Ferruccio Pinottii, Sette 14/6/2013, 14 giugno 2013
LA CARICA DEI NUOVI ESATTORI CHE SI TENGONO FINO AL 45% DELLE TASSE
Il caso più eclatante è stato quello della Tributi Italia di Giuseppe Saggese, che ha fatto sparire 105 milioni di tasse raccolte da 460 Comuni. Ma è paradigmatica anche la vicenda dell’ex sindaco di Cassano delle Murge (Bari) Giuseppe Leorale e del suo vice Luciano Giuliani, condannati con sentenza definitiva (insieme a quattro assessori) per abuso d’ufficio e costretti a restituire 230.000 euro al Comune.
I casi di esattori privati finiti nei guai sono ormai numerosi: dalla Soget di Pescara, condannata in Commissione Tributaria al risarcimento del danno esistenziale arrecato a due anziani coniugi; alla Censum di Bari, obbligata a risarcire 350mila euro al Comune di Parabita (Lecce) per rendicontazione inferiore agli incassi percepiti; alla Cosentina Sogefil accusata di aver fatto la cresta sui tributi in due Comuni (tre amministratori rinviati a giudizio per peculato). Anche la foggiana Gema ha vissuto problemi in Puglia (la si accusa di un “buco” da 21 milioni) e in Sardegna (sospesa dall’albo per accuse di peculato). Mentre la Duomo Gpa di Milano è stata oggetto di una contestazione nelle Marche, a Fano, per una pioggia di cartelle dovute al riconteggio degli oneri di urbanizzazione. Non commendevoli, poi, le performance della napoletana Romeo Gestioni che nel 2007 si aggiudicò, insieme con Montepaschi, l’accertamento e la riscossione delle multe nel capoluogo campano e che poi è stata coinvolta in un’inchiesta giudiziaria (con accuse di corruzione) che ha generato la revoca dell’incarico.
La casistica potrebbe continuare a lungo, a partire dai fasti degli esattori Ignazio e Nino Salvo, legati ad Andreotti ma anche organici a Cosa Nostra, che divoravano il 40% delle tasse siciliane. Eppure nonostante questo palmarès, 6.000 Comuni saranno costretti a lasciare Equitalia (dovevano farlo dal primo luglio, ma poi è scattata una proroga di sei mesi) affidandosi a privati per riscuotere somme che si aggirano tra gli 11 e i 13 miliardi di euro.
Sono tutti gli arretrati non ancora riscossi da Equitalia, anni di multe non pagate e di tributi non versati. Infatti Equitalia, come ha stabilito due anni fa il decreto Sviluppo, e dopo varie proroghe disposte da normative successive, non si occuperà più della riscossione dei tributi locali. Molti Comuni hanno però già lasciato Equitalia. Torino, per esempio, si è affidata alla Soris; Bologna per le riscossioni si avvale del supporto di Engineering e Poste Italiane.
Ma a prescindere dalla proroga appena concessa, resta il nodo del bilancio di questi anni che hanno segnato un duro attacco della politica a Equitalia, certo non scevra da errori. Con risultati più che discutibili: inchieste giudiziarie a parte, i nuovi esattori (si veda la tabella) trattengono fino al 30% (in casi estremi fino al 45%) dell’evasione recuperata, contro l’8% di Equitalia (e se il contribuente paga entro i 60 giorni dalla notifica della cartella, l’aggio a suo carico è del 4,65%, mentre la parte restante grava sull’ente creditore).
Quindi il ritorno ai privati appare più che discutibile. Non a caso in Germania la riscossione e il recupero dell’evasione sono affidati totalmente al sistema pubblico, nelle sue articolazioni centrali e locali.
L’amministratore delegato di Equitalia, Benedetto Mineo, commenta: «I Comuni dicono che saranno in grado di fare una riscossione più umana e meno onerosa. Vale la pena però di sottolineare che l’attività di Equitalia è regolata da leggi dello Stato a cui dovranno attenersi necessariamente anche le società di riscossione private a cui si rivolgeranno i Comuni». Equitalia «ha indirizzato sempre più la sua azione a cercare, all’interno delle norme, le soluzioni ai problemi dei contribuenti. Vanno in questa direzione, per esempio, i casi affrontati ai nostri sportelli d’ascolto attivi in tutte le province e gli interventi realizzati per agevolare i pagamenti a rate». Per quanto poi riguarda la presunta minore onerosità dei privati, rileva Mineo, «prevedere nuovi investimenti a carico dei cittadini per creare nuove strutture, con nuovo personale e mezzi tecnici per operare, rischia di aumentare i costi. Inoltre si rischia di non tener conto del know how dei dipendenti di Equitalia finora dedicati alla riscossione a favore degli enti locali».
Più aggressivi. I nuovi esattori come si difendono? Attilio Carrara, amministratore delegato di Fraternità Sistemi, la coop onlus (secondo molti espressione di Cl e Cdo, anche se i vertici negano, sostenendo di essere una realtà cattolica ma di non pagare più la quota associativa alla Compagnia delle Opere) che in questi anni ha fatto incetta di enti locali, dalla natia Brescia fino al Piemonte, al Veneto e alla Sicilia, aggiudicandosi 130 Comuni, spiega: «Il nostro aggio può arrivare al 30% sul riscosso, quindi su quanto recuperato dall’evasione, ma mediamente si attesta sul 24% e anche meno in certi casi».
Viene spontaneo chiedersi: qual è la convenienza a servirsi dei privati quando Equitalia percepisce solo l’8% su quanto effettivamente recuperato? Pronta la replica di Attilio Carrara: «Il vantaggio è nella percentuale di successo nel recupero dell’evasione: la nostra è di 10 volte superiore a quella di Equitalia. Quindi è possibile che noi siamo più cari di altri, ma garantiamo introiti maggiori alle casse comunali».
Alle accuse di scarsa efficienza Equitalia replica a Sette con le cifre: «Il riscosso di Equitalia è passato dai 3,8 miliardi del 2005 agli 8,6 del 2011, con una punta di 8,9 nel 2010. In cinque anni, Equitalia ha riportato nelle casse dello Stato oltre 40 miliardi di euro», afferma la società. Ed è difficile pensare a una maggiore incisività nella capacità di riscossione di Equitalia mentre i cittadini esasperati protestano per i pignoramenti e molte forze politiche (dal Pdl a Grillo e a settori della sinistra) chiedono la fine di Equitalia o il suo ridimensionamento.
C’è poi il problema della corruzione che gare d’appalto per la riscossione dei tributi poco trasparenti e affollate spesso innescano (a Brescia per esempio c’è stato un ricorso, seguito da lungo contenzioso). «La corruzione è anche nel pubblico, noi cerchiamo di vigilare sui nostri 207 dipendenti applicando le norme in materia della legge 231», replica l’ad di Fraternità Sistemi. Ma è vera anche la critica di chi sostiene che le gare d’appalto siano formidabile occasione di business per le società “vicine” alla giunta comunale di turno. Sia pubblico che privato, quindi, risultano arretrati e deficitari. E una riforma seria in materia di riscossione e lotta all’evasione si impone. Il duello sulle tasse degli italiani è solo agli inizi.