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 2013  giugno 09 Domenica calendario

COSI’ GLI SPECULATORI TRAMANO SUI VERDETTI DEL CAV E SULL’ITALIA

La buona notizia è che En­rico Letta ha una forte sensibilità sui temi eco­nomici, Fabrizio Saccomanni è conosciuto sui mercati e Ma­rio Draghi ha pur sempre il pas­saporto italiano. La brutta è che, entro nei prossimi dieci giorni, si attendono tensioni sul fronte della speculazione. Ad animarle sono soprattutto due elementi: politico/giudiziario, il primo; politico/econo­mico, il secondo. Il primo elemento è legato al­la sen­tenza della Corte Costituzionale che il 19 giugno prossi­mo si deve pronunciare se Sil­vio Berlusconi aveva o meno di­ritto al «legittimo impedimen­to», negato dalla Corte d’appel­lo nel processo Mediaset.
I piccoli e medi investitori so­no tentati dallo scommettere che la Consulta si esprima con­tro Berlusconi. Agnostico l’atteggiamento dei più grandi, in­tenzionati a restare alla fine­stra prima di assumere ogni de­cisione. Innanzitutto vogliono vedere quale sarà la reazione del diretto interessato. Eppoi confidano che, qualunque sia la sentenza, verrà meno un elemento di incertezza: viste dall’estero, le pendenze giudizia­rie condizionano pesantemente l’attività parlamentare e di governo.
In tal caso, i più piccoli sono pronti - nei prossimi giorni - a saggiare il terreno e ad iniziare a «vendere Italia»; così da am­mortizzare eventuali perdite qualora anche i grandi investi­tori dovessero iniziare ad alleg­gerire le posizioni in euro «Ma­de in Italy». Che la fiducia non sia ai massimi viene dall’anda­mento dello spread. Resta stabi­le tra i 250 ed i 260 punti: non scende (salvo fenomeni estem­poranei nati in Giappone) e non sale di troppo. Segno che è stata raggiunta una soglia di galleggiamento. Se lo spread è l’indicatore della fiducia,la settimana scorsa si è allargato più per le parole di Draghi (la fine della crisi non è vicina) che per le tensioni giudiziarie.
Qualche osservatore oculato stima che lo spread possa aumentare di una decina di punti­base, o poco più, in caso di sen­tenza non favorevole al Cavalie­re; tale comunque da assorbire ogni risparmio previsto sotto­forma di minore spesa per inve­stimento. Tutti concordano su alcuni elementi: c’è molta liqui­dità in circolazione; le ultime aste di titoli pubblici sono anda­te bene; e non dovrebbero esserci problemi nemmeno mar­tedì, quando verranno messi al­l’asta 7 miliardi di Bot.
Ma la speculazione si muove spesso su regole che poco han­no riferimento ai «fondamentali» economici. Così c’è chi si ap­presta a puntare su uno sche­ma logico che, in caso di con­danna di Berlusconi, si aspetta­no un unico risultato: le dimis­sioni del governo Letta; od il suo indebolimento parlamen­tare, con la conseguenza che non poter mettere in opera le misure annunciate in Parla­mento per favorire la crescita e l’occupazione.
Più complicato, se possibile, il quadro politico/economico a cui guarda la speculazione. L’incertezza sulle misure a favore della crescita, i rischi di conflitti sociali (previsti anche da Giorgio Squinzi), le difficol­tà oggettive a garantire svilup­po e rispetto di un deficit sotto il 3%, la crescita del debito, il ral­lentamento del Pil: sono ingre­di­enti che subito dopo il G8 britannico il governo dovrà amalgamare in un unico cocktail da servire ai contribuenti italiani all’indomani del Consiglio eu­ropeo di fine mese.
La speculazione si attende che Bruxelles non concederà spazi di manovra al governo ita­liano. Per un motivo molto sem­plice: «il nostro deficit è già ol­tre il 3%», prevede Lorenzo Bi­ni Smaghi. L’attuale presiden­te della Snam, prima di aver fat­to parte del board della Bce, era sherpa del ministero dell’Eco­nomia in tutti i negoziati euro­pei.
Se la sua previsione fosse cor­retta, vorrebbe dire che lo spa­zio di manovra del governo per favorire la crescita si ridurreb­be a poche azioni poco incisive e tali da non produrre i risultati attesi. Ed i trader si stanno pre­parando per quel momento, per la somma dei due eventi negativi. Una decina di giorni d’at­tesa. Eppoi, basta un clic sul computer.