VARIE 10/6/2013, 10 giugno 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - L’ARRESTO DI GAETANO MESINA
NUORO - Graziano Mesina è stato arrestato. Il bandito sardo, La ’primula rossa’ protagonista dei più clamorosi sequestri di persona del dopoguerra e famoso per le sue evasioni (22, di cui 10), è stato preso dai carabinieri insieme ad altre 25 persone di varie parti dell’isola. Con il suo arresto sono state smantellate due associazioni che spacciavano droga fra la Sardegna e la penisola. L’inchiesta per il traffico di stupefacenti, coordinata dalla procura distrettuale di Cagliari, era iniziata cinque anni fa. Era in mano a due organizzazioni, Mesina era il capo carismatico della più potente tra queste. Non si limitavano allo spaccio. Avevano e il progetto di rapire il titolare di un’azienda di Oristano, per chiederne il riscatto.
Quando i carabinieri hanno fatto irruzione nella casa di sua sorella Antonia alle 3,30 di mattina, Mesina è rimasto di ghiaccio, ha chiesto il motivo dell’arresto, poi ha mantenuto la calma seguendoli in caserma a Nuoro. "Era come se si aspettasse che saremmo arrivati", hanno spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Nuoro Vincenzo Bono, il tenente colonello Simone Sorrentino, comandante del Reparto operativo provinciale, e il capitano Luigi Mereu, comandante del Nucleo operativo che ha materialmente eseguito l’arresto. Solo dopo l’arresto Mesina ha contattato il suo legale "storico", il penalista nuorese Giannino Guiso, con studio a Milano, già in passato difensore dell’ex primula rossa. L’avvocato Guiso, 70 anni, in passato, ha difeso il leader socialista Bettino Craxi, ma anche il brigatista Renato Curcio e il sindaco socialista di Milano Carlo Tognoli.
Le due organizzazioni. Il traffico degli stupefacenti coinvolgeva due bande: una sarda, guidata da Mesina, e una legata alla ’ndrangheta. L’organizzazione di Mesina aveva anche armi e si occupava anche - hanno riferito i carabinieri - di rapine, furti e sequestri. Capo dell’altra organizzazione sgominata oggi dai carabinieri, con base nel cagliaritano, è ritenuto Gigino Milia, con il quale Mesina ha una amicizia risalente nel tempo (sono stati coimputati e condannati rispettivamente per sequestro di persona e ricettazione il 23 giugno 1978 dal Tribunale di Camerino, hanno sottolineato i carabinieri).
Graziano Mesina e Gigino Milia, fino al 2010, sfruttando le loro conoscenze e il credito riconosciuto loro dagli esponenti della criminalità isolana e della penisola, hanno acquistato grosse partite di droga - eroina, cocaina, marijuana - rivendendole a gruppi minori e persone dediti allo spaccio nelle province di Cagliari, Sassari e Nuoro. In seguito, Mesina ha proseguito le sue attività illecite utilizzando canali autonomi di approvvigionamento.
La doppia vita di Mesina. Conosciuto per le sue numerose evasioni e per il suo ruolo di mediatore nel sequestro del piccolo Farouk Kassam, Graziano Mesina, 71 anni, dopo aver scontato 40 anni di carcere e aver trascorso cinque anni da latitante e 11 agli arresti domiciliari, era tornato libero il 25 novembre 2004, dopo aver ottenuto la grazia dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Da alcuni anni era tornato nella sua Orgosolo, dove aveva avviato l’attività di guida turistica, accompagnando centinaia di persone nelle zone più impervie della Barbagia, luogo delle sue fughe rocambolesche.
Due settimane fa aveva partecipato come ospite a un festival di Gorizia dedicato nell’ultima edizione al banditismo. Domenica 27 maggio, intervistato dal giornalista Pino Scaccia, aveva parlato davanti a oltre seicento persone dei propri trascorsi criminali, raccontando le fughe dal carcere, la latitanza e ripercorrendo le tappe del sequestro Kassam, in cui fece da mediatore. "Porto la gente sui luoghi della mia latitanza, sui monti del Nuorese, ma solo se mi vengono a cercare e me lo chiedono", aveva detto Mesina, che al termine dell’incontro si era concesso per autografi e foto ricordo.
Progetti criminali. La sua banda stava progettando un sequestro di persona. Per diversi mesi dal 2009 al 2010 Mesina e complici programmarono il sequestro dell’imprenditore di Oristano Luigi Russo "e compirono una serie di atti preparatori tra cui almeno due sopralluoghi nell’abitazione del sequestrando". Avevano studiato i sistemi di difesa dell’abitazione dell’imprenditore titolare di un’azienda per la vendita all’ingrosso di abbigliamento e accessori con sede a Santa Giusta. Era stato Francesco Piras ad aver indicato l’obiettivo, e Raimondo Crissantu, a fare i sopralluoghi. Nel corso di una telefonata intercettata due anni dopo tra Giovanni Filindeu - uno degli arrestati - e Mesina si parla esplicitamente della possibilità di "portare via la moglie e i figli" a un "uomo non identificato per costringerlo ad andare in banca a ritirare il contenuto di una cassetta di sicurezza". Era solo un progetto, quindi non scatterà l’accusa di rapimento. Il bandito sardo non è formalmente indagato per sequestro di persona.
Gli altri 25 arresti. Nell’inchiesta sul traffico di stupefacenti fra la Sardegna e la Penisola sono indagate altre 25 persone. Gli arrestati appartenenti all’organizzazione nuorese, tutti di Orgosolo, destinatari della custodia in carcere sono: Raimondo Crissantu, di 43 anni; Salvatore Devias, di 41; Franco Devias, di 25; Giovanni Filindeu, di 35; Giovanni Antonio Musina, di 39; Vincenzo Sini, di 45 (ai domiciliari per un’altro fatto); Francesco Piras, di 58, di Norbello. Questi invece gli arrestati legati all’organizzazione cagliaritana: Gigi Milia, di 66, di Fluminimaggiore; Antonio Mascia, di 57, di Villanovafranca; Guido Brignone, di 61, di Cagliari; Daniele Brignone, di 35, di Cagliari (ai domiciliari). Tra gli arrestati cagliaritani c’è anche l’avvocato Corrado Altea, 62 anni. Il legale pagava lo stupefacente, ma aveva anche il compito di raccogliere informazioni utili all’organizzazione guidata da Mesina e da Gigino Milia.
Coinvolti nel traffico, a vario titolo, ed arrestati anche Pierpaolo Donadio, di 63 anni di Alghero; Lino Giovanni Pira, di 61, di Dorgali; Enrico Fois, di 71, di Cagliari (ai domiciliari); Efisio Mura, di 33, di Cagliari; Luigi Atzori, di 51, di Cagliari (ai domiciliari); Vittorio Denanni, di 47, di Chiaramonti (Sassari); Giuseppe Mesina, di 22, di Orgosolo (ai domiciliari); Aldo Catgiu, di 40, di Orgosolo (ai domiciliari); Franco Pinna, di 41, di Nurri; Raffaele Pinna, di 49, di Nurri; Alessandro Farina, di 30, di Olbia; Luca Buluggiu, di 31, di Ozieri; Giovanni Sanna, di 37, di Ozieri.
L’operazione antidroga. Oltre 300 carabinieri sono stati impegnati per eseguire gli arresti di oggi. Sono interveuti anche i cacciatori di Sardegna di stanza ad Abbasanta e quelli del comando operativo di Nuoro ma anche le unità cinofile della polizia penitenziaria di Macomer che hanno compiuto perquisizioni in tutta l’isola. Da Nuoro, Orgosolo, Olbia e Cagliari.
Il mito del bandito. Noto come una star televisiva dopo la grazia del Presidente della Repubblica Mesina sembrava un uomo tranquillo, che viveva di ricordi da raccontare ai turisti. Detto "Grazianeddu", iniziò la sua carriera di bandito giovanissimo e giovanissimo finì in carcere. Nato il 4 aprile del 1942 ad Orgosolo, penultimo di dieci figli di Pasquale Mesina, pastore, e Caterina Pinna, fu arrestato la prima volta a 14 anni per porto abusivo d’armi. Poco dopo, fuggì compiendo la prima delle evasioni che lo resero celebre. La seconda fuga risale al maggio del 1962, quando durante un trasferimento dal penitenziario di Sassari si lanciò da un treno in corsa. La libertà durò poco: venne catturato dopo un lungo inseguimento. Nello stesso anno realizzò la terza evasione, questa volta dall’ospedale di Nuoro dove era ricoverato. Per sfuggire alla cattura rimase nascosto due giorni e due notti nel cortile dentro un grosso tubo. La quarta evasione di "Grazianeddu" fu quella dal carcere di San Sebastiano di Sassari. Mesina assieme all’ex legionario spagnolo Miguel Atienza si lasciò cadere dal muro di cinta dell’istituto di pena. Da allora rimase nascosto fino al 20 marzo del 1968 quando venne catturato a un posto di blocco da una pattuglia della polizia stradale nei pressi di Orgosolo. Trasferito nella Penisola fece parlare ancora di sè per le sue fughe spericolate. Evase, ancora una volta, dal carcere di Lecce nel 1976 e rimase latitante per quasi un anno.
Dopo essere stato rinchiuso nel penitenziario di Porto Azzurro per scontare l’ergastolo, decise di tenere un comportamento irreprensibile per ottenere il riesame della sua vicenda processuale. Nel 1985 di allontanò dal carcere per una "fuga d’amore" ma venne rintracciato e catturato. La sua leggenda crebbe anche fra le donne e si racconta che spesso si recasse ad Orgosolo per incontri con ragazze innamorate di lui. Nel 1992 rientrò in Sardegna per occuparsi del sequestro del piccolo Farouk Kassam. La vicenda suscitò polemiche in particolare sul ruolo di Mesina nella liberazione del bambino. L’anno successivo venne rinchiuso definitivamente in carcere dopo che furono ritrovate alcune armi in un cascinale di San Marzanotto d’Asti, dove "Grazianeddu" viveva. Finì di nuovo in carcere sostenendo di essere stato "incastrato" e proclamando la sua innocenza. Dopo un lungo periodo di detenzione arrivò la grazia concessa da Ciampi, dopo diversi appelli, il 24 novembre del 2004.
Nell’ottobre del 2009 sarebbe dovuto andare all’"Isola dei famosi", il reality show condotto allora da Simona Ventura. In molti giudicarono inopportuna la sua partecipazione e perciò venne escluso.
(10 giugno 2013)