Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 10 Lunedì calendario

VENEZIA RESPINGE I «GIGANTI» MA COSI’ PERDE MEZZO MILIARDO

Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi compe­rare. Certo, Guccini avrebbe aggiunto qualche ver­so indignato alla sua triste can­zone dedicata alla città laguna­re se trent’anni fa avesse visto passare quei bestioni da crocie­ra da centomila tonnellate da­vanti a San Marco e infilarsi nel canale della Giudecca. E proba­bilmente sarebbe stato dalla parte del comitato «No Grandi Navi» che ieri, dopo due giorni di iniziative, dibattiti e spettaco­li, ha concluso la manifestazio­ne «Par tera e par mar» invaden­do di barchini il bacino di San Marco per opporsi fisicamente al passaggio delle navi da crocie­ra. Ieri mattina al porto ci sono stati momenti di tensione tra i manifestanti, rinforzati da robuste iniezioni di no global e cen­tri sociali, e le forze dell’ordine che hanno presidiato l’ingresso del terminal. Qualche tafferu­glio, i soliti insulti, ma alla fine l’attacco è stato respinto.
Dopo l’inchino azzardato di Schettino all’isola del Giglio, costato una trentina di morti e con la Costa Concordia ancora ap­poggiata su un fianco come una balena arpionata, e dopo la scia­gura del mese scorso al porto di Genova, progetti e proposte per far fare alle navi da crociera in ar­rivo a Venezia un percorso di­verso si sono moltiplicati. E se tutti sono d’accordo sull’oppor­tunità di studiare un approccio alternativo, nessuno ha ancora stabilito la linea da seguire. Il fo­tografo Gianni Berengo Gar­din, intervistato da Repubblica a proposito del suo reportage fatto di immagini in bianco e ne­ro sui «mostri che assediano Ve­nezia», ha spiegato le motivazio­ni del suo lavoro: «Li ho fotogra­fati così perché si vedesse non solo che sono orrendi, ma che fanno terrore».
Quei vocianti e poco chic crocieristi che invadono questa città unica­ al mondo probabilmente stridono con la storia che si respira in ogni calle ma a giudica­re dalle cifre sfornate da Vene­zia terminal passeggeri (Vtp), l’azienda fondata nel 1997 dal­l’Autorità portuale di Venezia oggi presieduta da Paolo Costa, portano soldi, tanti soldi, che in tempi normali avrebbero potu­to anche essere coraggiosamen­te ed elegantemente ignorati, ma che in tempi di vacche ma­grissime come questi diventa­no un fattore affatto trascurabi­le. Per dire, dai trecentomila passeggeri registrati nel ’97, pri­mo anno di Vtp, siamo arrivati a 1,8 milioni nel 2011. Di questi, 1,5 milioni sono crocieristi sbar­cati e imbarcati, con una stima di spesa diretta a Venezia di cir­ca 380 milioni; gli approdi di na­vi da crociera sono stati in totale 654 (una media di quasi due al giorno, mica facile da digerire per San Marco e la Giudecca), con una stima di spesa indiretta di 160 milioni. Insomma, se Ve­nezia cacciasse le navi da crocie­ra, come vorrebbero i «No tut­to», dovrebbe rinunciare a oltre mezzo miliardo.
A parole, nessuna delle istitu­zioni vuole questo. Però il sinda­co, Giorgio Orsoni, che alle ulti­me amministrative ha battuto Renato Brunetta, ha ricordato la sua posizione: «Continuia­mo a ribadire la nostra contra­rietà al passaggio delle navi a San Marco - ha detto - e la mani­fest­azione che si è svolta in lagu­na serve a sollevare il problema pesante della competenza su queste acque, sulle quali il Co­mune non ha alcun potere». La sua soluzione? L’ha già riferita al ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, che in settimana incontrerà tutte le parti in causa: «La cosa più semplice e rapida è quella di far entrare le navi di grandi dimensioni da Malamocco e farle fermare a Marghera».
La dolce ossessione degli ulti­mi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti... che guardano alzarsi alla sera il fumo, o la rab­bia, di Porto Marghera. Nean­che Guccini, però, avrebbe im­maginato di portare gli stessi tu­risti direttamente a Marghera. Un’ipotesi che farebbe allontanare le grandi compagnie, libe­rando magari un’area su cui ar­chitetti e costruttori già favoleg­giano di rivoluzioni urbanisti­che.
Non ci sta nemmeno Costa, che ha in mano la soluzione più avanzata anche dal punto di vi­sta progettuale: scavare il nuovo canale Contor­ta Sant’Angelo per far arrivare tutte le navi entrando da Malamocco. «Noi siamo pronti da un an­no ad andar via da San Marco ­- ha più volte spie­gato il presidente dell’Autorità por­tuale - e abbiamo già illustrato al governo il nostro progetto». Il pro­blema è che la grande opera co­sta 40 milioni, che comunque si potrebbero trovare. Resta però la netta opposizione dei «No grandi navi» per motivi ambien­tali. Per questo l’assessore all’Ambiente di Venezia, Gian­franco Bettin, preferisce la proposta di un terminal a Punta Sab­bioni rilanciata da Cesare De Piccoli.
Dribblando i barchini di prote­sta che oggi pattuglieranno il ca­nale della Giudecca, le navi da crociera continuano a sfiorare San Marco, peraltro senza rischi grazie ai rimorchiatori, incan­ta­ndo i danarosi turisti che com­prano Venezia, pagandola pure cara, anche dal ponte. Del resto, Venezia è un albergo, San Mar­co è senz’altro anche il nome di una pizzeria, la gondola costa, la gondola è solo un bel giro di gio­stra.