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 2013  giugno 11 Martedì calendario

MESINA BANDITO PER SEMPRE VOLEVA RAPIRNE UN ALTRO

La grazia non ha cambiato Grazianeddu e Grazianeddu non è cambiato nemmeno dopo la grazia. Perché - come spiega in modo colorito un vecchio proverbio napoletano - «’e voglia ’e mettere rum, chi nasce strunz’ nun po’ addiventà babbà» (hai voglia a mettere rum, chi nasce stronzo non può diventare babbà). Già, chi nasce bandito, resta bandito dentro. Anche (soprattutto) se è il più conosciuto fuorilegge sardo del dopoguerra, anche se (soprattutto) ha 71 anni (40 dei quali passati in carcere, quasi 5 da latitante e 11 agli arresti domiciliari), anche se (soprattutto) è stato il protagonista dei più clamorosi sequestri di persona italiani ed è diventato famoso per le evasioni (22 tentate, 10 riuscite), anche se ha provato a dare una svolta pulita alle sue abitudini facendo la guida turistica e aprendo un’agenzia di viaggi (a Ponte San Nicolò, in provincia di Padova), anche se è stato a un passo dall’andare al reality show “L’isola dei famosi”, anche se nove anni fa (25 novembre 2004) ha ricevuto la grazia dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi e dall’allora ministro della giustizia Roberto Castelli. No, se nasci bandito resti bandito. Soprattutto (anche) se sei Graziano Mesina.
Grazianeddu è stato arrestato ieri mattina all’alba (insieme con altre 26 persone) dai carabinieri di Nuoro (ma in totale sono stati impiegati 300 uomini) nell’ambito di un’operazione che ha portato allo smantellamento di due associazioni dedite al traffico di stupefacenti, rapine e furti. E, tanto per metterci un marchio di fabbrica, anche con un progetto di sequestro di persona: Mesina e i suoi complici, secondo l’ordinanza del Gip, tra il 2009 e il 2010 stavano organizzando il sequestro dell’imprenditore di Oristano Luigi Russo «e in quei mesi furono compiuti una serie di atti preparatori tra cui almeno due sopralluoghi nell’abitazione del sequestrando».
Grazianeddu, sostengono gli inquirenti, sarebbe stato il capo carismatico di una delle due organizzazioni, quella che aveva base a Orgosolo. Una roba seria, da professionisti, con disponibilità di armi di ogni genere e piani ambiziosi. Capo dell’altra banda con base nel cagliaritano (e legata alla ’ndrangheta), invece, sarebbe stato Gigino Milia, con il quale Mesina ha un’amicizia storica (sono stati coimputati e condannati rispettivamente per sequestro di persona e ricettazione il 23 giugno 1978 dal Tribunale di Camerino). Secondo l’accusa Graziano e Gigino fino al 2010, sfruttando conoscenze e fama malavitosa, avrebbero acquistato grosse partite di droga (eroina, cocaina, marijuana) rivendendole a gruppi minori specializzati nello spaccio nelle province di Cagliari, Sassari e Nuoro. Le indagini sono iniziate 5 anni fa e Mesina è accusato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
Grazianeddu, dopo una vita passata a fuggire, questa volta era sereno e tranquillo. È stato sorpreso nel sonno alle 3.30 di mattina, nella casa della sorella Antonia, ad Orgosolo. Ha chiesto il motivo dell’arresto e non ha fatto resistenza. «Era come se si aspettasse che saremmo arrivati», hanno spiegato i carabinieri che l’hanno ammanettato. Poi Grazianeddu ha chiamato il suo legale storico, il penalista nuorese Giannino Guiso (con studio a Milano), 70 anni, già in passato difensore dell’ex primula rossa, ma anche del leader socialista Bettino Craxi, del brigatista Renato Curcio e del sindaco socialista di Milano Carlo Tognoli.
Mesina, nato il 4 aprile del 1942 ad Orgosolo, penultimo di dieci figli di Pasquale Mesina, pastore, e Caterina Pinna, è stato arrestato la prima volta a 14 anni per porto abusivo d’armi. Poco dopo, è fuggito compiendo la prima delle tante evasioni che lo hanno reso celebre. Diventato, nel tempo, un fuorilegge di fama (non si è mai capito realmente quale fu il suo ruolo di mediatore nel sequestro del piccolo Farouk Kassam), era tornato libero (beneficiando della grazia) il 25 novembre 2004. Negli ultimi tempi viveva nella sua Orgosolo, dove aveva avviato l’attività di guida turistica: accompagnava centinaia di persone nelle zone più impervie della Barbagia, luogo delle sue fughe rocambolesche. «Porto la gente sui luoghi della mia latitanza, sui monti del Nuorese, ma solo se mi vengono a cercare e me lo chiedono», aveva spiegato Grazianeddu solo due settimane a Gorizia, dove era ospite a un festival sul banditismo. E dove ha firmato autografi come una star, come un ex fuoriclasse del settore ora pentito. Errore, e lo scopriamo solo oggi: Mesina è rimasto lo stesso di un tempo. Nemmeno la grazia ha cambiato Grazianeddu.