse unica edicola del futuro. La neo direttrice è arrivata proprio quando Le Monde stava iniziando a puntare sul digitale mobile e ad aprirsi a nuovi campi economici. "Oggi siamo il primo sito di informazione in Francia. Il giornale è in rete dalla metà degli anni 90, e all’inizio degli anni 2000 abbiamo iniziato a proporre abbonamenti per leggere il nostro quotidiano via internet. Abbiamo più di 110mila abbonati al giornale digitale e puntiamo ai 200 mila".
E aggiunge dettagli: "Il 14 maggio abbiamo lanciato il Journal Tactile enrichi, concepito per tablet. Adesso solo in iPad; presto anche nella versione Android. Sappiamo che il comportamento dei lettori cambia rapidamente e che i giovani comprano sempre meno carta. Nel 2012 il numero dei clic sul giornale mobile - tablet e telefoni - è aumentato del 45 per cento. Puntiamo molto sulla mobilità; la crescita è lì. Il Giornale Tattile si sfoglia come un libro e accontenterà anche i lettori che non si rassegnano alla graduale scomparsa della carta. Sono più che mai convinta che anche in una rete piena di troppe informazioni non verificate sia possibile offrire la qualità, l’indipendenza e l’informazione approfondita che sono da sempre il marchio del giornale".
Natalie Nougayrède è arrivata in una redazione sconvolta dalla morte del suo predecessore, Erik Izraelewicz, avvenuta nel novembre del 2012. "Izra", come lo chiamavano, aveva 58 anni e da neanche due era direttore. L’ha stroncato un infarto, proprio mentre era in redazione. Era stato eletto con il 75 per cento dei voti dei colleghi (lei arriverà all’80 per cento), e aveva gettato le basi del cambiamento. Aveva creato un magazine, un’edizione weekend a più sezioni: cultura, scienza, geopolitica, e un supplemento settimanale economico. Dal 29 aprile quel supplemento, Eco & Entreprise, è diventato quotidiano. Spiega la neo direttrice: "Le Monde è letto da uomini d’affari, da dirigenti, da imprenditori. Era importante dare loro un giornale di riferimento. Questo non vuole dire che sia un supplemento riservato soltanto a chi capisce di economia. Siamo giornalisti, non professori o banchieri. Raccontiamo argomenti difficili in maniera facile. Raccontiamo le storie della gente".
Lei ha cominciato così. Il suo primo articolo in assoluto, apparso nell’89 su Libération, era un’intervista a un pastore romeno che si era battuto contro il regime di Ceausescu. Lo incontrò in Transilvania e attraverso la sua storia semplice ne raccontò una ben più complessa. Il viso chiaro si fa rosso fuoco. L’articolo sul pastore farà parte della sfera personale. Continua sul professionale. "Questo ci differenzia da un’informazione secca. Non lo dico perché sono una donna, ma credo che i dossier più complicati diventino accessibili se raccontati dalle storie della gente, da situazioni concrete. Nella storia di un imprenditore un lettore può riconoscersi e ritrovare fiducia in un momento economicamente difficile come il nostro. Sono rimasta sconvolta nel leggere alcuni sondaggi nei quali risulta che più del 70 per cento dei lettori dei giornali francesi ritiene che la stampa sia al servizio del potere, di tutti i poteri, compreso quello economico. È un problema per i media in generale ed è importante per Le Monde essere un punto di riferimento per una informazione solida. Ritrovare un equilibrio con i suoi lettori".
Come si fa a mantenersi distanti dal potere quando i proprietari del giornale che lei dirige sono un banchiere (Matthieu Pigasse), un industriale delle telecomunicazioni (Xavier Niel) e l’ex amministratore delegato della Yves Saint-Laurent (Pierre Bergé)? "Nel mio percorso professionale sono stata ossessionata dall’indipendenza e dall’ambizione di un giornalismo di qualità. Qualità e rigore sono le parole chiave del mio modo di fare questo mestiere. Pigasse, Niel e Bergé avevano un’ambizione: comprare Le Monde, e lo hanno fatto. Hanno deciso di investire denaro in questo giornale e nessuno nega che il loro arrivo abbia dato alla testata i mezzi per andare avanti. Grazie a loro il mio predecessore ha potuto mettere in atto una politica editoriale, assumere nuovi giornalisti e creare i supplementi. Ma che ognuno resti nel suo ruolo".
Pierre Bergé si è indignato per la scelta di ospitare una pagina pubblicitaria contro il "matrimonio per tutti", quello tra omosessuali, lui che aveva appoggiato da sinistra la legge Toubira. "Non se l’è presa con me: si è espresso pubblicamente. Le Monde è sempre stato d’accordo con la posizione di Bergé verso il mariage pour tous, ma un giornale indipendente ospita anche una voce contraria. Lo ripeto: ognuno stia nel suo ruolo". Dopo tre mesi ha capito quale è il suo? "Lo affronto giorno per giorno con umiltà, cercando di essere all’ascolto. Non costruisco il giornale tutti i giorni, scrivo più o meno un editoriale alla settimana. Passo da un incontro, da una riunione all’altra. Ho un gruppo di direttori straordinario (Vincent Giret condirettore, Michel Guerrin e Rémy Ourdan vicedirettori) del quale mi fido completamente. Diciamo che per gli anni a venire mi sono data una missione: preservare l’altissima qualità dell’informazione di Le Monde, mantenerne l’indipendenza e consolidarne il modello economico mirando al digitale. Queste sono le tre sfide".
E il resto della vita, signora Nougayrède? Rosso fuoco. Un sorriso appena accennato, lo sguardo a terra. "È questa, la vita".