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 2013  giugno 11 Martedì calendario

VINCE (DI POCO) VALENTINI E LICENZIA FONDAZIONE MPS

Era all’incirca dai tempi di Pirro che non si vedeva una vittoria di Pirro come quella del nuovo sindaco di Siena Bruno Valentini, renziano. Il Pd riconquista il Comune, commissariato un anno fa, ma esce malconcio e diviso da un appuntamento elettorale in cui ha pagato cara la vicenda del Monte dei Paschi. E infatti le prime parole di Valentini dopo l’elezione annunciano l’azzeramento dei vertici della Fondazione Mps, considerata corresponsabile con l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex sindaco Franco Ceccuzzi del disastro della banca.
I numeri dicono che al ballottaggio Valentini ha preso 12076 voti (52,1%) contro gli 11520 del primo turno. Lo sconfitto, il primario Eugenio Neri espresso dal centrodestra, arriva vicinissimo, 11146 (47,9%), contro i 6809 del primo turno. Una rimonta impressionante, che per poco non è arrivata al clamoroso ribaltone in piazza del Campo. Due anni fa Ceccuzzi fu eletto al primo turno con quasi 18 mila voti, e il Pd aveva preso 11700 voti (38%) contro i 6483 (25%) di quest’anno.
Sono state le divisioni in casa Pd a favorire Neri, sul quale si sono riversati sicuramente molti voti orientati da maggiorenti del partito dominante. Valentini è sceso in campo in nome del rinnovamento in casa Pd, ed è stato protagonista per mesi di uno scontro durissimo con Ceccuzzi, vincitore delle primarie del centrosinistra alla vigilia di Natale e poi costretto a ritirarsi dalle polemiche e dalle inchieste sul caso Montepaschi.
Valentini, inviso all’apparato del Pd, ha pagato un prezzo. Diventa sindaco ma viene stritolato dal gioco delle liste e delle preferenze, cosicché dei 12 consiglieri eletti dal Pd sono ben nove quelli vicini a Ceccuzzi: Bruttini, Bufalini, Guazzi, Nesi, Periccioli, Persi, Petti, Ronchi e Vigni. Il nuovo sindaco dispone di una maggioranza di 20 consiglieri su 32, ma i nove “ceccuzziani” possono staccargli la spina in qualsiasi momento. Esattamente come un anno fa i consiglieri Pd di area ex Margherita, vicini alla corrente-famiglia di Alberto e Alfredo Monaci, obbligarono Ceccuzzi alle dimissioni.
All’esito del voto si è subito capito che aria tirerà a Siena nelle prossime settimane. Valentini ha detto: “Se non ci fossi stato io il centrosinistra avrebbe perso questa città”. La consigliera ceccuzziana Carolina Persi ha subito replicato che è solo grazie ai “meravigliosi volontari del Pd” che ha vinto Valentini: “Sono stati determinanti l’unità ed il contributo elettorale del Pd, dimostrato dalle percentuali raggiunte da Valentini solo nelle sezioni in cui il nostro partito ha il più forte insediamento”.
Valentini ha subito mandato il preavviso di licenziamento al presidente della Fondazione Mps Gabriello Mancini, uomo targato Monaci-Margherita: “Gli chiedo di non fare nessun atto da qui alla scadenza del mandato”, fissata per la fine di luglio. E a tutto il consiglio d’amministrazione, detto “deputazione”, manda “un messaggio preciso: la ricreazione è finita è tornata la buona politica e quindi non prenda nessuna decisione sulle grandi strategie”.