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 2013  giugno 10 Lunedì calendario

LUPI IL PETER PAN DEL GOVERNO CHE CORRE CON LE GRANDI OPERE

Quanto a idee, Maurizio Lu­pi, le ha chiare. Non ci pio­ve. Il neo ministro Pdl per le Infrastrutture sguazza nei La­vori pubblici da lustri. Se ne oc­cupava già da assessore nella giunta milanese di Gabriele Al­bertini nel 1997, poi come capo­gruppo del Pdl nella commissio­ne Lavori pubblici della Came­ra e infine da responsabile del partito nello stesso settore. Mangiando pane e grandi ope­re da una vita, non si può davve­ro di­re che sulla poltrona sia sta­to messo un incompetente. Poi, però, subentra il caratte­re. Lupi è prudente, attento ai rapporti di forza, deciso a farsi benvolere. Resta perciò di lui l’incognita - nonostante lo si co­nosca da tempo e non sia più un pupo (53 anni) - se sia tipo da condurre le battaglie fino in fon­do. Il dubbio nasce dalle sue di­chiarazioni programmatiche.
Prendiamo il ponte sullo Stretto di cui si ciancia da decenni. Ora che tocca a Lupi, uno che considera le opere pubbliche volano dell’economia, sentite come parla: «Rimango un con­vinto sostenitore del ponte di Messina. Dopodiché, so che è stata presa un’altra decisione e che, dunque, è inutile riaprire quel dossier». Ma come? Sei un convinto sostenitore e poi ri­nunci? Se ci credi, battiti. Mostra i pugni. A che serve avere idee nette («sostengo il Ponte»), se ti manca il fegato di realizzar­le? Ecco l’incognita Lupi: in pre­messa appoggia l’opera, nella conclusione la affossa.
Vi do un altro esempio. Il fa­moso «patto di Stabilità», ossia il rigore dei conti pubblici. Non è materia di competenza di Lu­pi ma lo riguarda perché, per fa­re le opere, ci vogliono i dané. «Io credo - ha detto il Nostro ­- che il patto di Stabilità sia total­mente un errore», perciò, con­clude, «va allentato». Anche qui, gioca al ribasso. Se pensa davvero sia «totalmente un erro­re», si dia da fare per cancellar­lo. Perché solo annacquarlo? Sei convinto o no di quel che di­ci? O lo fai solo per lavarti la co­scienza e, se devi passare ai fat­ti, scegli il quieto vivere?
Non potendo ancora giudi­carlo all’opera, siamo andati a caccia di indizi. Comunque, è servito a delineare il personag­gio.
Maurizio è un milanese, lau­reato alla Cattolica in Scienze politiche, aderente a Comunio­ne e liberazione, amico di Ange­lo Scola, l’arcivescovo di Mila­no, vicino a Cl. Quasi in fasce, ha mostrato una spiccata attitudi­ne per l’accumulo delle cari­che. All’università, per conto di Cl, fondò una coop di servizi agli studenti di cui divenne am­ministratore. Poi, è entrato al Sa­bato, il settimanale di Cl, come assistente personale dell’ad, per poi passare alla direzione del marketing. Presto, si è butta­to anche in politica. Esordì in Consiglio comunale nei primi anni ’90, come dc. Fu uno degli ultimi di quella stirpe, a ridosso del crollo tangentopolista. Do­po il patatrac, si salvò salendo sulla zattera del Cdu, una depen­dance di Cl, guidata da Rocco Buttiglione, segretario, e Rober­to Formigoni, presidente. Viste le peripezie, Maurizio capì che, accanto alla politica, ballerina per natura, doveva crearsi un la­voro suo. Fondò, così, Fiera Mi­lano Congressi, società leader nella organizzazione di eventi, in grado di fornire a chiunque voglia parlarsi addosso, vaste sa­le sparse per l’Italia per un tota­le di ventimila posti a sedere. Di questo gigante del raduno, Lupi è stato amministratore delega­to fino alla nomina a ministro. L’incompatibilità lo ha costret­to a dimettersi. Comunque, la poltrona è lì che lo aspetta.
Preceduto dalla fama della sua intraprendenza, Maurizio entrò alla Camera nel 2001, tra le file di FI, sempre rieletto nelle successive tre legislature. Subi­to cominciò a collezionare inca­richi: capogruppo in commis­sione, vice presidente della Ca­mera, portavoce tv, commissa­rio del partito nelle sedi inguaia­te, eccetera. Questa bulimia è la favola di via dell’Umiltà, sede Pdl. Inoltre, avendo un estro ani­matore tra parrocchia e Club Med, ha portato un po’ di vita tra la polvere di Montecitorio fondando organizzazioni tra­sversali.
La principale è l’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarie­tà (più individuo, meno Stato) cui aderiscono Alfano con altri del centrodestra e cani sciolti del Pd, da Enrico Letta a Bersa­ni. La più pittoresca, il Monteci­torio Running Club, che riuni­sce i deputati di ogni partito che partecipano alla Maratona di New York. Lupi è un notevole at­leta che, nell’imminenza della gara, corre venti chilometri ogni giorno, partenza all’alba. Fa una dieta a zona: carne e insa­lata a pranzo, pasta al pomodo­ro la sera. Si assoggetta alle cure della fisioterapista Piera - detta Scrocchiapiera per l’energia ­che gli strappa urli belluini a ogni seduta. Fino a due anni fa, deteneva il record parlamenta­re di percorrenza della marato­na, 3,48 ore. Dal 2011, l’uomo da battere è invece il più giova­ne Sandro Gozi del Pd, con 3,38 ore. Gli anni, ahimè, volano an­che per Lupi che pure ha un’aria imberbe tanto da passa­re per uno dei «quarantenni» del Berlusca, quando è già oltre i cinquanta. Gli fa da contraltare Sandro Bondi, che a 45 anni ne dimostrava 60.
Questo entusiasmo, venato di infantilismo, gli attira benevo­lenza. Quando, all’ultimo con­clave, vide in tv la fumata bian­ca corse in Piazza San Pietro sen­za aspettare la proclamazione, convinto che il nuovo papa fos­se l’amico Scola, dato per favori­to. Tornato in via dell’Umiltà con le pive nel sacco fu accolto dai «buuu» ironici che si riservano ai tifosi delusi. Che sia bacia­pile, l’avrete capito. «Cerco di portare il messaggio di Cristo in ogni aspetto della mia vita, com­preso il Parlamento», dice.
In questo, si inserisce la sua di­mestichezza con monsignor Ri­no Fisichella, ex cappellano di Montecitorio, col quale ha se­guito la conversione del giorna­lista Magdi Allam, di cui è stato padrino nel battesimo officiato da Papa Ratzinger.
Ogni tanto, però, seguendo il Vangelo, sbaglia pagina e fini­sce dalle parti di Giuda. Anche Lupi sei mesi fa, come la stra­grande maggioranza dei mag­giorenti del Pdl, è stato tentato di mollare il Cav per Mario Monti. Brutta storia che ha sca­vato un solco nel partito tra quelli rimasti accanto a Berlu­sconi e quelli pronti al salto del­la quaglia. Frattura esplosa con il governo Letta, poiché dei cinque ministri Pdl quattro sono tacciati di «tradimento».
La sola «pura» è considerata Nunzia De Girolamo. Gli altri, Gaetano Quagliariello in testa, sono nella lista nera. Di costo­ro, comunque, Lupi è quello su cui si è più disposti a sorvolare.
La sola spiegazione, essen­do la sua posizione identica agli altri, è che riesce simpati­co. Sa girare la frittata, la butta a ridere e, come per il ponte di Messina, si tira soavemente in­dietro. L’uomo di mondo è pro­mosso, il ministro resta un re­bus.