Antonio Pascale, Il Messaggero 11/6/2013, 11 giugno 2013
SI DA’ FUOCO IN COMUNE E SI GETTA DAL BALCONE
Ieri mattina un uomo di 60 anni, Antonio Formicola, fioraio, si è recato in Comune, a Ercolano. Aveva intenzione di protestare con il sindaco. Motivo? La mancata concessione di un parcheggio davanti al suo negozio. Il sindaco non era in sede e Formicola, pare improvvisamente, e senza una ragione manifesta, ha fatto uscire i presenti dall’ufficio minacciando tutti con un coltello. Poi l’uomo è uscito sul balcone poi si è messo a cavalcioni sulla ringhiera, si è legato a una corda e cosparso di benzina. C’erano vigili urbani e una pattuglia di polizia, hanno capito cosa poteva succedere e tutti hanno tentato di fermarlo. Tuttavia la situazione è precitata velocemente: Formicola si è dato fuoco. L’uomo è caduto, la corda per qualche istante ha retto, sospendendolo a mezz’aria, gli agenti hanno tentato di tirarlo su, poi il fuoco ha spezzato la corda e Formicola è precipitato. In strada un passante è accorso per i primi soccorsi ma è stato colpito in testa da un estintore lanciato da qualcuno al primo piano per estinguere le fiamme - il giovane, di 36 anni, ha riportato un trauma cranico e una lacerazione suturata con trenta punti. Per Formicola, invece, trasportato nel centro Grandi Ustionati dell’ospedale Cardarelli di Napoli, niente da fare. Subito dopo sono iniziate le proteste di un gruppo di commercianti che hanno tentato di entrare nel Palazzo Comune, ci sono state grida: «Assassini, assassini». Qualcuno ha alzato un cartello all’indirizzo del sindaco, poi dopo qualche ora la tensione è scesa. I motivi del gesto di Formicola, almeno quelli dichiarati riguardano, appunto, questo permesso per parcheggiare davanti al suo negozio, permesso che, a detta del nipote, aspettava da due anni, e l’attesa e i dinieghi avrebbero esasperato Formicola - soprattutto perché altri commercianti senza alcun permesso parcheggiavano ogni volta che potevano davanti ai propri negozi. Tuttavia questa autorizzazione pare non fosse concedibile. Qualcuno ha aggiunto altri elementi e cioè che l’esasperazione dell’uomo fosse alimentata da una serie di crediti vantati con l’Amministrazione comunale, ma questa notizia non ha avuto nessuna conferma. Poi fra qualche giorno si avrà modo di capire più cose e analizzare la vicenda con competenze più specifiche. Gesti siffatti, di sicuro, nascondono uno stato di malessere profondo: togliersi la vita per un parcheggio non è una spiegazione che può bastare a se stessa. L’uomo era rimasto vedovo, e chissà se la sofferenza, il lutto, non si siano tramutati in una profonda depressione che lo sappiamo non è solo un umore nero e cupo, ma una vera malattia. Colpisce tuttavia la reazione dei cittadini, almeno di quelli che per qualche ora hanno provato a entrare nel Palazzo comunale. È vero che la vista di un suicido come quello di Formicola accende in noi sentimenti di rabbia, ma è anche vero che da anni il nostro Paese vive su una rabbia permanente, e questa ha generato uno sterile modus vivendi, in ragione del quale siamo portati sia a identificare prontamente un nemico – in questo specifico caso lo Stato, la burocrazia e tutto l’apparato, sindaco e assessori compresi - e a dargli addosso, sia – come avviene nelle dinamiche di guerra - a non farci troppe domande sulle nostre stesse responsabilità. A volte, ogni occasione è buona per alimentare la rabbia. Come il caso Formicola dimostra, in questo momento tutto sembri giri attorno e faccia rima con la dimensione politica e le sue declinazioni: le istituzioni, il palazzo. Ma la politica non è tutto, è una parte del nostro agire civile, di sicuro la politica migliora se si fonda sulla comprensione dei sentimenti delle persone. Se invece di identificare nemici generici e perciò facili da delimitare cambiassimo di tanto in tanto lo sguardo, lo portassimo sulle singole individualità, sui nostri stessi malesseri, sui dolori e le sofferenze, chissà, se lo facessimo con responsabilità, costanza, attenzione, magari potremmo abbassare la nostra dose di rabbia quotidiana e alimentare sia la comprensione degli eventi sia, con essi, il benessere delle nostre comunità d’appartenenza.