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 2013  giugno 11 Martedì calendario

PRODUZIONE ALIMENTARE, CINA AUTOSUFFICIENTE

Malgrado un appetito da orco, la Cina, come assicurano la Fao e l’Ocse in un rapporto congiunto, resterà autosufficiente dal punto di vista della produzione alimentare per almeno dieci anni.
In 35 anni il paese più popolato del pianeta (1,35 miliardi di abitanti) ha quintuplicato la propria produzione alimentare grazie all’irrigazione e all’impiego di macchine e colture ibride, con sementi più produttive.
L’ex Celeste impero è riuscito così a ridurre drasticamente la malnutrizione: il numero di persone che ne soffre è diminuito di 100 milioni in 25 anni.
Nel 1990 un cinese su cinque era malnutrito, oggi la proporzione è di uno su otto. Nel 1978 i cinesi spendevano il 68% del proprio reddito per nutrirsi, oggi poco più del 40%: dati che sono emblematici dell’arricchimento delle famiglie e del calo dei prezzi.
Il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, parla di «riuscita spettacolare» del settore agricolo cinese, sottolineando che «la produzione agricola aumenta e la sicurezza alimentare migliora». Tanto che il numero di obesi, che secondo l’Ocse rappresentano ormai il 27% della popolazione, è raddoppiato.
Malgrado ciò, la Cina non è affatto tranquilla, dal momento che la sua produzione aumenta meno velocemente dei consumi. Lo scarto è dello 0,3% all’anno e implica maggiori importazioni, soprattutto per nutrire il bestiame (foraggi, cereali come orzo, segale e avena, semi oleaginosi).
Per altri prodotti, invece, la Fao si attende una crescita a due cifre: è il caso dei prodotti lattieri (+38%), dello zucchero, soprattutto di canna (+28%) e della carne da allevamento, in particolare maiali e polli (+15%). Anche i prodotti di acquacoltura, che già rappresentano il 63% della produzione mondiale, conosceranno una espansione sostenuta: 26% in dieci anni. In compenso la produzione di cotone, davanti alla concorrenza dei prodotti indiani a minor costo, arretrerà del 22% e quella di riso, che rappresenta una coltura di base per la Cina, resterà praticamente stabile (+0,3% all’anno). Infine non mancano zone d’ombra, come il calo del numero di contadini (saranno 600 milioni nel 2022 contro gli 844 milioni del 1992), il degrado e l’inquinamento del suolo, l’aumento della desertificazione e le forti pressioni sulle risorse d’acqua, pari a un quarto del totale mondiale.