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 2013  maggio 22 Mercoledì calendario

WOW! IL SESSO È OVUNQUE


Il nostro cervello percepisce messaggi erotici anche in quelle azioni, che sembrano innocue, ripetute in ogni momento della nostra vita. Riservandoci, a nostra insaputa, giornate con molti più brividi di quelli che avvertiamo. Lo sanno bene gli esperti di neuromarketing che su questa nostra inconsapevole predilezione basano forma, colori, packaging e comunicazione della gran parte dei prodotti che ci circondano.

Il sex appeal delle forme. Per gli scienziati non è più un segreto che certe forme (o meglio, proporzioni tra le forme) e certi accostamenti tra materiali, colori, sapori e odori attivino i circuiti cerebrali del piacere, gli stessi che entrano in gioco quando valutiamo un possibile partner. «Il nostro cervello tende a incasellare le forme non definite e a dar loro un senso, proprio come quando guardando le nuvole in cielo cerca di capire a che cosa somigliano» spiega Fabio Babiloni, docente di Fisiologia all’Università La Sapienza di Roma e ricercatore nel campo della neuroestetica. «Sono le strutture sottocorticali del cervello, quelle più antiche e istintive, a decidere che cosa vale la pena di memorizzare. Ciascuno di noi riceve un miliardo di bit di informazioni al secondo (visive, tattili, uditive...) ma la nostra mente riesce a trattenerne al massimo 10 al secondo». Così, nel corso dell’evoluzione il cervello ha imparato a selezionare soprattutto ciò che può fare la differenza tra la vita e la morte di un individuo o della sua futura prole. E tra questi oggetti “meritevoli di attenzione” ci sono ovviamente i segnali sessuali.
I più immediati, e più studiati, sono quelli visivi: la forma del volto e quella del corpo, con un’attenzione particolare al rapporto vita/fianchi nella donna. «Il viso che attrae di più ha fronte alta, mandibola ridotta, occhi grandi, bocca ben disegnata e labbra piene. Del resto le labbra sono ricche di recettori per gli estrogeni, l’ormone sessuale femminile, e quando sono turgide mandano un chiaro segnale di fertilità» racconta Chiarella Sforza, direttore del dipartimento di Scienze Biomediche della facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Milano. «In generale si tratta di un viso “neotenico” cioè da cucciolo, che richiama quindi la giovinezza e, di conseguenza, la salute».
Il viso maschile preferito ha invece la mascella evidente e squadrata, anch’essa segnale di un buon equilibrio ormonale (testosterone). Ormai dimostrato, poi, è l’appeal che la “forma” del corpo femminile a clessidra – in cui la vita è circa i due terzi dei fianchi – è quella che piace di più in tutte le culture (comprese quelle tribali che hanno avuto pochissimi contatti con il mondo occidentale). Uno studio, condotto nel 2011 dai ricercatori del Medical Center dell’Università tedesca di Ratisbona, ha dimostrato che sia gli uomini sia le donne votano per questa forma (con fianchi più accentuati se vista dalle donne, con seno più grande se vista dagli uomini). La ragione? La sagoma del corpo femminile dipende dalla distribuzione del grasso corporeo, che è regolato dagli estrogeni. E quando l’equilibrio ormonale è ottimale (vale a dire, perfetto per la riproduzione) il rapporto tra vita e fianchi è appunto circa 0,7.

Pallina rossa? No, bocca. «Il meccanismo che permette al cervello di riconoscere i rapporti tra forme resta in gran parte inconscio» spiega Francesco Gallucci, direttore scientifico del laboratorio di neuroscienze applicate della Fondazione G-technology. «E agisce in modi inaspettati: i nostri studi ci hanno dimostrato che l’attenzione di chi guarda un cartellone pubblicitario si sofferma di più su una scritta se è inserita in una macchia tondeggiante, meglio se rossa». Un chiaro rimando (almeno per la nostra mente) alla bocca. Si è poi accertato che si può dare l’idea delle qualità organolettiche di un prodotto attraverso la sua confezione. Da qui le forme sinuose di certi prodotti di bellezza, dei profumi, delle bottiglie di liquore... «Ci sono aziende come la casa giapponese di cosmetici Shiseido» continua Gallucci «che ha un vero e proprio database di forme, colori, lucentezze, dal quale i designer della casa attingono quando devono studiare il packaging di un nuovo prodotto». Il database non è stato costituito solo raccogliendo i pareri della clientela, ma con la cosiddetta kansei engineering (ingegneria della bellezza) che impegna le tecniche proprie delle neuroscienze, come la risonanza magnetica, per misurazioni dell’attività cerebrale dei possibili consumatori, e l’eye tracking, lo strumento in grado di valutare dove lo sguardo di un “cliente” cade quando vede per la prima volta un prodotto.

Il segreto è l’emozione. Funziona. Ma perché? «Noi tendiamo a dare un contenuto emotivo a tutto, comprese le forme astratte» chiarisce Vittorio Gallese, membro dell’équipe del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma che ha scoperto i “neuroni specchio”. «La nostra visione è sempre sinestesica, vale a dire che coinvolge gli altri sensi. Se vediamo qualcuno che tocca qualcosa, nel cervello si attivano anche i neuroni del tatto e le aree motorie». Così, può bastare guardare una mano che sfiora la seta o il velluto per provare una sensazione piacevole. Oppure osservare un’auto dalle linee sportive piuttosto affusolate per sentirsi gratificati (lo ha provato una ricerca condotta dall’Università di Ulm, in Germania, che ha mostrato come la visione di macchine sportive attivi le aree cerebrali legate al piacere: la corteccia orbitofrontale e il cingolo anteriore). L’emotività, del resto, condiziona almeno il 95% delle nostre scelte quotidiane, dicono i neurofisiologi. «Parlare di eros equivale a parlare della vita e ha un appeal formidabile» fa notare Mauro Ferraresi, docente di sociologia dei consumi all’Università Iulm di Milano. «Lo si può fare in modo appena accennato ed è efficace lo stesso. Una mela rossa e lucida, presentata in un certo modo, per esempio, può evocare la scoperta della sessualità. Lo stesso per una postura o uno sguardo». Un ben azzeccato messaggio a sfondo erotico può addirittura provocare il cosiddetto “blink attenzionale”: dopo la visione di qualcosa o qualcuno che attrae molto l’attenzione, la mente non riesce a ricordare ciò che avviene per alcuni secondi. Un’ottima occasione per fare un piccolo dispetto a qualcuno. O per rubargli un bacio. O per fargli decidere un acquisto d’impulso.
Raffaella Procenzano