Sergio Bocconi, Corriere della Sera 14/06/2013, 14 giugno 2013
RCS MEDIAGROUP. VIA ALL’AUMENTO DI CAPITALE
Partirà lunedì prossimo l’aumento di capitale di Rcs Mediagroup, che si concluderà il 5 luglio. Ieri il consiglio del gruppo che pubblica il «Corriere della Sera», si è riunito nel pomeriggio a Borsa chiusa per decidere le condizioni della ricapitalizzazione.
L’aumento sarà di massimi 421 milioni. Fino a 400 attraverso l’emissione di azioni ordinarie al prezzo unitario di 1,235 euro, nel rapporto di opzione di 3 titoli ogni uno posseduto, con uno sconto sul terp, cioè il prezzo teorico ex diritto, di circa il 30% calcolato sulla base della media dei prezzi ufficiali registrati fra l’11 e il 13 giugno, pari a 3,298 euro; fino a 21 milioni con nuove azioni di risparmio di categoria B allo stesso rapporto e con lo stesso sconto.
Il consiglio presieduto da Angelo Provasoli ha inoltre approvato l’accordo di garanzia relativo alle sole azioni ordinarie che verrà sottoscritto da Banca Imi e Bnp Paribas, in qualità di joint global coordinator, Ubi, Mediobanca, Commerzbank, Banca Aletti, Banca Akros e Crédit Suisse securities. Gli istituti si sono impegnati a sottoscrivere l’eventuale inoptato fino a 184,5 milioni. Inoltre, si legge nel comunicato diffuso al termine del board, «sono pervenuti alla società impegni da parte dei soci pari a oggi a 195,5 milioni e quindi l’aumento risulta già garantito fino a 380 milioni. Eventuali ulteriori impegni di soci andranno a ridurre la parte al momento non garantita». Infine il board ha approvato la sottoscrizione del contratto di rifinanziamento del debito in scadenza con Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Bnp Paribas, Bpm e Mediobanca per complessivi 600 milioni.
A questo punto la «parola» passa ai grandi soci. Sulla carta pare che alla fine l’inoptato possa essere limitato. Il patto, che vincola il 58,1% del capitale, si è impegnato a sottoscrivere per oltre metà dei 380 milioni che, con la garanzia delle banche del consorzio, sono già assicurati. Oltre poi agli azionisti che si sono impegnati a seguire l’operazione, è possibile che il gruppo Pesenti, socio partecipante all’accordo parasociale con il 7,42%, sottoscriva una parte della quota di competenza e che l’imprenditore della sanità Giuseppe Rotelli, primo azionista con il 16,6% fuori patto, aderisca per una gran parte, se non integralmente. Prevale ancora l’incertezza invece su cosa deciderà di fare Diego Della Valle, che ha attivamente criticato piano e architettura della ricapitalizzazione e che nell’assemblea del 30 maggio ha votato contro dopo un intervento di spiegazione letto del suo rappresentante. Mercoledì ha scritto una nuova lettera al consiglio e al collegio sindacale di Rcs. Facendo riferimento a indiscrezioni di stampa, che indicavano toni meno accesi rispetto al passato, ieri l’imprenditore della Tod’s ha precisato che nella comunicazione, «il cui oggetto è significativamente “aumento di capitale e valutazione azione di responsabilità”» ribadisce «tutta la linea critica fin qui tenuta» e lamenta che «nessuna risposta convincente è stata data ai problemi» da lui sollevati «negli ultimi mesi e riassunti nell’intervento dell’avvocato Erede all’assemblea» del 30 maggio.
Concluso l’aumento di capitale, che considerati i no a seguire l’operazione di Generali (3,7%), Merloni (2%) e Benetton (5%) potrebbe registrare alla fine un inoptato non superiore al 20%, si passerà a una fase successiva. Prima dal consiglio, quindi da Provasoli e anche dall’amministratiore delegato Pietro Scott Jovane in assemblea, è stato sottolineato l’auspicio che si consolidi un «rapporto di coesione fra tutti i principali azionisti del gruppo» e che il «futuro, da conquistare,richiede determinazione e apertura, anche all’affinamento del piano: vi sono ampi spazi per innestare, nella realizzazione del piano, nuove iniziative» anche «con strategie di portafoglio» che hanno obiettivi di mobilitare interessi e competenze imprenditoriali nuovi e il conseguimento di sinergie anche con appropriate collaborazioni industriali». In particolare Provasoli ha dunque aperto a una «fase due» post aumento da mettere a punto con l’apporto di tutti i maggiori azionisti.
Sergio Bocconi