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 2013  giugno 14 Venerdì calendario

LE SEQUENZE SONO DI TUTTI O DI CHI PAGA PER AVERLE? HANNO VINTO I PAZIENTI

Ha vinto il buon senso e la tradizione libertaria dell’Occidente. I geni umani non possono essere brevettati. Solo materiale genetico modificato in laboratorio può essere oggetto di brevetto. Questa la tanto attesa, ma per me scontata, decisione della Corte Suprema Usa. La decisione, presa all’unanimità, mette fino a una ridda di discussioni fatte più o meno in buona fede negli ultimi tempi.
Di che si tratta? Da quando la genetica è divenuta così importante per la gestione della salute umana e più in generale per l’economia, si era posto il problema della brevettabilità delle sequenze dei diversi geni umani, che via via si andavano determinando nei vari laboratori del mondo, soprattutto dopo il sequenziamento completo del nostro genoma. Queste sequenze, in sostanza, sono patrimonio di tutti o solo di qualcuno che ha pagato per averle? Se sono di tutti, chiunque le può utilizzare, a fini diagnostici o di preparazione di farmaci. Se sono solo di qualcuno, solo questo qualcuno è autorizzato a lavorarci e gli altri, se vogliono usufruirne, devono pagare.
È abbastanza chiaro che alcune grosse industrie farmaceutiche facevano il tifo per la brevettabilità, così avrebbero avuto l’esclusiva su un gene o su un gruppo di geni, e avrebbero potuto lavorarci senza l’assillo della fretta e della pressione di altri possibili concorrenti. Ma sarebbe stato una sorta di furto, la sottrazione di conoscenze da un patrimonio comune, che deve essere a disposizione di tutti.
Dall’altra parte ci stanno idealmente i pazienti e i loro medici, che desiderano ardentemente fare tesoro di queste conoscenze, anche se magari al momento non possiedono i fondi e le attrezzature per lavorarci. Quindi tutti sono potenzialmente impegnati nella ricerca sui geni e sul genoma.
È chiaro però che non tutti sono in grado di fare certi tipi di studi e di applicazioni, ed è giusto che chi li sa fare ed è disposto a spendere per questo venga protetto da un brevetto, perché tutto il mondo produttivo funziona così. Giusto quindi liberalizzare i geni in quanto tali e, nello stesso tempo, assoggettare a brevetto le operazioni che hanno portato a modificarli per raggiungere questo o quello scopo.
D’altra parte è noto che sono brevettabili solo i prodotti dell’ingegno e quelle metodologie e quelle procedure atte a condurre a un prodotto materiale finito. Assurde erano, secondo me, le pretese che anche questi prodotti finali non fossero brevettabili. Sarebbe crollato tutto l’edificio della cosiddetta Ricerca e Sviluppo, termine così poco usato dalle nostre parti, ma di bruciante attualità nel mondo anglosassone.
Che cosa cambierà dopo questa sentenza? Secondo me niente, ma si potrà lavorare tutti più tranquillamente e forse più proficuamente. Per ottenere cosa? Prodotti diagnostici in primo luogo, per diagnosi confermative, differenziali, precoci o prenatali, per diagnosi predittive o esplorative e per cercare di determinare tutte le associazioni fra le diverse malattie genetiche e le predisposizioni che ancora non conosciamo. Per produrre farmaci curativi o palliativi, vaccini e antisieri, per allungare la vita umana e migliorarne la qualità.
La conoscenza oggi è sempre più un patrimonio, immediato o a più lungo termine. Occorre quindi liberalizzarla e farla circolare il più possibile. L’uomo dalla parte sua ha solo la conoscenza e la capacità di utilizzarla. Ne deve far tesoro quindi e non lasciarsi sfuggire le opportunità, per egoismo, per paura o per stupidità.
Edoardo Boncinelli