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 2013  giugno 09 Domenica calendario

LA CANCELLIERA UBER ALLES E’ LA PIU’ ODIATA D’EUROPA

Christoph Schwennicke lo ha certificato giorni fa dal­le colonne dello Spiegel: Angela Merkel detiene attual­mente il titolo di più odiata d’Euro­pa. La donna con la frusta del rigo­re, colei che im­partisce ordini a destra e a manca dell’Europa, che costringe Grecia e Cipro ad adottare misure estre­me e non del tutto utili, sconta una non benevolenza dei cittadini. Che per larga parte si esprimono e si sfo­gano sui social network. Su Face­book circolano numerose paro­die di frau Angela che nulla hanno a che vedere con le foto paparazzate della Pasqua ita­liana trascorsa a Ischia (con epilo­go polemico di privacy non rispettata). Ma la di­segnano comun­que in maniera non certo affet­tuosa: come un generale polac­co, intenta a dare disposizioni. O come la reincar­nazione di Adolf Hitler con tanto di baffetti diaboli­ci e svastica bene in evidenza al braccio. Oppure nelle vesti di una nuova Wonder Woman che fago­cita l’Eurozona con la scusa di di­fenderla. Mitica la foto che circo­la in rete di due avvoltoi, partiti dal braccio della Cancelliera, che si azzuffano tra loro per chi deve beccare fino a ridurre in brandelli una bandiera greca. Un’altra parodia in chiave fumet­ti­stica la ritrae nei panni di una si­rena, intenta a nuotare in un ma­re di euro e ad ammaliare l’Ulis­se di turno, il vascello del gover­no greco: che, puntualmente, ha «abboccato» alla musica del memorandum. Esilarante una vi­gnetta intitolata «Magna Gre­cia», con la cancelliera che indos­sa un abbigliamento che ricorda l’antica Grecia, con un’ampia tu­nica e corona di alloro, e che rin­grazia il cielo per l’abbuffata (di Grecia) appena fatta.
Insomma, la Merkel è diventa­ta­una star della satira internazio­nale. Una sorta di caricatura vin­tage di un fenomeno attuale e con precisi riverberi politici non solo nel vecchio continente. An­che se la sua Cdu non pare filare con il vento in poppa verso le ele­zioni di settembre (il partito anti euro Alternativa per la Germa­nia la pressa non poco nei comi­zi) e nonostante Forbes l’abbia definita la donna più potente al mondo, la Cancelliera deve af­frontare la realtà di un gradimen­to che scende sempre di più e che abbraccia l’intera Eurozo­na. Fino a diventare parodia: ficcante, determinata e proprio per questo attendibi­le.
A raddoppiare la dose di fiele (in­digesto) per la da­ma di Berlino, ci si è messo anche il premier unghere­se, Urban secon­do cui «Angela Merkel è come Hi­tler, tratta la no­stra Patria come Hitler quando ci invase nel 1944». E proprio mentre l’Ungheria si tro­va sotto esame da parte della Commissione euro­pea di Bruxelles sia per il suo alto debito e deficit (rischia procedure d’infrazione) sia per le ultime modifiche costi­tuzionali. Certo, il secondo il «di­plomatico» Schwennicke, è inu­tile prendere posizione nella di­sputa sul fatto che la sua austeri­tà sia o meno la politica giusta. Perché, osserva sullo Spiegel, co­loro che con fervore definiscono le mosse merkeliane come politi­che di impoverimento europeo hanno ragione, come fa il pre­mio Nobel Paul Krugman dalle colonne del New York Times. Ma forse i consulenti raccomanda­no esattamente questo a frau An­gela.
Per fortuna a consolarci ci pen­sa l­a lectio magistralis di Ian Ker­shaw, lo studioso britannico vin­citore del premio FriulAdria «Il romanzo della storia - secondo cui è indubbio che la politica pro­mossa con determinazione dal­la Germania - sta provocando grave scompiglio, e l’impopolari­tà delle politiche di austerità sta dando vita a un preoccupante deficit democratico in gran par­te d’Europa». Ma esclude un ri­torno a dittature nazionali. Non ci sarà, insomma, un Quarto Rei­ch, rileva ma sicuramente c’è un’ombra di insofferenza nel­l’immaginario collettivo. E non è solo antipolitica tout court.