Edoardo Boncinelli, Corriere della Sera 11/06/2013, 11 giugno 2013
EVOLUZIONE E PROTESI. ECCO COME SAREMO TRA CENTOMILA ANNI - L’
uomo è ossessionato da sempre dal desiderio di conoscere il proprio futuro e in questi anni molti si sono applicati a una sorta di gioco mirante a immaginare le caratteristiche del nostro corpo nel futuro. Ora è la volta di due giovani ricercatori della Washington University, un disegnatore, Nickolay Lamm, e un genetista del dipartimento di genetica computazionale, Alan Kwan. Costoro si sono concentrati sui tratti del volto e della testa dei nostri discendenti di 100 mila anni da oggi. Avranno secondo loro una testa più grande, con una fronte più spaziosa, per ospitare un cervello più grande; occhi più grandi, per vedere in condizioni di luce più difficili, quali quelle vigenti su pianeti più lontani dal sole del nostro; palpebre più spesse e/o arcate sopracciliari più marcate per superare le difficoltà della vista nello spazio; narici più ampie per affrontare atmosfere più rarefatte e una pigmentazione più pronunciata della pelle per meglio resistere all’esposizione a varie radiazioni vigenti nel cosmo. Completano il quadro l’uso di lenti a contatto e di protesi auricolari non visibili nella figura.
Che dire di queste previsioni? Innanzitutto che i nostri autori hanno fatto una certa confusione fra gli effetti dell’evoluzione biologica e quelli dell’evoluzione culturale, che pure considerano. Per l’evoluzione biologica 100 mila anni sono probabilmente ancora pochi per poter vedere un effetto di qualche rilevanza, a meno che non ci siano condizioni ambientali molto stringenti, la maggior parte delle quali si possono comunque controllare con interventi di natura tecnologica.
In secondo luogo, anche se loro dichiarano il contrario, hanno tenuto poco conto dell’opera dell’evoluzione culturale, i cui effetti saranno molto probabilmente visibili sia direttamente che indirettamente sul nostro corpo. L’effetto delle protesi artificiali sarà a quell’epoca verosimilmente enorme: apparecchi per potenziare la vista, l’udito, l’equilibrio e, perché no?, le nostre capacità percettive e conoscitive, sono anche troppo prevedibili. Molti di questi saranno utilissimi e il loro effetto potrebbe più che compensare le difficoltà di adattamento a condizioni ambientali avverse. È quasi certo inoltre che per allora avremo messo mano a modifiche, minime o più rilevanti, alla struttura del nostro genoma, con effetti difficilmente prevedibili. Certamente l’estetica sarà un punto dirimente, come i nostri autori fanno opportunamente notare, così che il nostro aspetto non dovrebbe cambiare di molto, se non come effetto secondario di interventi mirati a ottenere risultati di natura più profonda. Perché infine trascurare il resto del corpo, sul quale si sono invece concentrati altri autori?
Il punto fondamentale è comunque se avremo un cervello più grande. È chiaro che su questo punto possiamo fare solo delle illazioni, ma il nostro cervello è già abbastanza grosso per la nostra corporatura. Non è chiaro se averne uno di maggiori dimensioni sarebbe utile o auspicabile. Forse basterà usarlo meglio, molto meglio. Forse i Superman e le Superwoman erano i nostri antenati e noi diventeremo solo più tranquilli e più saggi. O no?
Edoardo Boncinelli