Alberto Mantovani, L’Espresso 14/6/2013, 14 giugno 2013
SCACCO ALLA MENINGITE
La recente comparsa, in Cina, di un virus influenzale fino ad oggi sconosciuto e aggressivo, H7N9, suscita preoccupazione. Al momento non sappiamo ancora se e in che misura diventerà una minaccia globale, ma è già scattata la corsa alla messa a punto di un vaccino in grado di fermare il virus.
Episodi come questo ci ricordano l’importanza di un’arma di difesa efficace al punto che, paradossalmente, quasi tendiamo a dimenticarcene dandola per scontata: i vaccini, l’intervento medico a basso costo che, più di tutti, ha cambiato la vita e la salute dell’uomo. Hanno permesso di sconfiggere malattie devastanti causa, nel secolo scorso, di disastrose epidemie e innumerevoli morti: stime dell’Organizzazione mondiale della sanità ci dicono che, entro il 2020, i vaccini utilizzati già oggi disponibili eviteranno 25 milioni di morti. Parliamo di 7 mila vite salvate al giorno.
"Estote parati", recita un vecchio motto ecclesiastico. "Siate pronti". Significa da una parte collaborare a livello internazionale per identificare rapidamente le eventuali nuove minacce e mettere in atto strategie di contenimento; dall’altra parte, concentrarsi sulla ricerca scientifica per sviluppare nuove armi diagnostiche e terapeutiche. Il nostro Paese è in prima linea: nella capacità sia di contribuire a tracciare le origini dei virus sconosciuti, sia di fare ricerca in Immunologia, e nel settore delle vaccinazioni in particolare. Una ricerca di frontiera, come quella portata avanti da Rino Rappuoli, che a Siena ha avviato un importante progetto, sostenuto dall’Unione europea (Aditec), mirato a porre le basi conoscitive per generare vaccini innovativi.
Ad esempio contro la meningite da meningococco, che affligge i paesi sia ricchi sia quelli in via di sviluppo: fra questi i paesi dell’Africa subsahariana noti come "fascia della meningite" per la frequanza di epidemie devastanti. Esistono diversi tipi di meningococco: quello di tipo C costituiva un flagello soprattutto in alcuni paesi nordici. In Inghilterra, in un anno su 1.500 persone ricoverate 150 morivano nel giro di 2 giorni e 400 portavano con sé gravi conseguenze (ad esempio amputazione di braccia o gambe) per tutta la vita. La somministrazione del vaccino, messo a punto in Italia, alla popolazione dai 2 mesi ai 18 anni di età ha portato alla totale scomparsa di questa malattia. Qui e in altre parti del mondo.
Ci auguriamo che abbia ugual successo anche il nuovo vaccino - anche questo sviluppato nel nostro Paese - recentemente approvato dall’Ema contro il meningococco B, che prestissimo sarà dispinibile anche in Italia. Si stima che questo agente infettivo ogni anno causi 500 mila casi di meningite, di cui l’80 per cento in Italia ed Europa occidentale, 50 mila morti e 125 mila danni permanenti. Nonostante questi successi, ci aspettano ancora numerose sfide. Prima fra tutte, condividere i vaccini con i paesi in via di sviluppo, che non hanno accesso neppure a quelli più elementari, ad esempio contro la diarrea infantile o la polmonite da pneumococco, e dove per questo ogni anno muoiono 2,5 milioni di bambini. Ancora, dobbiamo sviluppare vaccini innovativi che contribuiscano a debellare malaria, tubercolosi e Aids. È necessario dunque proseguire le ricerche per migliorare le nostre conoscenze sul funzionamento del sistema immunitario. Lo sviluppo di vaccini innovativi - non dimentichiamolo - è anche una salvaguardia contro la minaccia di nuove, future pandemie. Come afferma Rino Rappuoli, infatti, «i nuovi vaccini rappresentano l’assicurazione sulla vita per l’umanità del Terzo millennio».
Non solo contro i patogeni: un’altra importante sfida è quella contro il cancro. Oggi sono in uso clinico il vaccino contro l’epatite B, efficace per prevenire una considerevole quota di cancri del fegato, e quello contro il Papilloma virus (Hpv), che provoca il tumore della cervice uterina, il secondo cancro femminile più diffuso dopo quello della mammella.
E se i vaccini preventivi sono ormai realtà anche contro il cancro, la frontiera futura è rappresentata dai vaccini terapeutici, basati sull’identificazione e il riconoscimento, da parte del sistema immunitario, di strutture presenti sulla cellula tumorale, e sull’utilizzo di cellule sentinella capaci di scatenare la risposta infiammatoria. Per ora è una speranza, ma sulla quale si sta lavorando in tutto il mondo, compreso il nostro Paese.