Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 14/6/2013, 14 giugno 2013
LE MACROREGIONI? SOLO PUTTANATE
«Macroregione? Puttanate! Ma lo scriva, ostia». In genere è meno tranchant, Giancarlo Galan, 57 anni, forzista della primissima ora, amato governatore azzurro del Veneto, poi ministro pidiellino dell’Agricoltura e della Cultura, oggi stretto nel laticlavio senatoriale. In genere non indulge nel torpiloquio, Galan, ma da qualche giorno è arrabbiatissimo per il risultato elettorale nella sua terra.
E se gli chiedete se si possano riconquistare i tanti veneti che hanno voltato le spalle a Pdl e Lega col progetto di Bobo Maroni di unire le regioni del Nord, lui non usa giri di parole.
Domanda. Presidente, come va?
Risposta. Sono giornate così. Ovvio che non sia affatto contento.
D. Beh insomma, l’ira di lunedì sera sarà svanita. Quella che l’aveva fatta sbottare in quell’intervista alla Nuova Venezia, intendo...
R. Dice per quel «coglioni»?
D. Esatto.
R. Magari il suo collega avrà forzato un po’ la mano, peraltro ha sintetizzato bene il mio pensiero. Sono davvero stufo ma parlo: vediamo se mi cacciano. Insomma, che cosa si può dire di chi, con premeditazione, ha fatto tutto il possibile per perdere?
D. Cos’è che non ha funzionato? Perché Alberto Giorgetti, il vostro ex-coordinatore veneto, oggi sottosegretario, pensa ai rimpasti in Regione, ma voi stata affondando solo un po’ meno del Carroccio...
R. Bisognerebbe rispondere a questa domanda: si può subordinare ogni iniziativa a un accordo con la Lega? La mia risposta è «no». Bisogna fare qualcosa di diverso. Bisogna sperimentare formule nuove.
D. A gennaio del 2012, nella sua Padova, agli stati generali del Pdl la fischiarono quando disse che occorreva tornare a un partito che include e che non allontana...
R. Ricordo bene. Mi contestarono quelli che ci hanno portato alla disfatta.
D. Nomi?
R. Lo stesso Giorgetti, a cui peraltro voglio bene, e che oggi dice che bisogna guardare alle prossime elezioni continuando a fare l’alleanza col Carroccio. Non ha capito neppure lui.
D. Neppure, dice. Chi altro non ha capito?
R. C’è Remo Sernaggiotto da Montebelluna (Tv), che minimizza.
D. L’assessore regionale alla Sicurezza sociale, che all’inizio di giugno le aveva detto di tacere, accusandola di aver sempre perso?
R. Esatto. Non mi pare che abbia capito granché di questo voto. E vuol candidarsi anche alle europee. Insistono tutti con l’alleanza coi leghisti, anche ora che la Lega non c’è più?
D. Gran tonfo quello. Neppure le liste Tosi sembrano più bastare...
R. Guardi, Flavio Tosi se n’era accorto per tempo, prima di tutti i suoi che, da quella parte, tirava una gran brutta aria. Tant’è vero che ha puntato sulle sue liste a Verona. Sa che cosa dicono i suoi?
D. Che cosa?
R. Che ha tradito, che ha pensato per sé. E, prima ancora, ha fatto fuori tutti i non allineati con una violenza e un cinismo che non ha eguali.
D. Mi pare di capire che la staffetta con Luca Zaia o la rielezione di quest’ultimo, la macroregione del Nord...
R. Macroregione? Puttanate. Ma lo scriva, ostia!
D. Scritto.
R. Ma chi credono possa scaldarsi con la macroregione del nord? Ci vuole altro, ci vuole ben altro. L’altro giorno, a Belluno, m’hanno chiesto cosa può fare la maggioranza Lega-Pdl in Regione Veneto. E ho risposto tre cose. Ma ho sbagliato.
D. Vale a dire?
R. Ho sbagliato perché l’unica cosa che deve fare ora Zaia è go-ver-na-re. Facciano, facciano, non pensino ad altro.
D. Lei ritiene che tutti questi elettori possano essere recuperati?
R. Certo, ma non con questo Pdl. Ci vuole un’altra cosa. Se si continua a fare così, con questo modello, Pdl-Lega; se si continua con questa organizzazione del partito, il risultato è scontato e lo dicono i tre ultimi esiti elettorali: dalle regionali in poi, perdiamo. Lo dicono i voti della gente. Ma la cosa drammatica sa qual è?
D. Qual è?
R. Che abbiamo perso la rappresentanza di un blocco sociale che, dal dopoguerra a oggi, ha votato compatto, su percentuali che oscillavano fra il 66 e il 70%. Un delitto!
D. Dal dopoguerra, quindi la Democrazia cristiana...
R. Certo. E poi Forza Italia e la Lega, quindi la Lega e il Pdl. C’era tutto il Veneto laborioso, dell’iniziativa privata, il popolo delle partite Iva, con le loro famiglie. Un blocco antistatalista e non corporativo. Un mondo intero che trovava rappresentanza politica, capisce?
D. Ma, appunto, presidente, non che a erodere il consenso sia stata anche la crisi?
R. Ma va là! Non sono stati fattori esterni: l’Europa, la crisi, tutte cazzate!
D. Come si riparte?
R. Ho cercato di dire la mia: basta le vecchie formule e riprendiamoci quella identità definita.
D. Perché su quel blocco sociale, i dati lo dimostrano, non c’è stata la presa del M5s che tutti si aspettavano.
R. Altro che presa, Beppe Grillo ha deluso. Intendiamoci, all’inizio ha avuto qualche voto ma poi si è scoperto che è di sinistra, anzi di sinistra estrema. Grillo è stato capace di proporre la decrescita e dire solo no, ostia! Dalle nostre parti è dura. Se lo conosci, poi, lo eviti.
D. Il Pdl in Veneto però sconta anche la crisi del partito a livello nazionale. Se non c’è Silvio Berlusconi crolla tutto. Non è vero?
R. Non del tutto. E qui si sono fatti errori macroscopici. A Treviso avevamo l’industriale Massimo Zanetti, quello del caffè Segafredo, candidato ottimo, che fu anche senatore di Forza Italia. L’han lasciato scappare per fare l’accordo con la Lega su Giancarlo Gentilini. Ma le pare possibile? Un signore che avrebbe chiuso il suo mandato a 90 anni.
D. E a Vincenza?
R. Anche là candidato leghista, la Manuela Dal Lago, anche con minori responsabilità, perché là c’erano poche alternative.
D. Avevate l’eurodeputato Sergio Berlato, il recordman di tesserati...
R. Appunto, come si fa a vincere con questi? Semmai Vicenza serve a spiegare che cosa sia diventato il Pdl. Chi ha allontanato Alessandra Moretti?
D. Dice la portavoce di Pier Luigi Bersani alle primarie, ora parlamentare?
R. Sì lei. Non troppi anni fa stava con noi. O meglio, era candidata con una lista civica di Giorgio Carollo, un forzista che era arrabbiato col partito, ma la sostanza è quella. Allora chiedo: chi ha fatto andar via gente come lei? Perché questo partito allontana?
D. Il problema è di tutto il Pdl, presidente. Berlusconi avvierà il cambiamento?
R. Avviare è un verbo non adatto. Qui le cose van fatte in due giorni. Confido nei suoi colpi di genio, purché in fretta. Ma ci vuole coraggio, ci vuole capacità di sperimentare. A Roma, per esempio...
D. A Roma?
R. Le comunali erano segnate. E allora si poteva fare un ragionamento con Alfio Marchini. Oppure avevano lì Sveva Belviso, la vicesindaco, brava, bella, piacevole. Giochiamoci lei, no? E infatti ha preso un sacco di voti.