Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 14 Venerdì calendario

NOI, I PENTITI DEL DATAGATE

In un quartiere di Washington, elegante, due uomini alti e dal piglio deciso si presentano a un appuntamento con "l’Espresso". Sulla cinquantina uno, vicino ai s ettanta l’altro . Entrambi cordiali. Dall ’intelligenza brillante. Uno ha i modi sciolti e energici dell’uomo di azione, l’altro è quieto, riflessivo, dall’aria più intellettuale. È settembre, nel 2012, e l’incontro avviene in presenza del loro avvocato in un ufficio a due passi dalla Casa Bianca: quando attaccano con il racconto sembra quasi di calarsi in un film di Robert Redford sull’America e il lato oscuro del potere.
Thomas Drake e Bill Binney sono due ex senior executive dell’agenzia americana National Security Agency (Nsa): grande tre volte la Cia, assorbe un terzo delle risorse di bilancio per l’intelligence, che nel 2010 hanno superato gli 80 miliardi di dollari. È «la più grande, la più costosa e la più tecnologicamente sofisticata organizzazione di spionaggio che il mondo abbia mai conosciuto», ha scritto il "New Yorker". Ed è l’agenzia finita questa settimana al centro delle cronache mondiali dopo che Edward Snowden - ventinovenne ex assistente tecnico della Cia poi passato a lavorare per la Nsa - ha passato al quotidiano inglese "Guardian" una serie di documenti top secret sul programma di intercettazioni di massa che è stato autorizzato da George W. Bush dopo l’11 settembre, ma che viene portato avanti ancora oggi dal presidente Obama. È il "Datagate": una sorveglianza globale su centinaia di milioni di telefonate, di mail, di pagamenti con carta di credito realizzate da cittadini statunitensi e non. Uno scandalo che sta investendo direttamente la Casa Bianca, accusata di avere spiato indiscriminatamente l’intera popolazione. E, stando alle notizie trapelate sui media, anche la Gran Bretagna, il Canada, la Nuova Zelanda e l’Australia avrebbero in qualche maniera collaborato con questa operazione di intelligence planetaria. È stata coinvolta anche l’Italia? Tutte le telefonate, le e-mail, le carte di credito degli italiani sono sistematicamente spiate dalla Nsa? È questo uno dei nodi che cerchiamo di sciogliere con Binney e Drake.
Bill Binney ha lavorato 36 anni alla Nsa, poi improvvisamente nell’ottobre del 2001 ha scelto di lasciare. È un tecnico, «uno dei migliori matematici ed esperti di crittografia che l’agenzia abbia mai avuto nella sua storia», ha scritto il "New York Times". Ha dedicato la vita a decifrare le comunicazioni criptate, penetrare i codici cifrati, raccogliere dati, ma soprattutto ad analizzarli in modo da farli parlare: rivelare intenzioni, risorse e strategie dei rivali degli Stati Uniti, dall’Unione Sovietica della Guerra fredda alla criminalità di alto livello con i suoi trafficanti di ogni tipo, droga, armi, esseri umani. Anche Thomas Drake ha trascorso decenni ad ascoltare le comunicazioni del nemico: è un criptolinguista, decifrava e ascoltava. Ed è stato un ufficiale operativo: dal 1979 al 1989 è stato in servizio nell’aeronautica militare (Us Air Force) che lo ha spedito in giro per il mondo a bordo dei suoi aerei spia. Ogni tanto qualcosa andava storto, qualche aereo veniva abbattuto e l’equipaggio catturato e torturato per farlo parlare: per questo motivo quelli come Drake venivano preparati a fronteggiare le situazioni più drammatiche come il waterboarding, in cui il prigioniero viene tenuto sott’acqua fino al limite dell’asfissia, che lui racconta con orrore di aver subìto due volte durante gli addestramenti.
Ottenere informazioni dettagliate sui numeri della Nsa da Binney e Drake non è facile. Quanti impiegati ha? «Tra 30 mila e 40 mila quelli civili, poi ci sono i militari e i contractor», risponde Binney. E quanti sono i contractor privati che ricevono appalti dall’agenzia? «Nell’ordine di decine o forse centinaia di migliaia». Tutta gente che per lavorare deve garantire i massimi standard di sicurezza, ovvero ottenere l’autorizzazione per accedere ai documenti oltre il top secret. Contractor e segretezza sono due dei grandi problemi dell’agenzia, che incoraggia i suoi dipendenti a sposarsi fra loro, in modo che le coppie possano minimamente comunicare: anche le mogli di Binney e Drake lavorano per l’Nsa. Tutto funziona secondo compartimenti stagni, con regole ferree. «Per poter affrontare un problema non devi solo avere l’autorizzazione per accedere al livello top secret, ma anche quella per esaminare i dati del singolo compartimento che si occupa della questione», spiega Binney, «e questo è un guaio, perché così non puoi mai avere la visione completa». E chi può averla? «Di fatto, nessuno: neppure i leader, che devono fidarsi di quello che viene detto loro (dai singoli capi compartimento, ndr.). È un’organizzazione disfunzionale, anomala e inefficiente. A che serve proteggere le informazioni, se poi non sei in grado di utilizzarle? Non puoi connettere i dati tra loro».
Gli attriti dei due con l’agenzia cominciano proprio a ridosso dell’11 settembre, quando Binney mette a punto "ThinThread", che lui descrive come un sistema che permetteva di assemblare tutti i dati intercettati dalla Nsa - telefonate, e-mail, transazioni finanziarie - e analizzarli in modo automatico. Perché il nocciolo della questione è proprio questo: miliardi di dati non servono a nulla, se dai singoli pezzetti di informazioni, conversazioni, movimenti delle carte di credito, non si trova il modo di ricostruire il mosaico completo per scoprire reti terroristiche e criminali, capire che capacità hanno, con chi collaborano, cosa pianificano nell’ombra. Per fare questo servono gli analisti, ma visto l’enorme quantità di dati, se non si trova il modo di automatizzare il processo con procedure informatiche, servirebbero eserciti di analisti e tempi biblici. Bill Binney racconta di avere scoperto in seguito anche come risolvere questo problema e inserire la funzione in "ThinThread". E la cosa fondamentale, dichiara, era che la sua creatura permetteva di lavorare rispettando la privacy dei cittadini, perché aveva incorporato un sistema che consentiva di acquisire i dati in modo anonimo fino a un certo punto: solo quando l’analisi delle informazioni faceva emergere elementi rilevanti su un individuo, allora si toglieva la protezione sulle identità e ci si concentrava sui sospetti.
«Era uno strumento brillante», spiega Tom Drake, che conosce bene il lavoro di Bill Binney, «potevamo prendere interi database e buttarli dentro "ThinThread" per vedere cosa tiravamo fuori. Così scoprimmo con orrore elementi di intelligence operativa su al Qaeda anteriori e posteriori agli attacchi alle Torri Gemelle che non erano stati individuati. È a quel punto che il programma fu fermato». Fermato? Perché? «Non posso parlarne: è una questione di massima segretezza», replica Drake, spiegando di aver testimoniato su questa vicenda davanti alla commissione del Congresso statunitense creata per far luce sui lati oscuri dell’11 settembre, ma la sua deposizione è stata secretata e ancora lo rimane. Comunque è un dato di fatto che il sistema "ThinThread" fu scartato. L’agenzia scelse "Trailblazer", un programma alternativo da 4 miliardi di dollari appaltato ai contractor: un progetto che però non arrivò da nessuna parte e fu abbandonato nel 2006.
Subito dopo lo choc delle Torri Gemelle, racconta Drake, prese il via il programma globale di intercettazione "Stellar Wind" che includeva anche l’acquisizione di tutte le telefonate interne agli Stati Uniti: «Era basato su accordi super-segreti con certe compagnie telefoniche per avere tutte le telefonate, incluse quelle dei cittadini americani, senza alcun mandato», dichiara Drake. Ci sono state intese anche con aziende di telefonia italiane per trasmettere i dati alle autorità statunitensi? L’ex funzionario dell’Nsa pesa le parole una a una. Poi risponde: «Direi che nel corso degli anni sono stati fatti accordi con un certo numero di aziende, incluse quelle non americane o con sede negli Stati Uniti». Anche Binney è molto cauto nel parlare di "Stellar Wind": «Nel 2001 è iniziato con le compagnie telefoniche, poi nel 2003 si è esteso alle aziende Internet. Era un’attività illegale, un crimine che per il presidente poteva portare a conseguenze gravi, qualcosa come l’impeachment. Il sistema di pesi e contrappesi della nostra Costituzione è stato annullato, sovvertito, non semplicemente violato. Per questo crearono un compartimento (nella Nsa, ndr.) separato proprio per gestire "Stellar Wind"».
Quello che spinse Bill Binney a lasciare l’agenzia nell’ottobre 2001, dopo 36 anni di servizio, fu lo scoprire che alcune caratteristiche della sua creatura "ThinThread", ufficialmente rifiutata, erano state in realtà usate e, anzi, abusate dalla Nsa per spiare tutti senza alcuna protezione, ovvero eliminando i sistemi di "anonimizzazione" previsti per tutelare la privacy. Oggi, secondo lui, la Nsa è in grado di incamerare un numero mostruoso di telefonate, e-mail e informazioni dalle carte di credito. A Bluffdale, nello Utah, l’agenzia sta costruendo un enorme centro di immagazzinamento dati. Ogni computer "Narus" usato dalla Nsa è in grado di processare l’equivalente di 100 miliardi al giorno di e-mail da mille caratteri. Le dimensioni della struttura di Bluffdale portano Bill Binney a stimare che in quel centro possano venire attivati almeno 12.150 computer Narus, «questo significa che saranno in grado di immagazzinare le comunicazioni dell’intero mondo per i prossimi cento anni». Ma Binney racconta anche che la Nsa non sa automatizzare il processo di analisi per interpretare i dati in modo automatico. La sua creatura invece riusciva a farlo, sottolinea. E allora perché la Nsa non l’ha adottata? «Perché non vogliono risolvere il problema, altrimenti i fondi smetterebbero di arrivare», risponde.
I guai di Binney e Drake sono cominciati quando il primo ha presentato una denuncia sulla vicenda del sistema "ThinThread" all’ispettore generale del dipartimento della Difesa. E Drake lo ha aiutato e sostenuto. L’esposto è del 2002, ma le cause legali vanno avanti ancora oggi: sono difesi dall’avvocato presente al nostro incontro Jesselyn Radack, in prima linea nell’assistere chi rivela gli abusi delle agenzie governative. Drake, che ha lasciato la Nsa nel 2008, è stato perfino incriminato per spionaggio, accusa poi crollata, ma che lo ha portato alla bancarotta economica, costringendolo a lavorare in un Apple store. E se adesso la Nsa le chiedesse la soluzione che lei ritiene giusta per automatizzare l’analisi dei dati, gliela concederebbe? Bill Binney è lapidario: «No, perché la userebbe contro la nostra gente. I terroristi non hanno distrutto il nostro stile di vita, siamo stati noi a farlo. Ed ecco le conseguenze: marciamo verso uno Stato totalitario».