Francesco Maesano, Europa 3/6/2013, 3 giugno 2013
CHI È NICOLA MORRA, L’UOMO DI PACE CHE SOSTITUISCE CRIMI
Cita Dossetti, Berlinguer, Aristotele, Sturzo e i filosofi italiani contemporanei. Magari alla rinfusa, ma meglio di niente. Interloquisce dottamente con i colleghi degli altri schieramenti, ma non ama gli avvocati in parlamento (dove vorrebbe vedere più insegnati). Nicola Morra, cinquant’anni tra un mese, è in pole position per sostituire Vito Crimi alla guida dei senatori Cinquestelle. Genovese di nascita, insegnante di storia e filosofia in un liceo di Cosenza, ai compagni del gruppo senatoriale piace senza riserve: è apprezzato sia dai duri e puri che dai dissidenti.
A Palazzo Madama vige un regolamento interno diverso rispetto a quello della camera e, per scegliersi una nuova guida dopo i tre mesi di Vito Crimi, nel gruppo Cinquestelle hanno deciso di non seguire il sistema delle autocandidature. Saranno tutti contro tutti. Ognuno candiderà chi vuole e chi otterrà più voti tra i nomi indicati diventerà il nuovo capogruppo. Il nome dovrebbe arrivare in settimana ma il senatore Morra parla già da capo pattuglia. Intervistato da Mentana al TgLa7, nel confronto con Ugo Sposetti del Pd, ha dichiarato: «Noi siamo la dimostrazione di come si possa far politica con costi bassissimi, i costi della politica non sono quelli della democrazia: quelli della politica sono gonfiati in maniera abnorme per garantire poi degli apparati che pescano consenso» e nonostante le bordate l’ex tesoriere dei Ds insisteva a chiamarlo «il mio amico Nicola».
Mediamente colto ma non dottorale, appassionato ma pacato e con quell’aria a metà tra il costituzionalista e il prof capitano mio capitano. Quando parla lui il presentatore de la Cosa si esalta e i commenti chiedono di mandare solo lui in video. Un talento, tanto che, per ora, a lui non è servito il corso di comunicazione televisiva della Casaleggio&associati. Nella distanza che si sta creando tra il leader che sbraita e la base che capisce sempre meno Morra spicca come una delle poche “colombe” che volteggiano in un’assemblea parlamentare che non vede l’ora di arrivare alla resa dei conti tra pasdaran e dissidenti.