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 2013  giugno 14 Venerdì calendario

E IL NUOVO RAGIONIERE DELLO STATO METTE NEL MIRINO LE SPESE

Alla direzione centrale Analisi Economica, davanti a quella letterina allegata al testo del decreto sulla proroga degli incentivi per le ristrutturazioni, sono rimasti basiti. Mai nessuno, prima di allora, gli aveva chiesto di valutare l’effetto macroeconomico di un provvedimento ancora da prendere.
Finora, al Dipartimento del Tesoro, si erano limitati a fare le previsioni per i documenti di finanza pubblica. Ma con l’arrivo del nuovo ministro, Fabrizio Saccomanni, molte cose stanno cambiando. Al Tesoro, ma anche e soprattutto nella monolitica Ragioneria generale dello Stato, dove il neo ministro ha insediato un esterno di grande peso e di sicura affidabilità, come l’ex responsabile dell’Ufficio Studi della Banca d’Italia, Daniele Franco.
Il cambiamento cominciano a percepirlo anche i politici, gli stessi che da ormai da anni, da quando la finanza pubblica naviga in acque difficili, accusano la Ragioneria di opporsi sistematicamente a qualsiasi progetto di spesa.
I risultati rispetto al passato non è che siano granché diversi (spendere soldi che non ci sono è sempre proibitivo), ma è cambiato radicalmente l’approccio. Ogni cosa, come è successo per la proroga degli incentivi, viene valutata non solo e non più solo esclusivamente sotto il profilo dell’impatto contabile. Tesoro e Ragioneria si confrontano sull’effetto macroeconomico dei provvedimenti di spesa, così come su quello delle relative coperture, e non più solo su quello puramente contabile. Come sta accadendo in questi giorni su tutti i provvedimenti economici allo studio.
Così, per quello che riguarda l’Iva, si valuta l’effetto che avrebbe l’aumento dell’imposta sul gettito, ma anche sulla domanda interna, sui consumi, sul prodotto interno lordo, perfino sulla struttura della distribuzione commerciale. Dopo l’aumento dell’aliquota dal 20 al 21% del settembre 2011 il gettito Iva è sceso di un miliardo quello stesso anno e di 5 miliardi l’anno scorso. Con la recessione c’è il rischio che il nuovo aumento produca il medesimo effetto. Però quell’aumento è già scontato nel bilancio di quest’anno e del prossimo, e per i conti pubblici vale 4 miliardi l’anno, anche se ci sono forti dubbi che quel gettito possa davvero entrare nelle casse dello Stato.
Sull’Iva un orientamento definito ancora non c’è. L’istruttoria, come quella sull’Imu e su tutte le altre esigenze di spesa, è ancora in corso. Saccomanni ha avviato una ricognizione approfondita di tutte le spese previste dalla legislazione in vigore, e che anche se scoperte devono essere rifinanziate e di quelle previste nel programma di governo (Iva, Imu, pacchetto giovani, riduzione della tassazione sul lavoro). Un programma di spesa pubblica che supera allegramente i venti miliardi di euro e che potrebbe salire ancora per esigenze che prima o poi si verificheranno (il contratto dei dipendenti pubblici è fermo dal 2009, tanto per dirne una).
Inutile dire che quei venti miliardi di euro solo per le spese più immediate, a prescindere dalla Ragioneria o dal Ragioniere Generale, nel bilancio non ci sono. È solo cambiato un metodo. Oggi come allora, nelle ristrettezze di un bilancio ancora molto esposto ai rischi dei mercati, ed il risanamento ancora da consolidare, non ci sono grandi margini di manovra. Quei pochi che ci sono, però, il ministro dell’Economia intende sfruttarli fino in fondo. Una volta definita la lista della spesa, la parola passerà ai leader dei partiti: è chiaro che tutto non si può fare, e si dovrà scegliere. Almeno, dice Saccomanni, lo si farà con cognizione di causa. Valutando costi e benefici di ogni singolo provvedimento.
Mario Sensini