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 2013  giugno 10 Lunedì calendario

BOLOGNA IN TESTA NEL CREARE VALORE

Il credit crunch, la produzione ai minimi termini, l’impennata dei fallimenti. Se la crisi non concede tregua e dilaga anche al Nord c’è un’Italia che viaggia controvento e crea valore in tempi difficili. Lo rivela una ricerca realizzata da K Finance per Borsa Italiana che ha passato ai raggi X oltre 25mila società di capitali con un fatturato superiore ai 5 milioni di euro. Pmi e imprese più grandi sul territorio, dove Bologna brilla tra le 25 province con il maggiore fatturato, seguita da Brescia, mentre la maglia nera va a Varese e Parma. Ferrara e Chieti sono invece le più promettenti nei territori a minore densità di aziende e di ricavi. Un po’ come succede con i Paesi emergenti, sono loro le migliori dei "Next 10" da tenere d’occhio nei prossimi anni.
Le due classifiche sono il risultato di un mix tra indicatori di bilancio classici e altri ingredienti che misurano la capacità di reazione, come la dimensione, il tasso di crescita, marchi, brevetti, know how e vantaggio competitivo. Il capoluogo emiliano guida la Serie A del fatturato perché più di tutte ha saputo creare valore dal 2009 al 2011. Un risultato, spiega l’amministratore delegato di K Finance Filippo Guicciardi, reso possibile «grazie all’ottima performance delle aziende meccaniche trainate dall’export. In generale, comunque, vince chi sa innovare, punta sull’internazionalizzazione e riesce a ritagliarsi una nicchia di mercato. Prova evidente che sarà proprio la capacità manifatturiera a salvare il nostro Peaese».
Massimo Cavazza, presidente della Piccola industria di Bologna e vicepresidente dei "piccoli" di Confindustria non è sorpreso dal buon voto ottenuto dalla sua città. «La crisi si fa sentire anche qui – ammette –, ma il nostro tessuto produttivo sta cercando di reagire. Nel settore meccanico contiamo oltre 60 associati, dei quali la maggioranza ha meno di 50 dipendenti e abbiamo saputo creare una filiera altamente competitiva, dove l’export, soprattutto in Europa, è ormai la strada obbligata anche per i più piccoli». Un altro asso nella manica è la capacità di fare gioco di squadra. «Nel nostro territorio – spiega Cavazza – c’è una grande volontà di collaborazione. Lo dimostra il fatto che proprio a Bologna è nata la prima rete di imprese». Quella emiliana è però una performance a due facce. Se il capoluogo di regione brilla, la creazione di valore si assottiglia a Reggio Emilia, mentre Parma arranca. «La prima – spiega Guicciardi – paga la forte esposizione del mondo cooperativo al settore dell’edilizia, tra i più colpiti dalla crisi. La seconda continua a risentire della contrazione dei consumi privati che ha toccato per la prima volta anche il settore alimentare».
Brescia e Bergamo, situate in una delle aree più dinamiche del Paese, guadagnano rispettivamente il secondo e quarto posto sulla spinta di alcune Pmi del comparto metalmeccanico, della chimica e della plastica. Il leitmotiv delle esportazioni è confermato dalla performance delle province venete, in particolare nel condizionamento e della refrigerazione industriale, che hanno retto bene alla crisi. Ben quattro province venete (Verona, Padova, Vicenza, Venezia) si trovano infatti nei primi dieci posti della classifica. Prima per fatturato e numero di imprese, a conti fatti Milano deve però accontentarsi della 14esima posizione, a sorpresa subito dopo Torino, dove la crisi è cominciata prima del 2009 e le imprese sono riuscite a recuperare valore. Non è successo invece a Varese, dove la crisi ha colpito al cuore alcuni comparti del settore tessile, che deve accontentarsi dell’ultimo posto.
L’altra classifica sposta il focus sulle dieci province che hanno creato più valore tra le 85 con minore fatturato del campione. Una sorta di "campionato primavera" che conta 718 aziende, pari a circa il 2,3% del fatturato considerato. Qui il primato è ancora emiliano, con Ferrara in testa. Il dato sorprende Roberto Bonora, direttore del l’associazione delle imprese locali: «La situazione – dice – è negativa da molti anni e il terremoto del maggio 2012 ha inferto un altro duro colpo. Ci sono però aziende del settore automotive che viaggiano controccorrente e ci auspichiamo che possano presto agire da traino. Abbiamo poi delle potenzialità e intendiamo coglierle nei prossimi anni». E cita, ad esempio, la realizzazione della prima autostrada regionale dell’Emilia-Romagna, dalla città estense fino alla provincia di Parma «che dovrebbe consentire un’alternativa alla A1 e renderà strategica la provincia di Ferrara per i collegamenti con l’Adriatico». I lavori, assicura, dovrebbero partire tra un paio d’anni. Non solo. Il riscatto passa anche per i «tecnopoli», per portare la ricerca dall’Università alle aziende.
Al secondo posto c’è Chieti, che scommette sulla sua punta di diamante, l’automotive, per fronteggiare i venti contrari. «Due anni fa – spiega il presidente di Unindustria Paolo Primavera – è nato un polo dell’innovazione e quest’anno partità il bando di gara per realizzare un campus, un centro sperimentale di tecnologie innovative». Per la realizzazione la Regione Abruzzo ha già messo in campo circa 33 milioni di euro.
«Anche in tempi difficili – conclude Barba Lunghi, responsabile mercati Pmi per Borsa Italiana – ci sono imprese che contribuiscono a creare valore per il territorio che le ospita, con filiere che possono contribuire a generare occupazione. È a loro che guardiamo come potenziali candidate per il nostro progetto Elite, partito nell’aprile 2012, per accompagnarle in un percorso di crescita. Abbiamo già raggiunto il traguardo di 100 imprese e ci stiamo attrezzando per accogliere 50-60 società all’anno».