Alessandra Nucci, ItaliaOggi 14/6/2013, 14 giugno 2013
SI ANGLICANO AL MATRIMONIO GAY
La chiesa anglicana si arrende al matrimonio gay. Dopo il voto della Camera dei Lord, che ha bocciato la proposta di stoppare il cammino del disegno di legge approvato dalla camera dei comuni, il vescovo di Leicester ha annunciato la fine delle ostilità.
I Pari d’Inghilterra, con una differenza di 242 voti a favore del matrimonio omosessuale, hanno affossato il tentativo di Lord Dear di bloccare il provvedimento in modo radicale, con quella che si chiama mozione fatale, un metodo usato pochissime volte nella storia del Regno Unito.
Di fronte a questo esito netto, la chiesa d’Inghilterra, che ha una rappresentanza permanente nella Camera alta costituita da 26 vescovi denominati Lords Spiritual, ha segnalato la fine dell’opposizione ufficiale al disegno di legge. Il capogruppo dei Lords Spiritual, il vescovo Timothy Stevens, ha preso atto del voto, precisando che «adesso è dovere e responsabilità dei vescovi che siedono alla Camera dei Lord di riconoscere le implicazioni di questa decisione, e unirsi agli altri nel compito di considerare la forma migliore da dare a questa legislazione».
Il cammino del provvedimento non termina qui, ma ormai la strada è spianata. In ballo restano soprattutto la difesa dell’obiezione di coscienza e della libertà di opinione e di parola, da parte di chi professa una fede i cui princìpi sono in contrasto con la legislazione. Nella votazione ai Comuni, un emendamento che avrebbe permesso ai funzionari di astenersi dal celebrare matrimoni omosessuali per motivi di coscienza, e un altro teso a proteggere la fede religiosa di chi ritiene che il matrimonio possa avvenire solo fra un uomo e una donna, sono entrambi falliti.
Il disegno di legge ha avuto una storia movimentata da quando il premier conservatore David Cameron lo ha annunciato due anni fa, prendendo di sorpresa il suo stesso partito. Nonostante gesti clamorosi, come l’assegnazione del «premio bigotto dell’anno» al cardinale Keith O’Brien da parte dell’associazione gay Stonewall, e la minaccia di conseguenze politiche e perfino costituzionali da parte di sostenitori del provvedimento, la riforma ha attirato un’opposizione diffusa fra anglicani, cattolici, musulmani, induisti e buddisti.
Trenta leader religiosi della chiesa d’Inghilterra, di cui molti provenienti da chiese a maggioranza nera, avevano consegnato una lettera alle autorità ecclesiastiche in cui si chiedeva che i vescovi bloccassero il disegno di legge pro-matrimonio gay «per il bene della società». Il vescovo anglicano Michael Hill, di Bristol, e Sir Iqbal Sacranie, ex capo del Consiglio musulmano di Gran Bretagna, avevano chiesto a Cameron di ripensarci.
L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, la massima autorità spirituale della chiesa anglicana, aveva ammonito che la riforma «indebolisce» il concetto di famiglia «normale» come base per una comunità forte e lo rimpiazza con qualcosa di «meno buono». Tuttavia egli aveva definito l’apertura del vescovo di Salisbury a quello che viene definito «matrimonio egualitario», un «contributo forte e ben accetto», arrivando ad approvare il principio delle relazioni fra lo stesso sesso.