Stefano Folli, Il Sole 24 Ore 14/6/2013, 14 giugno 2013
SU IVA, IMU E TAGLI DIFFICILI SI MISURA LA DISTANZA TRA PROPAGANDA E SERIETÀ
Con il suo linguaggio tecnico e con onestà intellettuale il ministro dell’Economia, Saccomanni, ha centrato il punto politico con una precisione sconosciuta agli abituali protagonisti del dibattito pubblico. Per non aumentare l’Iva di un punto e per rinunciare all’Imu sulla prima casa ci vogliono otto miliardi di euro, ha detto in sostanza Saccomanni; tuttavia non ci sono soldi disponibili e quindi una cifra così ingente dovrebbe derivare da «tagli finora non rinvenibili». Cioè impossibili nel breve periodo.
Con linguaggio diverso anche il ministro dello Sviluppo, Zanonato, ha detto in serata cose analoghe a "Porta a porta", riferendosi al solo aumento dell’Iva. Ma vale la pena di sottolineare le parole del responsabile del Tesoro: quei fatidici otto miliardi possono scaturire solo da riduzioni della spesa pubblica, attraverso tagli che tuttavia non sono di fatto praticabili. Perché non lo sono? Saccomanni non lo dice, ma è chiaro che mancano le condizioni politiche per procedere a scelte così drastiche e ovviamente impopolari.
Ci si può domandare a questo punto quale sia il grado di convinzione dei partiti che hanno dato vita alle "larghe intese". In fondo la differenza fra una grande coalizione nata in una fase d’emergenza e un esecutivo di buona volontà ma di ordinaria amministrazione dovrebbe essere proprio questa: la capacità di affrontare scelte difficili. I tagli sono sempre «non rinvenibili» a causa dei veti delle forze politiche o dei sindacati. Eppure un governo allargato dovrebbe avere la forza di andare oltre i veti e di spezzare le ingessature.
Se così non è – e Saccomanni lo ammette con sincerità – vuol dire che siamo già ricaduti in quel groviglio di lacci e laccioli che rendono così incerta l’azione di governo nel nostro paese. Oggi il problema riguarda l’Imu e l’Iva, domani investirà senz’altro qualche altro snodo della vita economica. Ciò che non è «rinvenibile» a metà giugno, difficilmente lo sarà dopo l’estate.
Tutto questo rende abbastanza ambigua la discussione intorno all’Iva e alla stessa Imu. Nel Pdl si chiede al governo di avere coraggio. Ma cosa significa? Se la spesa pubblica non può essere compressa, dovrebbero essere le forze politiche a indicare dove e come si possono trovare le risorse, dove e come si può tagliare. Non nella forma propagandistica e sterile a cui siamo abituati, bensì attraverso uno sforzo comune in Parlamento. In fondo sarebbe nella logica della coalizione se Pd e Pdl, invece di parlare ognuno al proprio elettorato, trovassero il modo di mettere a fuoco un piano d’azione comune. Se i tagli sono dolorosi, e certo lo sono, l’unico mezzo per renderli sopportabili sotto l’aspetto politico è che siano condivisi fra i partner delle "larghe intese".
S’intende che non accadrà nulla e l’aumento dell’Iva sarà strumentalizzato da una parte contro l’altra. Come dire che si sarà persa un’altra occasione per dare un significato all’espressione "grande coalizione". E quindi per fare un salto nell’autentica dimensione del coraggio, che non può essere invocato a parole e poi disatteso nei comportamenti. Napolitano ogni giorno tenta di far cambiare mentalità alle forze politiche, ma finora con risultati incerti. Adesso Saccomanni ha indicato qual è il bivio di fronte ai partiti. Ben sapendo che il coraggio non può essere disgiunto dalla serietà e dal rispetto dell’interesse generale.