Francesca Barbieri, Il Sole 24 Ore 10/06/2013, 10 giugno 2013
LA CRISI «CANCELLA» 300MILA UNDER 25 AGLI OCCHI DEL FISCO
In un anno ne sono spariti 54mila. In tre addirittura 291mila. Sempre più invisibili agli occhi del Fisco, i giovani "tracciati" dall’agenzia delle Entrate sono calati del 15% dall’inizio della crisi, come emerge dal confronto tra le dichiarazioni dei redditi 2012 - riferiti all’anno d’imposta 2011 - e quelle del 2009, relative al 2008. Un esercito sempre più "sfilacciato" che oggi conta 1,7 milioni di contribuenti - secondo le elaborazioni del Centro studi Dagiovani per Il Sole 24 Ore -, appena il 4,1% del totale, residenti al Nord nella metà dei casi.
Domina il segno meno
Nelle denunce presentate nel 2012 il calo è stato del 3%, in recupero rispetto al primo anno di crisi (-10%), ma più alto del trend registrato tra il 2009 e il 2010 (-2%). E sul territorio è tutto un susseguirsi di segni meno, con effetti pesanti in alcune regioni: i flop maggiori in Puglia (-5% in 12 mesi), Sicilia e Calabria. «La diminuzione dei contribuenti tra gli under 25 - spiega Luigi Campiglio, ordinario di politica economica all’Università Cattolica di Milano - è l’altra faccia della medaglia del boom di disoccupati (+21% nel triennio considerato, ndr): la crisi sta lasciando cicatrici permanenti sui percorsi professionali delle nuove generazioni, ma soprattutto tarpa le ali al potenziale di crescita del Paese». Un’emergenza al centro dell’attenzione del Governo che, in vista del vertice Ue di fine mese, sta studiando nuovi sgravi per le aziende che assumono giovani.
Redditi bassi
Per chi ha un impiego, poi, i redditi non sono di certo alti. Gli incassi lordi medi denunciati sono scesi sotto i 6.500 euro nel 2012, quasi 200 in meno, in termini reali, rispetto all’anno precedente, con un gap territoriale che va dagli 8mila euro del Nord Ovest ai 5mila del Mezzogiorno. Le batoste più sonore ancora una volta al Sud (-4,4%), e in particolare in Sardegna e Molise, con perdite intorno al 7%, l’equivalente di oltre 350 euro medi in meno. In percentuale i giovani italiani hanno lasciato sul tappeto il 2,6% del proprio reddito, una flessione ben più elevata di quella incassata da tutti i contribuenti (-0,6%).
«I dati – sottolinea Giovanna Vallanti, docente di economia alla Luiss di Roma - confermano che la crisi ha notevolmente accentuato il processo di segmentazione del mercato del lavoro italiano, che vede da un lato dipendenti in età matura in impieghi stabili e protetti e un numero sempre crescente di ragazzi ricoprire ruoli precari e sottopagati».
Ben il 72% degli under 25 si piazza nella fascia più bassa, quella fino a 10mila euro, e l’83% ha introiti da lavoro dipendente. «Redditi da lavoro così modesti - commenta Egidio Riva, sociologo della Fondazione Ismu -, è chiaro, non consentono alcuna prospettiva di vita autonoma e ingenerano quel senso di precarietà che sta diventando sempre più la cifra distintiva di un’intera generazione. È ipotizzabile che per i giovani gran parte delle attività sia stagionale e che i dati sui redditi delle province del meridione, ma non solo, scontino il fattore "sommerso"».
Province sotto la lente
La riduzione dei contribuenti e dei redditi medi interessa l’intero paese, salvo poche eccezioni. La graduatoria in valore assoluto vede al primo posto Roma, con 96mila giovani, seguita da Milano (83mila), Napoli (66mila) e Torino (55mila). A sorpresa, nella top ten c’è Bolzano (sesta), che, nonostante la taglia small, vanta oltre 39mila contribuenti under 25 e ha il record assoluto per numero di giovani che presentano la dichiarazione dei redditi (7 su di 10, contro una media nazionale di nemmeno 3 su 10), seguita da Trento (50%) e Aosta (46%). In coda si trovano tutte province del Sud, con Napoli maglia nera e solo il 17% di "tracciati" dal Fisco tra i 15 e 24 anni.
La provincia in cui i giovani sono più "ricchi" è Bergamo, con oltre 9mila euro a testa, seguita da altre 3 lombarde, Sondrio, Lecco e Brescia, tutte intorno agli 8.600 euro medi.
In chiave dinamica, infine, solamente undici province hanno registrato un aumento dei giovani "attivi" nel 2011, tra cui L’Aquila, Medio Campidano e Lodi.