Giusi Ferrè, Io Donna 8/6/2013, 8 giugno 2013
HO SCELTO DI ESSERE SOLTANTO LA MIA VOCE – JUPPY IZZO E UNA VOCE. E
HO SCELTO DI ESSERE SOLTANTO LA MIA VOCE – JUPPY IZZO E UNA VOCE. E un nome, che rappresenta quel gusto e quel talento per il cinema che ha reso grandi i doppiatori italiani. Perché è una vera dinastia, quella degli Izzo, dove abilità e capacità sono messe alla prova e coltivate fin dall’infanzia. «Quando ho fatto il mio primo doppiaggio, non sapevo ancora leggere e ho dovuto imparare il testo a memoria. Ero così piccola che per arrivare al microfono mio padre mi mise in piedi su una sedia».
Aveva sei anni in quel 1974 in cui dimostrò che in famiglia si imparava a doppiare quasi prima di parlare, e non ha più smesso. Anche se oggi preferisce un ruolo organizzativo e di coordinamento, continua a dare la sua voce a personaggi notissimi dei serial tv, tipo Meredith Grey di Grey’s Anatomy, Lorelai Gilmor di Una mamma per amica («Un’autentica sfida: nella versione originale parla a una tale velocità che è difficilissimo tradurla»), per Deanne Bray in Agente Speciale Sue Thomas. Ma giusto per ricordarne la versatilità, ha impersonato anche Quò, il nipotino di Paperone, nel cartone animato Duck Tales e Renée Zellweger in II diario di Bridget Jones.
È così lieve ed espressiva la sua voce che la griffe Iceberg l’ha scelta per commentare il video che accoglie i navigatori nella homepage (sul sito gilmar.it) raccontando la storia recente, la visione e i progetti per il futuro del marchio italiano. Intitolato Oggi e Domani, prende spunto da quella magnifica commedia di Vittorio De Sica (Ieri, oggi, domani), premiata con l’Oscar al migliore film straniero nel 1965. Non a caso su Wikipedia nella pagina dedicata a Giuppy si legge: “La sua voce è anche famosa per le varie pubblicità a cui si presta”.
INTELLIGENTE, SPIRITOSA, affascinante. Perché non decide di essere anche un volto oltre che una voce? «Ma io ho lavorato tanto con mio cognato, Ricky Tognazzi, e mia sorella Simona. Noi siamo una famiglia grande, dove c’è di tutto, di più, però io non mi sento di essere troppo esposta».
Di questa famiglia numerosa, che intorno al tavolo di Natale raccoglie anche 25 persone, Giuppy Izzo è orgogliosa ed entusiasta: Simona, la più nota, che con il figlio Francesco Venditti si è trascinata per mezzo mondo nel reality show Pechino Express, è anche attrice, sceneggiatrice, regista: esordì con un film per la televisione, Parole e baci, con la sorella gemella Rossella. Poi c’è Fiamma, che con Giuppy dirige la Pumaisdue, importante società di doppiaggio fondata dal padre, Renato Izzo, nel 1980 con la denominazione di Gruppo Trenta. Perché è poi cambiato il nome? «Per il soprannome che aveva papa: lo chiamavano il Puma per via del suo incredibile sguardo».
Figura centrale e amatissima, Renato Izzo (che è mancato nel 2009) ha plasmato l’intera famiglia intorno a questo lavoro, coinvolgendo figli e nipoti. «Mi accompagnava la mamma ai turni del doppiaggio, che all’inizio per me era simile a un gioco». In realtà si tratta di un impegno molto faticoso, che richiede un profondo autocontrollo, sempre al buio per far coincidere le parole con il movimento delle labbra, il cosiddetto syncro, con continue prove per ottenere la corretta intonazione.
Ne II nemico alle porte, il potente film di Jean-Jacques Annaud sulla battaglia di Stalingrado, per riuscire a rendere le vibrazioni e le sfumature di tono di Rachel Weisz, Giuppy ha dovuto recitare inginocchio e buttata per terra. Scriveva Roland Barthes in La grana della voce (Einaudi, 1986): “La voce umana è il luogo privilegiato della differenza; un luogo che sfugge a ogni scienza”.